l'evento interreligioso

Il Papa oggi ad Assisi per il dialogo fra le fedi

È la sua terza visita. Francesco torna sui passi di Giovanni Paolo II

di Manuela Tulli

ASSISI - Papa Francesco è atteso oggi ad Assisi per la sua terza visita nella cittadina del «poverello». La sua presenza suggellerà l’evento interreligioso che da ieri sta impegnando oltre cinquecento leader di varie confessioni, nonché esponenti della politica e dell’economia per lanciare al mondo un messaggio di pace, contro tutte le forme di terrorismo e violenza diffusa.

Previsti incontri singoli tra il Papa e i vari esponenti della fede cristiana, ma anche ebraica e musulmana. Poi la preghiera, ogni fede in un luogo diverso, e in conclusione l’appello di pace tutti insieme nel piazzale antistante la Basilica inferiore di San Francesco.

Il pontefice torna dunque sui passi di Giovanni Paolo II che proprio ad Assisi aveva chiamato alla Giornata Mondiale di Preghiera, trent’anni fa. Oggi un mondo diverso da quello del 1986 ma con nuove lacerazioni e con un «bisogno di pace ancora», come ha detto lo stesso Bergoglio ieri all’Angelus.

La visita del Papa chiuderà dunque la tre-giorni «Sete di pace» organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla diocesi di Assisi e dalle Famiglie Francescane.

Dialogo tra le fedi ma anche il confronto su una politica ed un’economia che sappia includere. In questo contesto fondamentale anche il tema dell’ambiente per il quale l’impegno è urgente, come evidenziato dal Papa nella sua Enciclica “Laudato sì» che in nessun luogo è tanto sentita come ad Assisi.

Domani previsto anche un pranzo di pace con i leader religiosi ma anche con venticinque rifugiati. A tavola, accanto al Papa, verosimilmente sarà seduto il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, grande amico del Papa, che oggi è stato anche insignito di una laurea honoris causa all’Università di Perugia.

Dopo l’inaugurazione di domenica, ieri nei vari panel dell’evento si è parlato delle grandi emergenze del pianeta, in primis dei migranti, con un faro puntato sui tanti focolai di conflitto, come Iraq, Siria, Africa. Guerra che è tra le cause di questo fenomeno epocale delle migrazioni.

Dall’Iraq la voce di padre Rebwar Audish Basa: «Da quando sono nato la mia patria è in guerra. Ho perso tante persone care che sono state uccise nelle diverse guerre, attentai o attacchi. ho perso parenti amici, professori, sacerdoti che sono stati miei maestri. Mi viene da piangere, ma sogno di vedere un Iraq in pace, unito, libero, stabile, protettore del suo patrimonio multiculturale, multireligioso, multietnico». E poi i riflettori sulla Siria e in particolar modo su Aleppo, la Sarajevo dei nostri giorni sui quali da anni il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, richiama l’attenzione del mondo. Infine l’Africa. Secondo il vice ministro agli Esteri Mario Giro stiamo assistendo a fondamentali cambiamenti antropologici: «Si diffonde tra le nuove generazioni una mentalità individualista, competitiva e materialista. Le città crescono e si trasformano, come citta dei flussi in cui rapidi sono i cambiamenti e più difficile è l’integrazione».

Cruciale allora «è il miglioramento della quantità e della qualità dell’istruzione - come ha rilevato lo scrittore ivoriano Venance Konan - per un’Africa più all’altezza delle sfide della globalizzazione, e più capace di giocarvi un ruolo diverso dalla semplice comparsa». Per l’arcivescovo di Jos (Nigeria) Mons. Kaigama, è necessario proteggere e salvaguardare la famiglia come uno dei tesori più preziosi dell’Africa.

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