L'editoriale

Il punto del direttore Mazza: «Cura del Creato: l’insegnamento da tramandare»

Mimmo Mazza

Malgrado il Conclave chiamato a eleggere il successore di Papa Francesco sia in netta maggioranza composto da cardinali scelti da Bergoglio, l’esito non appare così scontato

Morto un Papa, se ne fa un altro. La metafora che significa che la morte di un Papa non interrompe il funzionamento della Chiesa cattolica, ma anzi, porta ad un nuovo leader che ne prende le redini, non può banalizzare un passaggio di testimone epocale come fu 12 anni fa con il subentro di Bergoglio nel ruolo di Pietro lasciato da Ratzinger.

Non siamo tutti uguali, né uno vale uno, specie se ci riferiamo al capo della Chiesa Cattolica. Malgrado il Conclave chiamato a eleggere il successore di Papa Francesco sia in netta maggioranza composto da cardinali scelti da Bergoglio, l’esito non appare così scontato, essendo nutritissima la schiera dei sicuri Pontefici usciti Cardinali dopo la riunione del Collegio.

Papa Francesco, poi, aveva tratti distintivi difficilmente imitabili. Jorge Bergoglio è stato il primo Papa sudamericano e il primo gesuita a essere eletto Papa. Molto sobrio e vicino alla gente, guardandolo dal nostro punto di osservazione, ha più volte mostrato attenzione ai temi del lavoro, della dignità dei lavoratori e della tutela dell’ambiente — temi che si sono spesso intrecciati nella vicenda dell'Ilva di Taranto.

In particolare, nel 2018, durante una visita pastorale, era stato auspicato un suo intervento diretto, ma non avvenne, malgrado i precedenti storici rappresentati dalle visite di Paolo VI, che nel 1968 celebrò la messa di Natale nell’allora Italsider, e Giovanni Paolo II. Tuttavia, il Papa ha espresso grande preoccupazione per la situazione dell'acciaieria tarantina: da un lato l'importanza del lavoro per le famiglie locali, dall'altro l'inquinamento che causava gravi danni alla salute e all’ambiente. Nel 2021, Papa Francesco mandò un video messaggio per la Settimana Sociale dei Cattolici Italiani in svolgimento a Taranto, sottolineando ancora una volta che «non ci può essere una transizione ecologica senza una transizione anche del lavoro», riferendosi chiaramente a realtà come l’Ilva. In generale, il Papa ha parlato spesso del dramma delle città industriali inquinate (anche nella sua enciclica Laudato si’), e il caso Ilva è uno degli esempi più drammatici italiani di questo conflitto tra diritto al lavoro e diritto alla salute.

«Non possiamo ignorare il grido della Terra, violentata e ferita in tanti luoghi – disse - né il grido dei poveri, sempre più numerosi». Per Papa Francesco, il dramma ambientale e sanitario di Taranto è stato un richiamo morale fortissimo a cambiare modo di vivere e produrre, mettendo al centro la persona, non il profitto.

Ecco, tra le tante eredità che Papa Francesco ci lascia, il richiamo alla custodia del creato ci appare come una delle più significative dalle quali ripartire per una Chiesa Cattolica sempre più vicina ai bisogni e alle sofferenze dei credenti. Morto un Papa, se ne fa un altro, ma la Chiesa deve restare sempre al centro del villaggio.

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