Il caso

Scandalo Potenza, accuse più leggere per l’ex procuratore Capristo

Massimiliano Scagliarini

Riqualificata in induzione indebita la contestazione all’ex capo di Taranto e Trani: slittano al 18 le richieste della Procura

La modifica dell’ipotesi di accusa da tentata concussione alla (meno grave) induzione indebita consente all’ex procuratore di Taranto e Trani, Carlo Capristo, di chiedere un rito alternativo. Una possibilità di scuola (Capristo potrebbe chiedere l’abbreviato) che però ha indotto il presidente del Tribunale di Potenza, Rosario Baglioni, a rinviare al 18 la requisitoria dell’accusa, che contesta a Capristo di aver fatto pressioni su un’allora giovane pm di Trani, Silvia Curione, per pilotare una inchiesta, ma anche di falso ideologico e truffa aggravata per i bollettini di servizio del suo ex autista. Fatti che a maggio 2020 costarono due mesi di domiciliari all’ormai ex magistrato.

La pm Anna Gloria Piccininni ha dunque riportato l’accusa a Capristo e ai suoi coimputati a quella originaria di induzione indebita aggravata contestata nella misura cautelare, poi riqualificata dal Tribunale del Riesame in tentata concussione: tramite l’ex ispettore Michele Scivittaro (che ha già patteggiato), Capristo avrebbe in sostanza tentato di indurre la Curione a dare corso a un procedimento che interessava ai suoi amici imprenditori Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo (anche loro a processo). La pena massima prevista per l’induzione indebita è più bassa di quella prevista per la concussione. Ma l’accusa ha anche tentato di introdurre una nuova contestazione a carico di Capristo, quella di peculato, perché - durante il dibattimento - sarebbe emerso che l’allora procuratore ha utilizzato indebitamente «le energie lavorative di appartenenti alle forze dell’ordine». Cioè, in altre parole, avrebbe utilizzato Scivittaro per fini privati come ad esempio lavori in villa. Richiesta, quest’ultima, cui si è opposta la difesa di Capristo e che il Tribunale non ha ammesso: la Procura dovrà dunque notificare un nuovo avviso di conclusione e chiedere un altro rinvio a giudizio.

Il processo parte dalla denuncia della Curione: ad aprile 2018, ormai passato a guidare la procura di Taranto, Capristo inviò Scivittaro alla procura di Trani per chiedere alla pm di esercitare l’azione penale nei confronti di un uomo denunciato per usura dai Mancazzo, interessati ad essere riconosciuti come vittime e ottenere i relativi benefici. Pressioni che la Procura di Potenza ritiene indebite, e che Capristo ha sempre negato: l’incontro con la Curione è invece stato confermato da Scivittaro, che disse di essersi recato a Trani «dopo aver chiesto il permesso» di Capristo, e che ha salvato la pensione patteggiando una condanna a 22 mesi.

Essendo improbabile che Capristo chieda l’abbreviato, il 18 dovrebbero essere formulate le richieste di condanna dell’accusa. Poi toccherà alle difese. Questo non è l’unico processo a carico di Capristo, che a Potenza è imputato per corruzione anche nel cosiddetto filone Ilva: Capristo, con l’intermediazione dell’ex avvocato Piero Amara, è accusato di aver piegato la sua funzione agli interessi degli ex vertici del siderurgico di Taranto. Il 27 novembre il Tribunale dovrebbe pronunciarsi sulle questioni preliminari e dichiarare aperto il dibattimento.

E intanto è stata rinviata al 9 novembre per un difetto di notifica l’udienza in Cassazione per decidere sul processo all’ex gip di Trani, Michele Nardi. I giudici (Quarta sezione) devono sciogliere un conflitto di competenza tra Lecce (che ha annullato per incompetenza funzionale la condanna di primo grado) e Potenza. Le due storie hanno un punto in comune, perché proprio gli ipotizzati rapporti tra Nardi e Capristo - secondo la Corte d’appello di Lecce - imponevano che la competenza fosse spostata a Potenza.

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