Nuovo conflitto

Legge sulla partecipazione il Governo va alla Consulta

MASSIMILIANO SCAGLIARINI
BARI - Palazzo Chigi impugna davanti alla Consulta la legge pugliese sulla Partecipazione, obiettando che la Regione non può aprire una consultazione pubblica sulle grandi opere di interesse nazionale in cui la competenza è statale. Una decisione, quella del Consiglio dei ministri, che nonostante le parole al miele affidate ieri da Michele Emiliano alla «Gazzetta» su Paolo Gentiloni, rischia di diventare oggi il caso politico dell’inaugurazione della Fiera del Levante, dove il premier e il presidente pugliese si ritroveranno fianco a fianco.

E questo non tanto perché il padiglione della Regione in Fiera quest’anno è dedicato proprio alla legge sulla Partecipazione, tanto da essere stato ristrutturato per diventare la «casa» delle consultazioni pubbliche sulle future leggi. Ma quanto per le implicazioni «politiche» dell’impugnativa, che si concentra su un unico articolo, il numero 7, quello che disciplina il dibattito pubblico sulle grandi opere: un tentativo di Emiliano di coinvolgere i cittadini su opere come la Tap e le trivellazioni. Ecco perché il presidente della Regione dice ora che «andremo a difenderci davanti alla Corte Costituzionale». «Per rassicurare il governo che non saremmo intervenuti su opere in cui non abbiamo competenza - dice - avevo assunto l’impegno formale a modificare la nostra normativa. Ma non è bastato».

Dallo staff del presidente fanno notare come il dibattito pubblico sulle grandi opere riguardi solo i progetti in cui la Puglia è chiamata, a sua volta, a esprimere un parere in sede ministeriale. E, aggiungono, identico meccanismo è previsto da anni in un’altra legge regionale, quella della Toscana: non a caso mercoledì in Fiera è previsto proprio un dibattito tra Emiliano e il collega Enrico Rossi. Tuttavia, secondo Palazzo Chigi, quel sistema di partecipazione pubblica è una duplicazione di quello già previsto con le ultime modifiche al Testo unico dell’ambiente: l’«inchiesta pubblica», che viene indetta su richiesta del Consiglio regionale, dei Consigli comunali o di associazioni che raggruppino almeno 50mila cittadini. Un procedimento che la legge affida ai ministeri, in sede di Via, ma che nei fatti ancora non esiste non essendo stato emanato il relativo regolamento.
Ma mentre sull’energia esiste una competenza concorrente, l’Avvocatura dello Stato ricorda che in altri ambiti - come le trivellazioni in mare - le decisioni si prendono a Roma. La legge regionale pugliese subordina il «sì» della Regione al rilascio dell’intesa con i ministeri al parere positivo dei cittadini su elettrodotti, impianti di stoccaggio di combustibili e ricerche di petrolio a terra e in mare.

Un percorso che secondo Palazzo Chigi non va bene, perché le decisioni si prendono a livello centrale. «La competenza regionale sugli idrocarburi in mare - è scritto nell’impugnativa - è da escludersi in ragione del fatto che le finalità, cui si collegano la ricerca e l’estrazione degli stessi, non attengono all'interesse esclusivo o prevalente delle Regioni». E, inoltre, la competenza territoriale regionale finisce sulla linea della costa. «Nello spazio aereo o privo di atmosfera non sono tracciabili confini regionali».

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