il futuro

Energie rinnovabili, l'intento: Puglia e Sicilia unite come hub energetico

Gianpaolo Balsamo

Giovanni Musso (Irem): ho sollevato il tema al G7 Agricoltura a Siracusa

Il futuro competitivo dell'Italia si gioca sulla transizione energetica, ecologica e, soprattutto, sulla sicurezza e indipendenza energetica. Il modello dell'Energy & Hydrogen Valley punta a decarbonizzare i poli industriali e produttivi italiani attraverso la realizzazione di impianti fotovoltaici e agrovoltaici, producendo energia elettrica rinnovabile, idrogeno verde e impianti di accumulo di energia collegati. Ne sanno qualcosa le regioni del Sud Italia, in particolare Sicilia e Puglia. La Puglia green Hydrogen Valley, d’altra parte, è una delle prime iniziative italiane per la produzione di idrogeno verde su larga scala, e prevede la realizzazione di impianti nelle aree di Brindisi e Taranto.

E proprio la collaborazione tra Sicilia e Puglia potrebbe creare presto un ponte dell’idrogeno e non solo tra le due regioni, unendo le forze per promuovere una transizione energetica sostenibile nel Mezzogiorno d’Italia.

Un progetto tutt'altro che avveniristico visto che il Mezzogiorno d'Italia rappresenta sempre più il principale serbatoio italiano di energie rinnovabili. E tra le regioni del Sud, la prima per potenza installata di impianti Fer (Fonti energetiche rinnovabili), secondo uno degli ultimi rapporti Ges (gestore servizi energetici) è guarda caso proprio la Puglia (10,4% della potenza nazionale). Seguono a distanza la Sicilia (6,5%) e anche la Basilicata e Campania (5,7%).

Di questa possibilità ne ha parlato a Siracusa, nei giorni scorsi, durante il G7 dei Ministri dell'Agricoltura, Giovanni Musso, presidente della sezione imprese metalmeccaniche di Confindustria Siracusa nonché amministratore delegato della «Irem», azienda leader che si occupa di costruzione e manutenzione di impianti green energy, con sede a Siracusa, 330 milioni di euro di fatturato e 4mila dipendenti. Recentemente la «Irem» si è aggiudicata la realizzazione e la gestione del primo impianto di idrogeno rinnovabile in Sicilia, a Priolo Gargallo. Musso recentemente è stato nominato componente del Gruppo Tecnico Internazionalizzazione di Confindustria per il prossimo biennio da Barbara Cimmino, vice presidente per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti, d’intesa con il Presidente confederale, Emanuele Orsini.

Insomma, dott. Musso, al G7 Agricoltura non si è parlato solo del Piano Mattei e del rafforzamento dei legami con il continente africano.

«Come sappiamo, il Piano Mattei, fortemente voluto dal governo Meloni ed entrato in vigore con il decreto legge 161 del 15 novembre 2023, prevede sia lo sviluppo di nuovi progetti che il sostegno attivo a iniziative già in corso. Sul fronte energetico, il progetto punta ad arrivare entro due anni al totale sganciamento dal gas russo e a trasformare l’Italia, in particolare la Sicilia e la Puglia, in un hub energetico tra il Nord Africa e l’Europa. Grazie alla costruzione di nuovi gasdotti, l’Italia diventerebbe un esportatore di gas naturale e di idrogeno verso Germania e Austria, oltre a fungere da collegamento tra il Nord Africa e i Paesi dell’Europa centrale e settentrionale. Puglia e Sicilia, per la loro posizione geografica strategica e le infrastrutture già esistenti, giocano un ruolo cruciale in questa trasformazione. Queste regioni, infatti, sono punti di snodo naturali per l’importazione e l’esportazione di energia, rendendole centrali per la diversificazione delle fonti energetiche italiane e per la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio».

Puglia e Sicilia non solo rappresentano aree strategiche per la politica energetica italiana, ma grazie agli investimenti previsti dal Piano Mattei, queste regioni del Sud Italia possono trarre grandi benefici economici e occupazionali.

«Esatto. La creazione di nuovi gasdotti, impianti per la produzione di energia rinnovabile e infrastrutture logistiche potrà dare impulso a settori cruciali per lo sviluppo economico locale. La loro posizione geografica, infatti, le rende ideali per il trasporto e la distribuzione di risorse energetiche, collocando queste regioni come veri e propri hub energetici del Mediterraneo. Puglia e Sicilia saranno al centro delle nuove rotte energetiche tra Africa ed Europa, con un impatto rilevante non solo sul piano economico, ma anche geopolitico».

Tra l’altro sono previste risorse per le aziende che vogliono operare con i Paesi non aderenti alla Ue

«Il decreto legge 89/2024, convertito in legge n. 120/2024, prevede un incremento di 150 milioni di euro per l'anno 2024. Le risorse saranno destinate alle imprese con sede legale in Italia che, stabilmente, sono presenti, esportano o si approvvigionano nel continente africano, e alle imprese fornitrici delle stesse, al fine di sostenerne le spese di investimento per il rafforzamento patrimoniale, investimenti digitali, ecologici, produttivi o commerciali. Per le iniziative riguardanti il Continente africano proposte da imprese localizzate in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna, che presentino domanda di finanziamento agevolato, si prevede l'incremento della quota di cofinanziamento a fondo perduto fino al 20% dell'intervento complessivo concesso. Misure importanti, che hanno come obiettivo il supporto alle aziende italiane che intendono contribuire allo sviluppo economico e alla fattiva collaborazione dell’Italia con i Paesi africani».

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