BARI - Curare l’udito di bambini e adolescenti. L’allarme suona a Bari dove sempre più giovani in un’età tra 10 e 20 accusano problemi che possono condurre addirittura alla progressiva perdita del senso. A condurre l’accurata analisi è il professor Nicola Quaranta, ordinario in Otorinolaringoiatria presso l’Università «Aldo Moro», direttore dell’unità operativa complessa di Otorinolaringoiatria universitaria del Policlinico di Bari, attualmente presidente della Società Italiana di Audiologia e Foniatria (Siaf).
«L’Unione Mondiale della Sanità raccomanda la massima attenzione alla possibile perdita dell’udito in età adolescenziale», specifica Quaranta. «Il pensiero immediato può correre alle prime esperienze in discoteca: un luogo nel quale in effetti da sempre si convive con volumi molto oltre il livello della tollerabilità per diverse ore. Ma non è questa la causa più comune ormai. L’uso smisurato della tecnologia ha ampliato la gamma delle possibili cause dei disturbi. I ragazzi trascorrono troppe ora tra smartphone o console e quasi sempre utilizzano cuffie e auricolari: in tal modo, i genitori non riescono a controllare il livello del volume che, però, spesso è eccessivo e, quindi, fortemente dannoso». Due, infatti, sono i fattori di rischio da considerare. «Il primo - analizza Quaranta - è ovviamente l’intensità, il secondo è la durata dell’esposizione al rumore. Pensiamo, quindi, alla musica ascoltata per tante ore con gli auricolari oppure a videogiochi caratterizzati da suoni particolarmente intensi, come ad esempio quelli di guerra. Purtroppo, è un dato di fatto che le nuove generazioni dipendano da alcuni tormentoni di tal genere. E allora, occorre vigilare in modo capillare».
I parametri da considerare sono chiari. «Quando si usano apparecchi elettronici, le soglie di tollerabilità sono sempre indicate», spiega Quaranta. «Se il volume è espresso in percentuale, allora bisogna considerare che dal 70% in su, siamo nettamente oltre il limite. In altri casi, le colonnine assumono vari colori: ecco, se l’indicatore arriva sul rosso, ugualmente stiamo ascoltando oltre una soglia sopportabile. In gergo tecnico, se il volume è inferiore agli 80 decibel, allora è tollerabile per lunghi tratti. Dagli 85 decibel in su, invece, i tempi di esposizione si riducono drasticamente. Troveremo sempre un segnale di riferimento: i produttori stanno attenti a tali particolari proprio per non incorrere in eventuali class action che nascono in corrispondenza dell’insorgere di patologie all’udito».
I dati su una situazione a rischio sono eloquenti. «Tramite i moduli di Google diffusi nelle scuole – afferma Quaranta - emerge che addirittura il 92% dei ragazzi è occasionalmente esposto a volumi oltre soglie, oltre il 50% a volumi tossici, mentre circa il 30% ha avuto fenomeni di acufeni. In tali casi, non si deve esitare nel segnalare immediatamente l’episodio. Perché possono prima emergere “fischi” all’orecchio che danno lievi danni temporanei, ma se la problematica si ripete, nel tempo si può incorrere in un male cronico che diventa definitivo». Come sempre, la prevenzione può aiutare. «Ormai - conclude Quaranta - tutti i neonati sono controllati per l’udito, poi un esame audiometrico è consigliato prima delle scuole elementari e poi all’ingresso alla scuola superiore, ovvero nel pieno dello sviluppo. Tuttavia, essere seguiti sul piano medico non basta: la differenza passa proprio dalla gestione della quotidianità che deve imporre una gestione corretta dell’esposizione ai suoni».