a San Pietro vernotico
Sono 1500 i cittadini residenti all'estero
Un fenomeno che non accenna ad attenuarsi per carenza di lavoro
SAN PIETRO VERNOTICO - In città, si fa sempre più consistente il numero degli emigrati che, a causa del noto problema occupazionale, cercano migliore sorte nelle città d’Italia settentrionale o negli Stati dell’Europa centrale. Sono, infatti, complessivamente 1.500 circa le unità che compongono «l’esercito» degli emigrati ufficialmente all’estero. Sono coloro che risultano iscritti all’Aire (Anagrafe Italiana residenti estero). Essa contiene i dati dei cittadini che hanno dichiarato spontaneamente di risiedere all’estero per un periodo di tempo superiore ai 12 mesi o per i quali è stata accertata d’ufficio tale residenza.
La cifra è comprensiva di familiari di emigrati che non sono stati mai resistenti in città, ed inoltre c’è da aggiungere una cifra abbastanza alta di ragazzi e ragazze che lavorano in grandi città del Nord e una percentuale, anche se bassa, di emigrati che sfugge all’anagrafe, in quanto pur lavorando fuori nazione o in grandi città del nord, risultano ancora residenti in San Pietro. Insomma, in città, sembra che l’ombra lunga dell’emigrazione, non si fermi: con il tasso di disoccupazione, il Nord e la Svizzera o la Germania continuano a rimanere l’ammortizzatore di tensioni sociali esplosive. In coincidenza con le feste natalizie, una buona fetta temporaneamente fa ritorno in città. Tornano a casa con la nostalgia di sempre e con la speranza di ieri: trasferirsi definitivamente nella propria terra.
Pochi ammettono, anche con se stessi, che la permanenza all’estero sarebbe stata definitiva; i più speravano che la lontananza dall’Italia fosse stata transitoria. Il sogno di diventare ricchi, per poi tornare in città e riscattarsi da anni di privazioni e umiliazioni, era inseguito dalla maggior parte di coloro che emigravano. Dopo qualche giorno, più d’uno cambia idea: tornare, ma per fare che cosa?
«Sono andato via dalla città, quando ero giovanotto - sostiene Augusto D.V. -, ora settantenne, ogni anno torno dalla Francia, per trascorrere le vacanze estive ma in città non è cambiato nulla, ed è per questo che i “treni rondine” diventano sempre più numerosi».
Anche le targhe delle auto ti spiegano che qui si vive di estero, di emigranti che rientrano, che «scelgono» di tornare nella propria terra per godersi temporaneamente la casa, il terreno, la famiglia, tutto messo in piedi con anni di sacrifici. Ed al momento delle feste natalizie si festeggia tutti, coloro che ormai sono rientrati definitivaente e coloro che sono ancora all’estero e vi tornano per le ferie; si festeggia così come lo si faceva a Pratteln, a Basilea, a Zurigo o a Monaco, arrostendo salsicce e bevendo birra sulle panche ed i tavoli che sembrano usciti da un film vissuto.
Ed i racconti, le immagini di un tempo si accalcano nella folla degli incontri; ci si rivede da Stoccarda, Ginevra, in una via della città con i figli cresciuti, con l’odore aspro dei muretti a secco e degli ulivi sempre presenti. L’emigrazione in questa città però non è venerata allo stesso modo del Santo patrono. Diversi anni addietro si volle istituire la festa dell’emigrato, una festa laica di ringraziamento a ciò che ha permesso benessere e sviluppo, con la commozione della lontananza e la preghiera di una buona sorte nel viaggio e nella permanenza.
È durata solo un anno quella festa. Poi è passato tutto nel dimenticatoio. L’emigrante, in pratica, soffre due volte: quando parte, in cerca di un lavoro che la sua terra non può offrirgli; e quando sogna di tornare ma non può, perchè è difficile trovare una casa, e ancor più un’occupazione; e magari i figli parlano già inglese, tedesco o francese e tutto sommato non ci sarà il sole, però con lo stipendio in marchi o in dollari un viaggetto ce lo si può permettere.
«Le amministrazioni comunali che si sono succedute sino ad oggi, hanno fatto ben poco - sostiene un altro sampietrano emigrato in Svizzera -. Per fare un esempio, continua l’uomo, nessuno ha mai tenuto conto delle effettive esigenze degli emigrati e degli immigrati, mentre alcune leggi promuovono la costituzione di cooperative di emigrati».
Nessuna amministrazione si è mai prefissato l’ obiettivo di ridurre il fenomeno. E infatti l’emigrazione aumento. [g. d. m.]