Il caso del Di Venere
Bari, ecografo vecchio e paziente firma "consenso": Asl apre indagine
Una donna a incinta un medico ha fatto firmare una dichiarazione. Chiusa l'inchiesta interna sul caso della neonata morta per lite tra due medici: sarebbero in arrivo un licenziamento e tre sospensioni di medici
NICOLA PEPE
BARI - Il primo atto di oggi sarà una richiesta di una relazione scritta e l'apertura di una inchiesta disciplinare interna che faccia luce sui fatti denunciati. Vito Montanaro, direttore generale dell'Asl di Bari, ha rinviato ogni dichiarazione con un comunicato ufficiale all'articolo-denuncia di domenica pubblicato dalla Gazzetta su una donna incinta a cui sarebbe stata fatta firmare una sorta di dichiarazione di "consenso" a un esame eseguito con un ecografo obsoleto e con rischio di diagnosi errata. Una dichiarazione manoscritta dal medico che ha eseguito l'esame - il 20 luglio scorso all'Ostetricia e Ginecologia del Di Venere - e fatta firmare dalla paziente uscita dall'ospedale con non pochi dubbi.
Montanaro, da quanto trapela, avrebbe un diavolo per capello anche perché - come sottolineato dalla Gazzetta - al Di Venere c'è un centro di riferimento regionale per la diagnosi fetale, motivo per cui sono a disposizione apparecchiature di ultime generazione ritenute le più avanzate nel settore ecografico. Il paradosso è proprio questo: se due porte accanto c'è il top della tecnologia che senso ha utilizzare o addirittura far firmare questa dichiarazione alla paziente? Un atto che suono più come una tecnica di cosiddetta medicina difensiva, attuata dai medici (forse su input di qualche società scientifica di settore) per mettersi al riparo da problemi ed eventuali contenziosi.
Infatti, nel caso denunciato dalla Gazzetta, alla donna fu assicurato "a parole" che il feto era a posto, mentre sul referto sottoscrisse che c'era il rischio di errore di diagnosi ("Si informa la paziente che l'esame è stato eseguito con ecografo AlokA X10SS10 di vecchia generazione. Tale condizione comporta difficoltà alla visualizzazione delle strutture fetali, rischio di errore diagnostico e bassa qualità di imaging».
Il direttore generale intende andare avanti sino in fondo e, già nella giornata di domenica, ha contattato i suoi più stretti collaboratori esigendo un accertamento rapido e provvedimento severi. Parallelamente a tale caso, l'Asl avrebbe già concluso il procedimento disciplinare a carico di quattro medici del Di Venere per il caso della neonata morta dopo un litigo tra due medici per contendersi la sala operatoria: in quel caso, sollevato sempre dalla Gazzetta il 18 aprile scorso, un piccola morì perché la mamma attese tre ore prima di essere sottoposta a un cesareo ritenuto urgente. In attesa dell'inchiesta penale (il pm ha chiesto l'archiviazione di alcuni medici), l'Asl ha già risarcito i genitori della neonata con un accordo transattivo stragiudiziale. La direzione generale non conferma e sottolinea di non aver ancora formalizzato alcuna decisione, ma da quanto si è appreso l'Ufficio procedimento disciplinare dell'Asl avrebbe chiuso la vicenda decretando il licenziamento di un chirurgo e la sospensione di altri tre medici.
Sulla vicenda del Di Venere, intanto, l'on. Rocco Palese, vicepresidente della Commissione Bilancio della Camera, ha preannunciato una una interrogazione urgente al ministro della Salute chiedendo una ispezione: "È allarmante oltre che vergognoso - dice - che ad una donna incinta che doveva sottoporsi ad una ecografia morfologia, sia stato fatto firmare un documento in cui la stessa paziente si assumeva la responsabilità sul possibile esito parziale o scorretto dell'esame a causa della obsolescenza dell'ecografo usato. È incredibile - aggiunge - che vengano ancora utilizzati macchinari di trent'anni fa e che ci siano tanta disorganizzazione e tanta anarchia nel sistema sanitario pugliese che costa allo Stato otto miliardi di euro l'anno a cui si aggiungono, da quasi quindici anni, oltre 270 milioni di euro di tasse regionali aggiuntive a carico dei cittadini pugliesi. Il Governo verifichi i LEA pugliesi e garantisca che ai cittadini pugliesi vengano erogate prestazioni sanitarie con standard uguali a quelle del resto del Paese".