Parto in clinica

Bari, baby genitori: lei 12 anni e lui 13. Vanno a scuola

Il bimbo nato da un parto cesareo: pesa tre chili

di GIOVANNI LONGO

BARI - Dodici anni lei, quasi tredici lui. Genitori-bambini con un peso enorme sulle loro fragili spalle. L’incredibile storia viene dalla provincia di Bari. Qui, mesi fa, la giovanissima coppia scopre che lei è incinta. L’interrogazione in matematica, il compito in classe di italiano, la lite con l’amica del cuore, ciò che, a quell’età, dovrebbe essere la preoccupazione più grande, diventa all’improvviso davvero l’ultimo dei problemi. Nel grembo così piccolo, tra ansie e timori, inizia a crescere una nuova vita venuta alla luce venerdì pomeriggio, lontano da occhi indiscreti, quando le corsie degli ospedali sono meno affollate. La giovane mamma viene sottoposta a un intervento cesareo in una clinica privata di Bari, come ha rivelato il giornale online «Quotidiano italiano». Troppo piccola la bambina solo per pensare a un parto naturale. Il maschietto pesa tre chili.

A quanto pare l’ipotesi interruzione di gravidanza non è mai stata presa in considerazione né dalla giovanissima coppia, né dalle rispettive famiglie. Una scelta difficile certamente e che, sembra, sia stata sostenuta anche dal ginecologo che ha seguito la gravidanza della mamma-bambina, un professionista contrario all’aborto. I genitori di entrambi i nemmeno adolescenti (frequentano ancora la scuola media) sono descritti come molto cattolici. Impiegati, persone comuni come ce ne sono tante. Nessun ambiente degradato, dunque. Un percorso difficile quello affrontato da tutti loro, c’è da scommetterci, anche se i nuclei famigliari - assicura chi conosce il caso - sono molto presenti e protettivi. Del resto, due genitori così piccoli, che a loro volta devono essere accuditi, non possono certo badare a un neonato. Lo dice la legge, oltre che il buon senso e le norme non scritte del diritto naturale.

Così, ad occuparsi della vicenda, naturalmente, c’è anche la Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Bari. La magistratura ha avviato un procedimento cautelare civile: c’è innanzitutto da sostenere la genitorialità e tutelare il minore. Il primo aspetto da chiarire è a chi affidare il neonato dal momento che sino al compimento dei sedici anni di età non può essere riconosciuto dai genitori naturali. Nel frattempo, con il procedimento, sospeso sino a quel momento, psicologi, assistenti sociali, magistrati devono valutare l’eventuale domanda di affido che in primo luogo potrebbe essere avanzata dai parenti stretti della giovanissima coppia. Nella cerchia si guarda a chi ha con i baby-genitori una «relazione significativa».

«Il nostro compito previsto per legge - spiega il presidente del Tribunale per i Minorenni Riccardo Greco - è valutare il contesto per garantire l’affettività di cui necessita il minore. Tutto il procedimento è orientato alla sua protezione. Certo - aggiunge Greco - nella mia esperienza non è mai capitato un caso simile con una mamma così giovane, ma, soprattutto, con un padre così piccolo». Ma il caso concreto sarebbe la «spia» di ben altro. «Credo che la coscienza e la valutazione dei rapporti sessuali sia stata alterata dal bombardamento soprattutto su Internet, ma non solo, di immagini e messaggi pornografici - spiega Greco -. Il bisogno sessuale viene estremizzato, scisso dall’amore. Il risultato è che si arriva ad avere rapporti sessuali senza che prima ci sia stata una crescita affettiva dell’individuo, sana e consapevole».

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