Geologia - Così si rompono le faglie durante i terremoti. Una ricerca italiana

ROMA - Si chiama Gole Larghe l'antico sistema di faglie che ha permesso di scoprire a un gruppo di ricercatori italiani scopre la dinamica della rottura di una faglia durante un terremoto. La scoperta è stata pubblicata su «Nature» dal sismolgo Stefan Nielsen, dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), e da Giulio Di Toro e Giorgio Pennacchioni, del dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica dell'università di Padova.
Finora era noto che i terremoti sono causati da un movimento improvviso di faglie, vere e proprie fratture della crosta terrestre che possono essere superficiali o profonde svariati chilometri. In queste zone di debolezza le tensioni si accumulano e poi, improvvisamente, si scaricano facendo muovere i due lembi della faglia e generando onde che si propagano nel terreno. Adesso il lavoro pubblicato su Nature ha ricostruito per la prima volta la storia del sistema di faglie Gole Larghe, che si trova a Nord dell'Adamello, nelle Alpi Orientali, lungo una ventina di chilometri e che si è attivato circa 30 milioni di anni fa.

Studiare un sistema di faglie così antico, ha osservato Nielsen, ha permesso di verificare la teoria secondo cui durante un terremoto il forte attrito sulla faglia può generare un surriscaldamento veloce e quindi fondere della roccia. Sulla faglia delle Gole Larghe ci sono abbondanti tracce di roccia fusa, rapidamente solidificata nei minuti successivi al terremoto formando una specie di vetro poco cristallizzato, che è rimasto intatto a testimoniare degli antichi terremoti avvenuti. «Questa faglia è antica - ha osservato Nielsen - ma è una miniera di informazioni sui pochi secondi di frattura che sono stati 'fotografatì dalle rocce e che si possono ricostruire a distanza di milioni di anni. Ora - ha aggiunto - stiamo lavorando per ricavare altre informazioni, per esempio sul livello di attrito della faglia. Siccome è un tipo di osservazione molto diversa da quelle abitualmente usate in Sismologia, procura delle informazioni complementari».
Il fatto che sia risalita in superficie una porzione di faglia che in origine si trovava a una decina di chilometri di profondità permette di «toccare con mano quello che fu il cuore di una faglia sismica e seguire il percorso delle fratture per decine di metri».

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