Economia

Aziende agricole «in rosa» medaglia d’argento alla Puglia

Antonella Fanizzi

Ma fra Covid e crisi le campagne perdono il 70% della forza lavoro femminile

BARI - Per numero di aziende guidate dalle donne, la Puglia merita la medaglia d’argento: è seconda soltanto alla Sicilia che vanta il primato per le imprese «in rosa» in agricoltura. Ma la pandemia, che ha destabilizzato il settore, ha fatto vittime soprattutto fra le stagionali: le campagne hanno perso il 70% della forza lavoro femminile. «È una strada in salita - ammette Domenica Piarulli, punto di riferimento in Puglia delle Donne in campo della Cia (Confederazione italiana agricoltori) - ma le competenze e la voglia di fare non mancano. Non siamo soltanto operaie: un numero numero crescente di colleghe definisce le strategie delle aziende di cui si pone alla guida. Abbiamo diversificato gli ambiti di interesse: vino, grano, olio come pure piante officinali per la cosmetica, fattorie didattiche, agriturismi. Abbiamo riqualificato le masserie e i casolari ereditati dai nostri nonni - racconta Piarulli - trasformandoli in risposta alle nuove esigenze del mercato. Non abbiamo paura di sporcarci le mani, però al patrimonio di competenze tramandato per generazioni si sono aggiunti lo studio, la laurea, i master e la formazione acquisiti in varie discipline».

Non basta. Donne in campo della Cia ritiene che soltanto la sinergia fra colleghe possa consentire alle imprenditrici di posizionarsi sullo stesso piano degli uomini: «Scontiamo un retaggio culturale che ci penalizza. Il desiderio di emancipazione risale a una decina d’anni, a fatica stiamo invertendo una tendenza, ma l’Unione europea non ci sostiene. Nelle nostre filiere siamo riuscite a integrare produzione, turismo, ecologia e attenzione alle persone fragili. Da sempre le donne si spaccano la schiena nei campi, eppure la parità dei ruoli resta una chimera».

A restituire una fotografia in bianco e nero del settore è la Coldiretti: a causa del Covid e della crisi economica il tasso di occupazione è sceso al 49%, per la prima volta dal 2013: un cambiamento preoccupante anche in agricoltura nonostante la voglia delle donne di impegnarsi nello sviluppo rurale.

Coldiretti stima in 24mila le aziende a conduzione femminile che hanno il merito di dare un volto multifunzionale e innovativo alle professioni antiche riviste in chiave moderna in agricoltura, silvicoltura e pesca in Puglia, dove quasi un’azienda agricola su 3 è diretta da una donna. In crescita pure il numero di agriturismi in rosa (+3,7%), pari a oltre 300 aziende.

La pandemia ha aperto nuovi scenari: le donne hanno dimostrato una grande propensione al «sociale» offrendo un nuovo welfare verde, oltre a momenti di serenità, assicurando cibo ai cittadini con le consegne a domicilio e la distribuzione di pacchi alimentari alle famiglie indigenti grazie alla «spesa sospesa». Spiega la viceresponsabile di Coldiretti Donne Impresa Puglia, Daniela Margarito: «C’è bisogno di sostenere con strumenti adatti, finanziari e normativi, l’intraprendenza e i talenti femminili. La misura “Più Impresa” prevede che per le imprese agricole a prevalente o totale partecipazione femminile costituite in forma societaria non sia più richiesto il requisito della metà numerica dei soci, bensì solo quello di essere composte, per oltre la metà delle quote di partecipazione, da donne».

Nell’attività imprenditoriale le donne dimostrano capacità di coniugare le richieste del mercato con il rispetto dell’ambiente e la tutela della qualità della vita - aggiunge Coldiretti Puglia – con una grande attenzione al sociale, assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità diventando protagoniste in diversi campi, dalle attività di educazione alimentare e ambientale con le scuole ai servizi di «agritata» e «agriasilo», dalle fattorie didattiche ai percorsi rurali di «pet-therapy», fino agli orti didattici e all’agricoltura sociale. In Puglia sono già state censite 95 aziende agricole che hanno esperienza di accoglienza e di agricoltura sociale e svolgono un ruolo importante nell’ambito della multifunzionalità.

Conclude Margarito: «Per le donne lavorare in campagna è una scelta professionale portata avanti per passione e per spirito imprenditoriale, come testimoniato dalle strutture aziendali complesse e dai fatturati importanti. Un professionalità che va incentivata. Aiutiamo le persone in difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro, dagli immigrati ai disabili, dai disoccupati di lunga durata agli ex tossicodipendenti, dalle donne che sono state le schiave delle organizzazioni criminali e costrette a prostituirsi fino ai rifugiati politici. Queste opportunità si concretizzano attraverso corsi di formazione per l’apprendimento di nuovi mestieri o addirittura nell’impiego diretto nelle stesse aziende agricole>.

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