ilva
Verso il voto senza la fiducia Presidio a Montecitorio
ROMA - Il Comitato dei Nove che si è riunito questa mattina per esaminare, in vista del voto in Aula, gli emendamenti al decreto Ilva, è stato riaggiornato alle 11.50. In base all’art.85 bis del regolamento parlamentare è stato chiesto ai gruppi di ridurre gli emendamenti da presentare in Aula. Questo fa presumere che non sarà necessario per il Governo ricorrere alla fiducia. Nel corso del Comitato dei Nove sono stati accantonati, per essere riformulati, quattro emendamenti di M5s e del Pd relativi alla riqualificazione delle scorie all’interno dello stabilimento Ilva di Taranto.
Intanto fuori dal Palazzo di Montecitorio un gruppo di lavoratori dell’Ilva sta protestando gridando lo slogan: «Ambiente, Salute, Lavoro».
PALOMBELLA (UILM): «Siamo perplessi rispetto ai contenuti del decimo decreto relativo all’Ilva, oggi in discussione in parlamento, perché si prevede un ulteriore slittamento dei tempi riguardanti la cessione del ramo d’azienda e la proroga di ulteriori diciotto mesi per l’attuazione del piano di risanamento ambientale». Lo ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, che oggi ha partecipato al presidio dei lavoratori dell’Ilva davanti la Camera dei deputati in piazza Montecitorio a Roma. «Chiedono al Governo - ha continuato Palombella- che si faccia interprete nell’iter di conversione dal decreto in legge, dell’urgenza di inserire nel testo in questione, la clausola sociale, ovvero la possibilità d’attuazione di un provvedimento specifico che tuteli tutti i lavoratori da eventuali piani di ridimensionamento».
I tempi per l’approvazione del provvedimento sono stretti: dopo il passaggio della Camera il decreto arriverà in Senato, lì dovrà essere convertito in legge entro lunedì 8 agosto.
LABRIOLA (GRUPPO MISTO): «Il decreto Ilva diventa inutile cura per un malato terminale». Lo afferma la deputata tarantina Vincenza Labriola, capogruppo per il Gruppo Misto in commissione Lavoro alla Camera dei Deputati. «Nonostante le modifiche - osserva - apportate al decreto, che di certo migliorano il testo originale, prevedendo la tutela dei creditori dell’indotto, l'implementazione delle valutazioni di inquinamento ambientale e il rafforzamento di Arpa Puglia, restano ancora numerosi i nodi da sciogliere, a partire dal futuro dei lavoratori, dai livelli di sicurezza all’interno degli stabilimenti, dalla difficoltà estrema di conciliare bonifiche e produzione, sino alla questione sanitaria, al recupero delle economie che subiscono la presenza ingombrante della fabbrica, al futuro dell’intera area».
Labriola parla di «un decreto particolarmente deficitario con poca chiarezza e nessuna lungimiranza, un provvedimento che introduce uno 'scudo' giudiziario, seppure temporaneo, per acquirenti e affittuari dell’Ilva. Per il momento nel gigante malato dell’acciaio sono stati investiti 1 miliardo e 600 milioni di euro, ma per cosa non è dato sapere». «Peccato - conclude la deputata - che Renzi non abbia dedicato queste risorse ad una nuova Taranto, lontana dall’acciaio, una città votata al turismo, alla ricerca, all’agricoltura, nel segno dell’ecosostenibilità».