Il punto
Solida, rigorosa e preparata ma il mestiere di premier è particolarmente usurante
Le domande non fatte: il dossier Ilva, la fuga dei giovani dal Sud, i vuoti negli organici di medici e infermieri negli ospedali
Solida, rigorosa, preparata. Senza le distorsioni delle lenti della propaganda, così è apparsa Giorgia Meloni ieri nelle tre ore di confronto con i giornalisti nella tradizionale conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio. Ha risposto – da par suo, ovviamente – a tutte le domande, anche a quelle scomode sul caso Pozzollo (il deputato di Fdi presentatosi armato di pistola al veglione di Capodanno) e sull’inchiesta sugli appalti Anas (che ha fatto finire ai domiciliari Verdini junior, fratello della fidanzata del vicepremier Salvini). E ha avuto la fortuna – chiamiamola così – di non essere interpellata su dossier spinosi come quello dell’Ilva di Taranto, giunto sull’orlo di un burrone; di non dover spiegare come il Governo intende affrontare le disparità territoriali che stanno svuotando il nostro Sud di giovani; di non essere chiamata a rivelare quali interventi saranno effettuati in ambito sanitario per convincere la popolazione a vaccinarsi contro il Covid e contro l’influenza, cancellando quel liberi tutti di impronta vagamente no vax che aleggia dall’insediamento del suo governo, e sempre sul fronte della salute come si intende concretamente arginare la desertificazione negli ospedali meridionali, con organici sempre più striminziti.
Certo, tra il dire e il fare, anche nel caso della premier a volte si intravede il mare, come quando esclude che il suo gruppo di militanti sia andato a occupare le caselle del potere come avveniva in passato ma a dirla per intero fino a quando leggi e norme consentono l’occupazione di seggiole e poltrone in nome solo dell’appartenenza, c’è poco di che adontarsi, né tantomeno per reclamare la diversità.
La conferenza stampa di ieri ha plasticamente dimostrato che il centrodestra italiano, oggi come oggi, non può fare a meno di una leader come Giorgia Meloni, capace di dare la linea a 360 gradi, nel rispetto dei partner di governo ma anche nella consapevolezza del ruolo ricoperto, di assumersi le responsabilità e anche, se non soprattutto, di richiamare la forza del mandato ricevuto direttamente dagli elettori ai quali non esclude di rivolgersi in vista delle prossime Europee, felice, come ha dichiarato di essere, quando raccoglie consensi sulla sua persona.
Certo, i rischi per Meloni non mancano. I successi alle Europee negli ultimi 10 anni non hanno portato particolarmente bene a chi li ha ottenuti (Renzi sfiorò il 41% nel 2004, Salvini cinque anni dopo prese il 34%) e la professione di premier – come dice alla madre il futuro Re Carlo nella fiction The Crown sui reali inglesi, facendo riferimento a Blair – particolarmente usurante. Specie se, proprio come sta avvenendo a Giorgia Meloni nelle ultime settimane, bisogna impiegare parte del già poco tempo a disposizione, per rimediare agli sfondoni di militanti e alleati. Ma ieri la presidente del consiglio ha dato una plastica dimostrazione di forza, sfidando tutto e tutti, l’opposizione in particolare ma anche certi traballanti poteri forti, a sottolineare la sua centralità, anzi la sua imprescindibilità, nell’odierno panorama politico italiano. Ben conscia che il momento della prova dei fatti non tarderà ad arrivare anche per lei.