il pensiero

I poeti salveranno l’Europa

Giovanni Dotoli

Si parla solo di Europa politica, commerciale e talvolta agricola. Rari sono gli storici che parlano di Repubblica Europea della Cultura, ancor meno delle Lettere

Si parla solo di Europa politica, commerciale e talvolta agricola. Rari sono gli storici che parlano di Repubblica Europea della Cultura, ancor meno delle Lettere. Ma tante lingue, tanti autori, tante diversità sono una ricchezza unificatrice. La parola europea è una grande avventura, una meravigliosa storia di scrittura e immaginazione. Così, l’Europa appare come un grande “spazio letterario” di ordine poetico. Nel suo spazio, i movimenti sono lenti – si veda Walter Benjamin – ma sempre costanti. Siamo di fronte a una lunga durata della poesia europea, con una forte continuità ideale. Assistiamo contemporaneamente a permanenze e rotture, il che è normale, ma sempre sotto il segno dell’unità e di un dialogo molto ricco.

Questa unità è un tesoro inesauribile. Scopriamo forme varie del discorso poetico, una cultura in dialogo costante, generi mutevoli, ma che non lasciano mai le comuni linee essenziali. Dal sonetto alla cantata, dalla ballata all’elegia, dalla canzone all’ode, dalla poesia in libertà alla poesia classica, dalla poesia lirica alla poesia impegnata, si rivela una forte unità essenziale.

La poesia europea è un gigantesco corpus della parola dei suoi cittadini, la forma plurima del loro universale, il romanzo affascinante delle loro visioni e delle loro mentalità.  Si tratta di un sistema di linguaggio e di lingue da studiare e amare senza privilegiare nessun metodo, in una multidisciplinarietà che ne è la connotazione centrale. Via via, si individua una topografia della poesia europea, dal particolare all’universale e dall’universale al particolare. Le analogie sono una categoria comune. È una cartografia policentrica e onnicomprensiva. La continuità si evidenzia nella somiglianza delle opere, e degli stili che dialogano molto più di quanto emerga a prima vista. Si rivela allora un immaginario collettivo europeo, nella percezione di un’affinità e di una continuità. Momenti dispersi trovano il loro corso comune. La coesione è più forte della dispersione. Da San Pietroburgo a Londra, da Parigi a Roma, da Napoli a Madrid, da Palermo a Praga, da Vilnius ad Atene, emerge il crocevia della poesia europea. Centri e periferie si uniscono.

Le permanenze sono più forti delle differenze. L’interpretazione unitaria, se vogliamo comparativa, rivela genealogie, sistemi, avanguardie inaspettate che si sovrappongono in ogni periodo. Alcuni esempi: umanesimo, barocco, espressionismo, futurismo, surrealismo, Dada, in un sistema unitario di versificazione. La lunga durata alla Fernand Braudel ci indica le strade da seguire, secondo una genealogia che conduce a visioni durature. Le trasformazioni e gli orizzonti del tempo ci aprono il tesoro della poesia del Vecchio Continente, basato su un corpus europeo. Le epoche non sono necessariamente unitarie, ma piuttosto plurali, sotto il segno della stessa sfera estetica. 

Pur con discrepanze comprensibili – le quali fanno parte dell’essere umano –, ritroviamo ovunque la stessa forma linguistica e gli stessi temi. Cioè l’unità della parola europea e quindi della vera Europa. È il senso del programma della mia Revue européenne de recherches sur la poésie, che ho creato a Parigi nel 2015, presso l’editore Classiques Garnier, situato simbolicamente in rue de la Sorbonne .

Largo all’unità della poesia europea. Se governassero i poeti, non ci sarebbero mai guerre.

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