L'intervista per il romanzo

«Nei silenzi di Chopin c'è il ritmo della vita. Fratello di Leopardi con pulsioni gay»

Sul matrimonio di Vendola: «Io non lo farei mai, ma sostengo anche a livello di comunicazione sociale quanto ha fatto l’ex governatore pugliese»

ALBERTO SELVAGGI

Metti una casalinga di Bitetto o di Voghera che si ritrova Alfredo Signorini, apologeta del Grande Fratello Vip, esteta della frivolezza, scavare nell’epistolario di Chopin, firmare una biografia dietro le quinte, presentando il suo romanzo, Ciò che non muore mai (Mondadori, pagg. 261, euro 18), seduto alla tastiera. «Lo choc lo capisco, ma è legato all’apparenza - sorride il direttore di Chi -. Non avrei mai immaginato di occuparmi di gossip. Musica, scrittura, solitudine sono sempre stati la mia vita. Ho studiato pianoforte dai 15 ai 25 anni e considero Chopin un fratello».

Interiorità, spasmo d’infinito, silenzi e melanconia, tu, Alfonso Signorini?
«Sì io. Ho sempre sofferto di una tristezza con la quale convivo. I silenzi di Chopin sono i miei, come le corone sparse nella notazione che fanno il climax romantico di questo musicista».

Fa specie che parli di romanticismo proprio tu che non ti sei innamorato manco una volta nella vita.
«Eh eh, non lo nego. Tuttavia ho una visione romantica della vita. E magari troppo alta dell’amore, in soggettiva».

Come dire che non approvi Nichi Vendola, coniugatosi giorni fa tra lacrime e fiori a Rivalta con Ed, poppante appresso.
«Io non lo farei mai, ma sostengo anche a livello di comunicazione sociale quanto ha fatto l’ex governatore pugliese. Eviterei il matrimonio pure se fossi etero: sono single, convivere con un solo uomo per sempre mi è impossibile».

Anche la vita del polacco tisico era un’anomalia. Retta da un reticolo di fragilità modernissima.
«Perciò mi rispecchio nell’attualità chopiniana. L’interiorità, la delicatezza nell’era del dominio degli Strauss, dell’impeto costrittivo mascolino».

Per non parlare della scuola pianistica dell’asceta donnaiolo antisemita Liszt, tanto per menarla sul gossip.
«Le fobie, le nevrosi di Fryderyk che sento vicine».

L’esordio della famiglia allargata, e a ruoli invertiti, nella liaison con George Sand, femmina in calzoni che fumava il sigaro, derisa nelle vignette, perfino.
«Ennesimo aspetto che portava Chopin ai margini della società, con quell’anima quasi femminile, incline al tremito, tutta violette».

Insomma, Alfonso, stiamo parlando praticamente di una checca.
«Beh, è tutto nei documenti che ho studiato per tre anni e mezzo; è in Ciò che non muore mai, il libro più faticoso della mia carriera. Chopin si rivolge a più riprese all’eterno amico Tytus Woyciechowski: desidero le tue labbra, mi mancano le tue braccia, i baci, stretto al tuo petto».

Tanto non hanno postato un video su Youporn, per cui non puoi pubblicare i fotogrammi su «Chi».
«Non c’erano neanche i videofonini e WhatsApp, se è per questo: ma le lettere sì».

E a questo punto viene in mente Leopardi, secondo eroe del romanticismo: come Chopin in predicato, secondo studi recenti, di entrare nel novero degli omo e dei bisex.
«È un’associazione perfetta. Li vedo riflessi uno nell’altro anch’io, gemelli. Perfino negli autografi, pieni di cancellature, di tormenti: graficamente identici. Ricordo per esempio quando Chopin parla del Lacrimosa nel Requiem di Mozart, che lo rapiva completamente...».

I «Lacrimosa» di tutti i «Requiem» sono il culmine struggente delle partiture, se ci pensi.
«Dio, quanto è vero, è una roba da impazzire, una roba da piangere... Chopin era la tappa obbligata della mia esistenza. Non per nulla, dopo la lunga malattia che ho superato, l’ho ritrovato».

L’hai messo in prosa musicale, mi sembra. Cioè, raccontandolo hai cercato di versare su pagina le stille umorali che lui lasciava scorrere sulla tastiera.
«Mi stupisce che qualcuno abbia colto questo: era precisamente il mio intento. Suonare Chopin scrivendo. Sono felice della tua intuizione, ma dubito possa essere percepita dai lettori del libro».

Inoltre lo schema narrativo richiama le scene di un film.
«Mi sono appena incontrato con il presidente della Titanus. Vuole i diritti del romanzo, lungometraggio o fiction».

Marina (Berlusconi) sarà contenta.
«Lei ha voluto questo progetto, l’insegnante di piano dei suoi figli è il mio. Adora Chopin. E se non vendiamo - ha detto -, chi se ne frega».

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