Lettera del Procuratore

«Norman Atlantic, il ritardo non è colpa dei magistrati»

Il capo dell'ufficio inquirente scrive alla Gazzetta e interviene sulla vicenda del relitto ormeggiato da anni nel porto di Bari

di GIUSEPPE VOLPE*

Egregio Direttore, devo necessariamente intervenire per correggere alcune inesatte informazioni che stanno passando sui social, sui media e, da ultimo, sul quotidiano da Lei diretto a proposito del ritardo accumulato nello spostamento del relitto della Norman Atlantic.

Leggo infatti sulla Gazzetta di ieri, pagina di cronaca di Bari, in prima, che il professor Federico Pirro plaude, ad essi associandosi, ai millecinquecento cittadini che «bene hanno fatto... a sottoscrivere la richiesta rivolta alla Magistratura di consentire nel porto di Bari l’ ormai indifferibile spostamento del traghetto Norman Atlantic».

In settima di cronaca il pezzo prosegue sotto il titolo, espresso in caratteri tipografici di particolare evidenza «I magistrati facciano liberare quel molo». Passa così il messaggio, non corretto, che il ritardo sia imputabile alla Procura della Repubblica e che dipenderebbe da essa lo spostamento causa di tanti danni all’economia ed al normale traffico portuale.

Questa Procura invece sin dalla primavera del 2017, dopo la conclusione dell’incidente probatorio, si è espressa favorevolmente in merito alla proposta di ormeggiare il relitto ad altra banchina non operativa del porto di Bari.

In tale prospettiva, già prima dell’estate scorsa la Procura di Bari autorizzava il trasferimento, a fronte della richiesta dell’Autorità Portuale di spostare il relitto, sì da liberare l’attuale banchina operativa per adibirla ai transiti delle navi da crociera o traghetti. Nell’autorizzazione si evidenziava la necessità che lo spostamento avvenisse con il rispetto delle esigenze di sicurezza e in assenza di ulteriori costi a carico dello Stato. Le parti interessate si attivavano per definire il luogo di trasferimento e le operazioni tecniche per realizzare lo spostamento. L’Autorità Portuale individuava altra banchina non operativa e realizzava i lavori per adeguarla alle esigenze tecniche dell’ormeggio.

Venivano evidenziate diverse problematiche attinenti la sicurezza della navigazione all’interno del Porto, per effetto della ipotizzata diversa allocazione del relitto.

Nella situazione di stallo verificatasi, questa Procura ha convocato, su richiesta dell’Autorità Portuale ed allo scopo di sollecitare l’esecuzione di quanto già da tempo disposto, una riunione presso gli Uffici Giudiziari per tentare di risolvere le problematiche evidenziate dai soggetti coinvolti nel trasferimento del relitto. All’esito della riunione si decideva di richiedere nuovamente, tramite la Capitaneria di Porto di Bari (soggetto responsabile della sicurezza nell’area portuale) al RINA di Bari (soggetto deputato ad esprimere un parere tecnico e indicare le prescrizioni sulla sicurezza della navigazione) le prescrizioni idonee ad assicurare che le operazioni di trasferimento e la nuova allocazione del relitto rispettino gli standard di sicurezza della navigazione nel porto di Bari.

Non può dunque addebitarsi al mio Ufficio il ritardo innegabilmente registrato.

Devo, anzi, a beneficio dei due sostituti procuratori che hanno condotto le indagini insieme alla Capitaneria di Porto, rimarcare la rapidità con la quale l’inchiesta è stata condotta (essa è ormai conclusa). Sono alcune decine gli imputati, ciascuno chiamato a rispondere di profili diversi di colpa all’esito di un incidente probatorio estremamente complesso, che ha potuto svolgersi dopo le necessariamente lunghe e complicate operazioni di smassamento a bordo del relitto ove gli automezzi risultavano accartocciati sotto ponti pericolanti. Il tutto si è svolto nel rispetto delle norme di sicurezza, mentre lo smaltimento dei rifiuti avveniva con perfetta osservanza delle normative di settore.

La rapidità (da intendere in relazione alla enorme serie di difficoltà presentate dal caso) si manifestò sin dai primi momenti quando, a solo poche ore dal drammatico naufragio, si ottenne l’esecuzione, in rogatoria dall’autorità giudiziaria albanese, del sequestro probatorio del relitto, mentre già esso era oggetto di tentativi di recupero da parte di rimorchiatori stranieri. Fu quindi possibile, garantendo la vigilanza con ordini impartiti dalla Procura al Comandante dell’incrociatore della Marina militare intervenuto, preservare il relitto fino all’arrivo dei rimorchiatori che lo trainarono a Brindisi ancora fumante e, successivamente, a Bari.

Né deve dimenticarsi che i magistrati della Procura si sono dovuti recare più volte a L’Aia per intervenire presso Eurojust a riunioni di coordinamento con l’autorità giudiziaria ellenica, allo scopo di dirimere il conflitto di giurisdizione tra i due Paesi. È stato dunque svolto un lavoro di estrema complessità nei tempi più rapidi consentiti dalla complicata fattispecie.
Molto cordialmente.

*Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari

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