Il procuratore Volpe
«Assoluzioni eccellenti a Bari? Scandalosi tempi dei processi»
Intervento dopo i processi sulla sanità. Il nodo degli organici
«Le assoluzioni, eccellente o meno che sia il rango dell’imputato, non possono/non debbono suscitare scandalo. Scandalosi, piuttosto, sono i tempi con i quali si perviene alle sentenze». In una lettera ai giornali, il procuratore di Bari Giuseppe Volpe interviene nel dibattito sugli «esiti recenti di alcuni procedimenti penali concernenti imputati eccellenti» con «sentenze di primo grado di assoluzione dopo che, clamorosamente, personalità di primo piano della politica o delle istituzioni erano state oggetto di indagini, sino al punto di dover lasciare i loro incarichi». Volpe ricorda «il ruolo assegnato dalla legge al processo": «una verifica dell’ipotesi di accusa ad opera di un giudice terzo" per pervenire ad «una decisione, che può essere di condanna, ma anche, non meno fisiologicamente, di assoluzione».
«L'impegno - massimo - di ciascuno a livello locale si scontra tuttavia con il disimpegno del governo centrale». Il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, nel ribadire che «scandalosi» sono i tempi dei processi e non i loro esiti, in una lunga lettera inviata agli organi di stampa locali insiste sul carico di lavoro degli uffici giudiziari a fronte della carenza di organico.
«La procura barese - evidenzia - iscrive annualmente in totale oltre 50mila procedimenti penali (si ricordi che ha anche competenza distrettuale per reati di particolare gravità, forieri di indagini complesse, soprattutto in terra di Capitanata) ed è impegnata assai attivamente nel contrasto alla criminalità organizzata». Volpe ricorda quindi che l’organico dei magistrati è aumentato dal 2003 ad oggi da 27 a 33 unità mentre quello del personale amministrativo è sceso da 149 a 133 "per effetto di una serie di decreti ministeriali risultati assai ingiustificatamente penalizzanti». «Il risultato - dice il procuratore di Bari - è che il lavoro celermente smaltito dai magistrati si blocca sulle scrivanie in gran parte vuote dei nostri collaboratori».
Continua, poi, parlando di «imbuto» che si crea dopo il rinvio a giudizio, che «impedisce la celere definizione dei processi in quella che dovrebbe essere la sede propria, dinanzi ai giudici, in tempi celeri, come prescrive la Carta costituzionale. Né può celebrarsi maggior numero di processi, perché mancano le aule d’udienza (ma quello dell’edilizia giudiziaria da terzo mondo a Bari è altro tema che qui solo si sfiora!) e non ci sono fondi per retribuire gli assistenti d’udienza per gli straordinari (l'orario normale di lavoro si esaurisce alle ore 14)». Volpe conclude ribadendo "l'urgenza di un intervento governativo volto a ripianare i vuoti negli organici del personale amministrativo».