L'iniziativa

Crociere, «salvare» Venezia altrimenti Bari scomparirà

Ninni Perchiazzi

Appello a Renzi con Ancona e Ravenna per far tornare le grandi navi

di Ninni Perchiazzi

BARI - Crociere: c’è anche il Comune di Bari tra gli enti firmatari dell’appello indirizzato al premier Matteo Renzi per trovare una soluzione adeguata per gli approdi delle navi di grossa stazza a Venezia. A rischio c’è la sopravvivenza del movimento crocieristico in tutto l’Adriatico, con gli approdi italiani destinati ad un declino tanto rapido, quanto costante e impressionante si è rivelata l’ascesa negli ultimi tre lustri. Un impatto economico stimato in oltre 450 milioni annui, in termini di spese di passeggeri, equipaggi e navi.

L’iniziativa promossa dal Clia (l’organizzazione internazionale delle Compagnie crocieristiche) raccoglie il grido di dolore di istituzioni e comunità locali di Ravenna, Ancona e Bari. È fondamentale riuscire a trovare una rotta alternativa per garantire l’accesso delle grandi navi nella Serenissima. Infatti, da un paio d’anni si registra un netto calo del traffico turistico da crociera in Adriatico, ovvero da quando, accogliendo le istanze ambientaliste, l’amministrazione della città dei dogi sta vietando alle grandi navi, veri e propri «edifici galleggianti», di transitare nel Canal grande e davanti alla storica e suggestiva piazza San Marco.

La risposta delle grandi Compagnie non si è fatta attendere, disimpegnandosi gradualmente dalle rotte che portano in laguna e conseguentemente dal mar Adriatico. In pratica resterebbero la croata Dubrovnik e la città di San Nicola quali principali attrazioni di un giro turistico difficilmente in grado di reggere il confronto con la concorrenza. Motivo per cui Venezia risulta indispensabile.

Eloquenti i numeri dell’ultimo biennio, con una riduzione di oltre 560mila passeggeri pari a una perdita economica di circa 113 milioni, con Bari che non si è sottratta al trend negativo, il primo dal 2000 ad oggi. «Secondo i dati forniti dall'”Italian cruise”, lo scorso anno abbiamo perso circa 160mila passeggeri: ne avevamo 560mila nel 2014, ne abbiamo avuti 400mila nel 2015», afferma l’assessore a Culture e turismo, Silvio Maselli, impegnato nella battaglia a sostegno di Venezia, spiegando poi la genesi del decremento in corso dal 2014. «Le cause sono due. Un ridimensionamento nel 2015 dell’offerta da parte delle Compagnie per effetto del problema “Venezia”, che al capoluogo veneto è costato l’8% di traffico in meno, con Bari a patire la stessa percentuale con circa 45mila passeggeri in meno al 2014. Secondo: lo spostamento di alcune navi da Bari a Brindisi con circa 115mila passeggeri (la parte restante della nostra perdita complessiva di 160mila passeggeri) che è pari esattamente all’incremento del porto salentino in valore relativo (partiva da quasi zero)», sostiene Maselli, rivelando che in realtà su questo fronte si è di fronte ad un’inversione di tendenza .

«Disservizi e lamentele dei passeggeri sono state tali da costringere le Compagnie a tornare su Bari annullando ogni “toccata” su Brindisi almeno per il 2016 - svela -. Infatti per il 2016 a Bari sono state confermate le circa 150 “toccate” degli ultimi anni con qualche nave più grande, che era stata spostata a Brindisi, che torna a Bari».

E conclude: «Queste sono le ragioni per cui sosteniamo l'appello di Clia affinchè il Governo trovi una soluzione alternativa all'attracco delle navi superiori alle 96mila tonnellate a Venezia, ma anche la necessità di un’Autorità di sistema Portuale che tenga dentro Bari con una visione d'insieme regionale. Se cresce Bari cresce tutta la Puglia».

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