il caso

Stop alla riforma delle Popolari su legittimità del decreto legge gli atti alla Corte Costituzionale

ROMA - Banche Popolari: il Consiglio di Stato ha chiesto alla Corte Costituzionale di valutare se sia stato legittimo varare per decreto legge la riforma per la trasformazione in Spa degli istituti con attivi sopra gli 8 miliardi. La Corte, quindi, non sarà chiamata solo a sciogliere il 'nodò sul diritto di recesso, di per sé centrale, ma anche a stabilire se ci fossero i presupposti di necessità e urgenza indispensabili perché il governo potesse agire per decreto legge. E l’intera riforma verrebbe travolta da una pronuncia della Corte che accogliesse questo rilievo.

Già il 2 dicembre la VI sezione del Consiglio di Stato, presidente Ermanno De Francisco, aveva ritenuto fondati alcuni dei motivi di ricorso messi nero su bianco dai soci di diversi istituti e dai loro legali. Il più importante riguardava le limitazioni ai diritti di recesso. Il decreto legge del governo prevede che il diritto del socio che recede a vedersi liquidate le azioni, non sia solo differito entro termini precisi e con interessi, ma possa essere limitato, fino a escluderlo. Inoltre attribuisce alla Banca d’Italia il potere di disciplinare le modalità di tale esclusione prospettando - secondo il Consiglio di Stato - la «attribuzione all’Istituto di vigilanza di un potere di delegificazione in bianco».

Proprio per questo i giudici amministrativi avevano sospeso la circolare di Bankitalia, attuativa della riforma, nelle parti relative a queste misure e avevano preannunciato l’invio degli atti alla Consulta. Un passo fatto oggi, con l’ordinanza firmata, come la precedente, dal consigliere Roberto Giovagnoli, nella quale però si solleva un nuovo dubbio di costituzionalità, ponendolo, tra l'altro, al primo punto: la violazione dell’art. 77 della Costituzione per l’uso del decreto legge «in relazione alla evidente carenza dei presupposti di necessità e urgenza».

Questa è una mina che «può rimettere in discussione l’impianto dell’ intera riforma», «con effetti dirompenti», fanno notare i legali che hanno curato i ricorsi, Luis Corea, Federico Tedeschini, Francesco Saverio Marini. Il primo effetto potrebbero essere le azioni risarcitorie per chi si è visto negare il rimborso dopo aver esercitato il recesso, con un atto che «ha un pò il sapore di un’espropriazione non indennizzata», fanno notare gli avvocati. Ma le conseguenze potrebbero essere più ampie sul sistema e ancora difficili da soppesare.

Secondo il legale che ha presentato ricorso contro la riforma delle Popolari, sarebbe opportuno rinviare le assemblee dei soci per la trasformazione in spa di Pop Bari e Po di Sondrio previste per fine anno. Prima è necessario che si chiarisca il quadro normativo.

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