L'editoriale
San Nicola, il santo globale prima della Globalizzazione
Il patrono di Bari è ovunque, dalla chiesetta greco-ortodossa travolta dal crollo delle Torri Gemelle e ormai ricostruita, fino alle leggende di Santa Claus, e oltre
San Nicola è anche la memoria dei volti. Eravamo con lei o con lui a guardare i fuochi, quell’anno lì, no no, scusa, era l’anno prima... Dove? «Sulla terrazza di», ndèrre-’ndèrre, ’ngann’a màre, cielo terra acqua. E con i bambini, sulla barca protesi verso la Caravella, quale San Nicola era? I bambini, già, ti ricordi la paura dei botti sparati per sbaglio a mezzogiorno ad altezza di persona in pieno giorno? C’era Grazia, c’era Pasquale, c’era papà, c’eri tu.
San Nicola è ovunque – lo sappiamo e non ci stanchiamo di scriverlo - dalla chiesetta greco-ortodossa di Manhattan travolta dal crollo delle Torri Gemelle e ormai ricostruita, fino alle leggende natalizie nordiche di Santa Claus, e oltre. È venerato in Armenia, Africa, Australia, Giappone, nonché in Russia e in Ucraina, grazie alla Leggenda di Kiev sulla traslazione illuminata dagli studi di padre Gerardo Cioffari. Però al contempo San Nicola non smette di essere una «questione privata» della comunità che ne custodisce le reliquie e la cui fantasia ha concepito «la festa dei baresi» del 9 maggio, una sorta di «esclusiva» del Patrono a suggello della sagra per tutti.
Così, almeno per un giorno, può trovare finalmente riposo il viandante instancabile e scuro di pelle, il Sanda Necole ggnore della statua nella cappella di fronte al porto. Il Nostro è famoso per il carattere ardente e la burbera generosità: è «amante dei forestieri», ma anche dei bambini, degli operai, delle giovani donne, dei deboli, dei soccombenti, dei carcerati, dei naviganti... Un Santo globale molto prima della globalizzazione. Nel ricordare le Feste del passato il barese «riporta a casa» San Nicola, tra i lari del tempo perduto, come in certe albe di libeccio quando il sagrato della Basilica sembra ripiombare nel Medioevo e l’ultimo dei sessantadue marinai svicola verso un caffè, verso il giorno.
San Nicola è il nostro Oriente, è la leggenda che si concreta in una città, è il Mediterraneo... «Il mare unisce, i monti dividono», scrisse lo storico Fernand Braudel. Dopo il Covid, l’anno scorso la Festa di Maggio è tornata sullo sfondo dell’invasione russa dell’Ucraina, un sopruso che ha travolto e insanguinato fra le altre la città di Mykolaïv-Nicolaev (il nome è nicolaiano), vicino a Cherson. Tra un’immagine e l’altra di chi guardava il corteo storico un maggio di tanti anni fa e di chi ci sarà in questi giorni, eccola, la parola «Pace», senza retorica e senza che significhi resa alla prepotenza.