Icaro
Parla Rosanna Gaeta: dialoghi tra guerra e pace
Umanità è la parola che Rosanna Gaeta pronuncia per prima, all’inizio di questa intervista
Umanità è la parola che Rosanna Gaeta pronuncia per prima, all’inizio di questa intervista. È anche il tema di quest’anno de I Dialoghi di Trani, manifestazione arrivata alla sua XXIV edizione, che si terrà dal 12 settembre al 2 ottobre. Un appuntamento ormai consueto e atteso dai moltissimi fedeli frequentatori della kermesse che anima le serate del nord barese.
Il tema di quest’anno è impegnativo e quanto mai attuale.
«Annunciamo il tema di anno in anno, alla fine di ogni edizione comunichiamo quale sarà quello dell’anno successivo. Quindi, quando abbiamo comunicato che “umanità” sarebbe stato il tema del 2025, non sapevamo ancora quanto sarebbe stato attuale. E, purtroppo, tanto umanità quanto il suo contrario, disumanità, sono argomenti tragicamente contingenti. All’epoca già c’erano tutti i presupposti per parlarne, adesso diventa imprescindibile visto ciò che sta accadendo: le guerre che ci coinvolgono tutti, e le trasformazioni profonde che viviamo, soprattutto i progressi scientifici e le possibilità incredibili rispetto al nostro futuro, e mi riferisco in particolare all’intelligenza artificiale. Avevamo pensato anche alle disuguaglianze nel mondo, sempre più forti, all’intolleranza, all’odio, senza immaginare dove ci saremmo trovati quest’anno, e ovviamente, purtroppo, ciò che sta accadendo a Gaza in tutto questo è centrale. Per questo abbiamo già fatto già degli incontri, nei mesi precedenti, con alcuni autori palestinesi».
Avete precorso i tempi senza saperlo.
«Sì. Però l’urgenza incredibile di questa parola, così come è diventata in questi giorni, non ce la potevamo immaginare. Ci era già capitato di precorrere i tempi, ma non pensavamo che il senso proprio dell’umanità si perdesse, ora, completamente».
Ci può dare qualche anticipazione su questa edizione?
«Tra gli incontri incentrati sulla situazione attuale citerei quello del 25 settembre con il generale Fabio Mini, autore del saggio “La Nato in guerra”, che dialoga con Brando Benifei, in collegamento, e Giovanna Botteri. Su temi più o meno affini, ci sono altri due dialoghi che segnalo volentieri. Il giorno 26 è prevista la presenza di Roberta de Monticelli, filosofa, in dialogo con la giurista Chantal Meloni, che ha scritto un libro sulla corte penale internazionale: Giustizia universale? Tra gli Stati e la Corte penale internazionale: bilancio di una promessa. Entrambe si confronteranno con Giorgio Zanchini e Piero Dorfles sul tema delle guerre e, in particolare, su quello che sta accadendo in Palestina; dovrebbe intervenire da remoto, se riesce a farlo in base ai suoi precedenti impegni, anche Francesca Albanese. Il 28 settembre, invece, c’è il dialogo tra la islamologa Renata Pepicelli e Marina Lalovic di Radio 3 Mondo, che parleranno di Oriente e di Occidente con Simona Maggiorelli.
«Quest’anno converseremo diffusamente anche di salute, con una sezione scientifica molto ricca e, a questo proposito, il 26 settembre Andrea Crisanti dialogherà del suo testo Reazione genetica a catena con Giorgio Zanchini. Tra gli ospiti che non avevamo ancora annunciato, inoltre, il 27 ci sarà Rosy Bindi che, insieme a Nino Cartabellotta, Antonio Giordano e Pietro Del Soldà, parlerà dei progressi della scienza a fronte di un servizio sanitario nazionale che, se funziona male, può vanificarli creando una situazione in cui le nuove scoperte e terapie non raggiungono efficacemente chi ne ha bisogno. Questo porta a disuguaglianze nell’accesso alle cure e a una perdita di fiducia nel sistema sanitario».
Altre novità importanti di questa edizione?
«Ce ne sono diverse, ne cito tre in particolare. La prima, a cui tengo molto, è il coinvolgimento diretto delle nuove generazioni. Quest’anno i Dialoghi hanno avviato un percorso con le scuole, portando il confronto culturale e sociale direttamente tra i banchi con una serie di incontri pensati per dialogare con le ragazze e con i ragazzi. Ci saranno degli appuntamenti dedicati a temi attuali: identità, bullismo, pregiudizi, salute mentale, memoria e cittadinanza attiva. Un’occasione per ascoltare, per riflettere e partecipare. È la prima volta che il progetto entra direttamente nelle scuole con un programma strutturato rivolto agli studenti. Domenica 28, poi, si registrerà a Trani una puntata de “La lingua batte”, trasmissione radiofonica della domenica di Radio 3, durante la quale Paolo Di Paolo intervisterà alcuni degli ospiti dei Dialoghi. Quest’anno, inoltre, la fondazione Paolo Grassi ha curato un momento musicale e il 21 settembre ci sarà un concerto a Palazzo Beltrani».
Secondo lei la letteratura, la cultura, possono smuovere il mondo e le coscienze di chi sceglie di perpetrare la disumanità?
«Credo proprio di sì. Lo pensavo e continuo a pensarlo, anche se molti intellettuali si sono ricreduti su questo. Ritengo che la cultura possa produrre messaggi potenti, smuovere le coscienze, però le coscienze di chi una coscienza ce l’ha, e qui siamo di fronte a tante persone che, invece, pare che questa coscienza non ce l’abbiano più, o non l’abbiano mai avuta».