Sanità

Le diagnosi sul colon dal sangue: collaborazione tra UniSalento e Di Venere per evitare accertamenti invasivi

Alessandra Colucci

Il sangue prelevato viene inviato a Salerno, in uno specifico laboratorio di analisi dove ci sono i macchinari dedicati, per fare la verifica e comparare il risultato della colonscopia con quello dell’esame del sangue

Si chiama «Colon al sicuro», è stato avviato nei giorni scorsi all’ospedale Di Venere di Bari con i primi tre soggetti, è il progetto di ricerca approvato dal Consiglio regionale nel luglio del 2023, con uno stanziamento di 400mila euro ed è aperto, per adesso, a 2000 pazienti con prescrizione di colonscopia, arruolati su base volontaria, ai quali viene effettuato un prelievo di sangue da analizzare e da comparare con gli esiti della colonscopia, così da verificare la precisione diagnostica.

«Sono inciampato su una pietra» ironizza l’assessore regionale al Bilancio Fabiano Amati, promotore dell’iniziativa legislativa. «Tutto è cominciato mentre ci stavamo occupando di genetica al Di Venere, sono entrato in contatto con un il dottor Azzarone, che è un endoscopista, che aveva questa idea insieme al professor Chieppa dell’Università del Salento. Io mi sono fatto dare un report sull’idea e l’ho trasformato in una proposta di legge, che ho depositato in Consiglio regionale e che poi il Consiglio regionale ha approvato».

Il progetto, in sostanza, mira a garantire la precisione diagnostica. «Il sangue occulto nelle feci è un test di primo livello ma è un esame aspecifico, ossia tracce di sangue possono avere una serie di cause, non necessariamente un polipo o un tumore rettale: possono essere emorroidi, ragadi, può essere di tutto – spiega Amati – quindi ogni volta che viene trovato il sangue occulto nelle feci occorre fare un esame che è la colonscopia che è invasivo e per il numero di positivi al sangue occulto nelle feci, ovviamente sono esami che non bastano e unità operative di endoscopia non sufficienti». In sostanza, l’idea è sostituire la rilevazione del sangue occulto nelle feci con l’esame del sangue, che è più semplice e meno invasivo.

Dopo l’approvazione del Consiglio regionale, è arrivata questa dotazione di 400mila euro, che ha permesso l’avvio del progetto della Asl di Bari, con il reparto di Endoscopia del Di Venere, insieme all’Università del Salento. La procedura si snoda così: a chi fa la colonscopia, che naturalmente sono coloro i quali è stata prescritta appropriatamente ovvero ai quali è stato riscontrato il sangue occulto nelle feci, viene chiesto se vogliano partecipare o meno al progetto di ricerca; chi acconsente, subisce il prelievo del sangue periferico dalla stessa «farfalla» installata per la leggera sedazione della colonscopia. Il sangue così prelevato viene inviato a Salerno, in uno specifico laboratorio di analisi dove ci sono i macchinari dedicati, per fare la verifica e comparare il risultato della colonscopia con quello dell’esame del sangue. Se il risultato della colonscopia e quello dell’esame del sangue coincidono, significa che il test è preciso.

Amati si dice «innanzitutto felice per aver aiutato gli altri e magari contento, sotto il profilo privato, di poter dire come Vincenzo Monti a mia figlia e alle persone che mi amano pensa che un nome non oscuro io ti lascio e tal che un giorno (…) ti fia bel vanto il dire: io fui l’amore del cantor di Bassville. E il mio corrispettivo del poema di Bassville consiste nel tentativo continuo di salvare vite».

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