smaltimento rifiuti
Emergenza organico Gli esperti: nel Salento meglio i piccoli impianti
di ANDREA AUFIERI
LECCE - L’emergenza per la raccolta dei rifiuti organici a Lecce ha aperto una ferita profonda nelle politiche ambientali della Puglia. La Regione riceve in molti suoi impianti parte dei rifiuti che la Campania non può gestire, ma deve contemporaneamente affrontare l’insufficienza dei propri impianti, ormai ai limiti della capacità o in fase di manutenzione. Mentre l’amministrazione regionale si rivolge al Nord per lo smaltimento dei rifiuti, con una conseguente lievitazione dei costi, arriva uno spunto di riflessione da chi opera nel settore.
Roberto Paladini è tra i coordinatori del consorzio Maieutica, del quale fanno parte le cooperative InnovAction, Arcobaleno e Voglia Verde. Il 17 luglio entrerà a regime la compostiera di prossimità a Melpignano (Lecce).
Un fatto che può rappresentare una soluzione in una situazione come quella che si è venuta a creare: «La chiamiamo compostiera di prossimità e non di comunità perché quasi tutti gli impianti di comunità posseggono la sola compostiera elettromeccanica, capace di servire abitati fino a 1300 persone. Noi abbiamo quasi raddoppiato questo servizio aggiungendo anche le vasche con lombricoltura, che ci permettono di arrivare ai 2500 abitanti, poco più dei 2200 di Melpignano».
Il riferimento di Paladini a questo tipo di soluzioni riguarda l’idea che la gestione di impianti enormi dia anche grandi problemi che vanno affrontati per tempo. In provincia di Lecce si contano circa 25 impianti di comunità, per il momento, ma non possono far fronte a tutte le esigenze del sistema. Il fatto positivo, però, è che tali siti sono realizzati in maniera modulare, con la possibilità, cioè, di ampliare la loro capacità.
Se si parla di una risposta complessiva all’emergenza, è possibile fare riferimento all’esperienza di Enzo Favoino, coordinatore scientifico di Zero Waste Italy e Zero Waste Europe e tra coloro che hanno introdotto la strategia del compostaggio in Italia, già all'inizio degli anni 90: come sempre Favoino ha scelto il Salento per le sue vacanze ed è intervenuto pochi giorni fa nella sede del Laboratorio Urbano di CulturAmbiente onlus a Veglie. Dalle esperienze delle organizzazioni Zero Waste si potrebbe pensare che riguardo alla valorizzazione degli scarti organici la soluzione passi anche da quello che sta nel mezzo tra i grandi e i piccoli impianti. La Regione Puglia ha stanziato dei fondi per la realizzazione di impianti a digestione anaerobica, le cosiddette centrali a biogas, sancendo con questo impropriamente un indirizzo politico che esclude il compostaggio diretto. Ma in Italia ci vogliono di solito dai due ai cinque anni per realizzare e attivare impianti di grandi dimensioni, tenuto conto dei tempi di progettazione, autorizzazione, appalto e realizzazione.
Una soluzione autonoma e veloce, secondo Favoino, potrebbe invece essere quella dei contratti di fornitura, partendo dall’individuazione di capannoni o semplici pavimentazioni industriali dismessi con allacci alla fognatura, all’elettricità ed eventualmente l’acqua. Su tali aree si possono installare celermente sistemi modulari di dimensioni intermedie, come ad esempio tecnologie a container oppure a cumulo statico con coperture in tessuto-non-tessuto. Con un ettaro di queste superfici si potrebbero servire circa centomila persone, ma soprattutto si risparmierebbero tempo e denaro rispetto a soluzioni transitorie decisamente onerose.