L'analisi
Ora programmi e idee per disegnare il futuro delle città
Apparecchiate le liste elettorali e messi in ordine i simboli di partito, può finalmente partire la campagna elettorale per le europee e le amministrative dei prossimi 8 e 9 giugno
Apparecchiate le liste elettorali e messi in ordine i simboli di partito, può finalmente partire la campagna elettorale per le europee e le amministrative dei prossimi 8 e 9 giugno.
Non che finora non ci sia stata campagna elettorale, anzi. Ma abbiamo il desiderio – chissà se realizzabile – che all'infinita serie di riunioni, annunci, slogan sulla scelta di questo o quel candidato, spesso con retromarcia pronta per essere inserita, si sostituisca un ragionamento, meglio se più di uno, sul futuro che verrà.
A Bari, dove si voterà per eleggere il successore di Antonio Decaro, finora il dibattito pare aver riguardato più il passato – che non cambia nessuno, meglio risparmiare energie – che il domani. Certo, venti anni di amministrazione Decaro-Emiliano non possono finire in archivio senza un bilancio. La città non è più quella del 2004, molto è stato fatto per migliorare la qualità di chi ci vive o di chi ci lavora, ma tanto ancora deve essere fatto per darle quella dimensione europea finora generata più dalle lingue parlate da chi visita – in assoluta sicurezza - Bari vecchia che da infrastrutture e servizi all’altezza.
Non ci aspettiamo un confronto serrato sui programmi e i progetti per la Bari che sarà, considerato il numero di coniatori di slogan e di meme in servizio permanente effettivo, ma sarebbe bello poter avere dai candidati a sindaco risposte chiare, e verificabili a posteriori, sul caro-casa, sui parcheggi che non ci sono e sulla raccolta dei rifiuti. Non, insomma, un impegno solenne per ripristinare la pace nel mondo ma una proposta lineare su come, ad esempio, fare di Bari una città economicamente alla portata per studenti e lavoratori fuori sede, ora spesso costretti ad andare altrove per gli affitti «milanesi» praticati non solo nel murattiano.
Analogo discorso vale per Lecce, la capitale del Salento chiamata a scegliere tra l’uscente Carlo Salvemini e l’ex uscente Adriana Poli Bortone. A Lecce i ricordi – recenti e passati - rischiano di appannare la prospettiva eppure c’è tanto bisogno di futuro per una città che fatti i conti con la propria storia, deve seguire la sua vocazione di città d’arte e turistica ma anche di polo culturale e commerciale, indrizzando ogni sforzo in quella direzione. Il punto di partenza è buono, va riconosciuto alla luce degli enormi passi in avanti fatti dal capoluogo salentino negli ultimi 25 anni, spetterà ai candidati dimostrare di meritare il voto per il programma, le idee e la squadra di governo, intercettando desideri e bisogni.
Torneranno al voto anche i potentini, reduci dalla consultazione per le regionali i cui esiti si sono già fatti sentire in sede di definizione del perimetro delle coalizioni e di scelta dei candidati. L’affluenza alle regionali lucane è stata bassa, vedremo se il voto amministrativo attirerà più gente alle urne.
L’affluenza sarà a Bari un termometro utile a misurare se arresti e inchieste che hanno scandito gli ultimi due mesi, hanno gonfiato il vento dell’antipolitica e dunque dell’astensionismo o se invece hanno stimolato gli elettori a compiere uno dei loro principali doveri civici, eleggere chi ci governa.
C’è chi sostiene che la rivoluzione si fa in cabina elettorale, con la matita in mano. Basterebbe meno, in realtà: un buon governo, onesto, capace e lungimirante. Per le rivoluzioni c’è sempre tempo.