Puglia, la «diaspora» grillina mette a rischio il campo largo
Lite a Bari, «no» alla Regione: l’accordo Pd-Cinque Stelle traballa pure ad Andria
BARI - Da un lato ci sono gli eletti, curiosamente tutti o quasi al secondo mandato e dunque - se non cambiano le regole interne - non più rieleggibili. Dall’altro ci sono le indicazioni romane, che vorrebbero l’ingresso del Movimento 5 Stelle nelle principali giunte pugliesi di centrosinistra. Fatto sta che i mal di pancia dei primi, per i motivi più vari, sta tenendo in scacco le strategie che l’ex premier Conte ha concordato sul territorio. E non si tratta solo della Regione e del Comune di Bari. Forse, a ben vedere, è in atto uno scontro più ampio che mette a rischio l’alleanza: l’unica che regge è Foggia, dove però è il sindaco a essere di marca grillina.
Dopo le fibrillazioni di Lecce (con la candidatura autonoma dell’esponente M5S) e la rottura di Taranto (dove l’unico consigliere grillino è uscito dal partito per sostenere Melucci), da mesi il Pd sta ad esempio provando a costruire il campo largo ad Andria, dove la maggioranza del sindaco Giovanna Bruno traballa e dove si voterà nel 2025. L’accordo con i 4 consiglieri grillini ci sarebbe (o comunque c’era), ma l’ingresso in giunta è stato subordinato all’esito del «congresso» che Conte ha annunciato per l’autunno. Come dire: vediamo se passa la linea del «rinnovamento», evidentemente avversata dagli «ortodossi» Cinque Stelle che vedono come fumo negli occhi le alleanze di qualunque colore.
Alla Regione il problema è di tipo diverso. Il governatore Michele Emiliano, forte dei suoi ottimi rapporti personali con Giuseppe Conte, ha concordato fin da maggio il ritorno in giunta del M5S, tenendo in caldo per Rosa Barone la delega al Welfare che già aveva prima delle dimissioni imposte dallo stesso Conte durante la campagna elettorale per la bufera giudiziaria.
Il gruppo regionale grillino, composto da consiglieri al secondo mandato, chiede in sostanza il ripristino della situazione ante-dimissioni: vuole la delega alla Cultura per Grazia Di Bari, delega che però Emiliano ha già assegnato nel rimpasto. Tra i due (Emiliano e la consigliera della Bat) c’è stato anche un confronto acceso, un paio di mesi fa, ma senza esito. Fatto sta che prima delle ferie Emiliano ha «diffidato» i Cinque Stelle a prendere una decisione definitiva, a stretto giro. Dentro o fuori, perché altrimenti resta bloccato anche il rinnovo dei direttori di dipartimento: quella del Welfare, Valentina Romano, scelta dalla Barone, dovrà fare le valigie.
A Bari invece il sindaco Vito Leccese ha già deciso che l’assessorato destinato ai Cinque Stelle almeno per ora non verrà riassegnato. Leccese non ha gradito (è un eufemismo) la dichiarazione che il consigliere grillino Antonello Delle Fontane ha fatto durante la prima riunione, chiamandosi fuori dalla maggioranza perché non riconosceva l’assessore Raffaele Diomede indicato dal segretario provinciale Raimondo Innamorato con l’avallo dei vertici romani. E ha gradito ancora meno quanto accaduto immediatamente dopo, con i grillini letteralmente spariti per due giorni - impegnati, pare, in lunghe quanto inutili consultazioni interne - tanto da essere costretto a revocare la delega al pur incolpevole Diomede.
Nello scontro tra centro e periferie per la giunta del capoluogo è più evidente la diversa visione tra gli «ortodossi» che ritengono centrale il dibattito nella base, e i «contiani» che badano al merito delle alleanze stabilite con le segreterie. Da qui anche l’imbarazzo emerso in alcuni comunicati, nei quali - dopo la decisione di Leccese - Diomede ha ricordato di aver già messo a disposizione il suo mandato nel giorno stesso in cui il gruppo consiliare lo aveva sfiduciato.
La situazione di stallo con i Cinque Stelle crea però problemi nelle coalizioni, perché al Comune di Bari come in Regione i posti liberi fanno gola. Li reclama il Pd, che in quanto principale forza del centrosinistra ritiene di essere sempre e comunque sottorappresentato, ma sono oggetto di recriminazioni anche dagli esponenti civici. È particolarmente vero a Bari, dove le alchimie per la composizione della giunta hanno lasciato molti scontenti. La civica «Con» che fa capo a Emiliano ha ad esempio rinunciato ad esprimere un proprio assessore, ma gli uomini del governatore hanno imposto Domenico Scaramuzzi (Lavori pubblici) eletto nel Pd. Da qui i tanti mugugni, e le pressioni che stanno giungendo dai Dem.
Due consiglieri grillini di Andria: «Nessuna ipotesi di ingresso nella maggioranza»
«Due dei quattro consiglieri M5S citati nell’articolo sono gli scriventi, che non hanno mai partecipato, né mai parteciperanno ad accordi per un ingresso nell'attuale amministrazione comunale di Andria». Lo scrivono in una nota i consiglieri comunali di Andria Doriana Faraone e Pietro Di Pilato (M5S): «Questo - prosegue la nota - per un semplice motivo: i cittadini andriesi, con il loro voto, hanno deciso che noi stessimo all’opposizione. Cose diverse da questa, a nostro modesto avviso, vanno nuovamente sottoposte al vaglio degli elettori. In verità, il coordinamento territoriale del M5S non ci risulta abbia mai avviato alcuna trattativa e, soprattutto, non ha mai chiesto ai sottoscritti di valutare l'ipotesi di entrare in maggioranza».