Ricerca di Veterinaria a Bari

Uova senza insetticida? Metti un fungo nel pollaio

di ENRICA D'ACCIO'

L’alternativa alle uova al veleno c’è e l’hanno messa a punto i ricercatori di veterinaria dell’Università di Bari. Si tratta di un fungo, che mangia gli acari che infestano le galline da uova: un sistema di lotta biologica, insomma, che permetterebbe agli allevatori di non usare più sostanze chimiche, lecite o, peggio, illecite.

«Siamo alla fase di ricerca e studio in laboratorio», dice a riguardo Domenico Otranto, ordinario di Parassitologia e direttore del dipartimento di Medicina veterinaria dell’università di Bari «ma il sistema è sicuramente efficace». Lo studio è stato messo a punto già nel 2014 ed è tornato prepotentemente d’attualità in questi giorni, dopo le notizie in arrivo dal Belgio sull’uso del fipronil negli allevamenti di galline da uova. Uno scandalo che attraversa il continente ed è arrivato a toccare anche le tavole italiane.

Il fipronil è un insetticida, in genere usato anche su cani e gatti, ma vietato in tutt’Europa negli allevamenti di galline perché contamina le uova destinate al consumo alimentare. Il fipronil però costa poco, è molto efficace e molto rapido e, dicono i medici veterinari, molto più usato di quanto si pensi. In particolare, il fipronil permette di combattere l’acaro rosso del pollame, un parassita molto diffuso e molto dannoso per le galline che fanno uova.

Secondo uno studio elaborato nello stesso dipartimento di medicina veterinaria da Antonio Camarda, professore di Patologia aviarie, l’acaro rosso causa la diminuzione della produzione avicola, mortalità degli esemplari e, non da ultimo, causa la trasmissione della salmonella, che può essere trasmessa anche all’uomo generando diverse malattie infettive. In alternativa al fipronil, per combattere l’acaro rosso, si usano diversi prodotti chimici, per lo più insetticidi spray, autorizzati dalla Commissione europea, che però sono più costosi, non sempre efficaci e che, usati in dosi massicce, potrebbero comunque lasciare tracce nelle uova da mangiare. Che fare, allora? Spiega Otranto: «Per limitare l’uso di prodotti chimici è possibile optare per una lotta biologica basata sull’impiego di alcuni funghi che, distribuiti nell’ambiente, a contatto con gli acari rossi, ne determinano la morte».

Negli studi di laboratorio, il cui responsabile scientifico è Claudia Cafarchia, professore associato di Parassitologia, i ricercatori hanno accertato che i ceppi di un fungo, presente nell’ambiente, causano la mortalità del 100% dell’acaro entro 15 giorni dal contatto. Non solo. Dopo circa 5 giorni, il fungo utilizzato genera altre spore, efficaci contro altri acari. «Si tratta di funghi entomopatogeni, in uso per debellare, per esempio, anche pulci e zecche», precisa Otranto. «L’utilizzo di funghi entomopatogeni potrebbe rappresentare un’opzione d’intervento innovativo e rispettoso dell’ambiente, visti gli effetti benefici nel lungo periodo e la riduzione dei rischi legati all’utilizzo improprio di prodotti chimici per l’ambiente, per l’animale e per il consumatore finale».

Nessuna controindicazione, invece, per l’uso dei funghi negli allevamenti? Il limite principale di questa lotta biologica, così come di altre lotte biologiche, è il tempo: perché il fungo entri in azione sono necessari almeno 12 giorni, anche se i ricercatori di Bari stanno sperimentando metodi per accorciare i tempi di efficacia, attraverso l’uso di olii essenziali. Bisognerà poi valutare l’impatto di questi funghi negli allevamenti, fuori dal laboratorio, sul campo.

Potrebbero essere necessari anche 10 anni perché gli allevatori possano optare per questo metodo alternativo agli spray insetticidi. Indispensabile, dunque, andare avanti con la ricerca.

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