BARI - La mancata denuncia a carico degli estortori, il patto del silenzio con i suoi familiari, la presenza del suo nome nell’«elenco delle estorsioni» sequestrato durante un’indagine antimafia «possono costituire un’ipotesi ragionevole e probabile di permeabilità della singola impresa ad ingerenze della criminalità organizzata di stampo mafioso». È su questa base che il Tar di Bari ha respinto il ricorso presentato dalla coop Tre Fiammelle di Foggia contro l’interdittiva antimafia emessa un anno fa dal prefetto Maurizio Valiante.
I giudici (Seconda sezione, presidente Allegretta, estensore Testini) hanno in sostanza condiviso la «prognosi di pericolo di condizionamento mafioso» che il Gruppo di intervento antimafia della prefettura foggiana ha formulato a febbraio 2023 nei confronti dell’imprenditore Michele D’Alba, cui è ritenuta riconducibile Tre Fiammelle (attiva nel global service per numerose pubbliche amministrazioni tra cui il Comune di Foggia). Il punto - spiega la sentenza - non è tanto che D’Alba sia vicino ai clan. Pesa il «giudizio di possibilità che l’attività d’impresa agevoli, anche in maniera indiretta, le attività criminali, o ne sia in qualche modo condizionata»...
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LA REPLICA DELL'AZIENDA
«A seguito del controllo giudiziario disposto dal Tribunale Ordinario di Bari con Decreto n. 3/2023 del 19.09.2023, la Società Cooperativa Tre Fiammelle ha intrapreso un percorso di rinnovamento e trasparenza, confermando il proprio impegno verso la legalità. Il nuovo Consiglio di Amministrazione ha adottato misure di rigore interno che garantiscono l'integrità delle attività aziendali e il rispetto delle normative vigenti. La cooperativa continua a operare con successo nel settore dei servizi integrati e del Facility Management».