Ambiente

Il mare di Puglia e Basilicata, un «padre» da difendere e tutelare

Rita Schena

Il neo direttore marittimo Vincenzo Leone: «Abbiamo appena mappato la costa, servirà a capire quali sono i problemi da affrontare»

BARI - Il mare inteso come padre da affiancare al concetto di terra madre; la Puglia come penisola nella penisola, perla di mediterraneità; l'affiancamento alle scuole per guidare gli studenti a diventare cittadini del mare, inteso come spazio che educa al rispetto. C'è questo e molto di più nella visione prospettica del contrammiraglio Vincenzo Leone, da poco nuovo direttore marittimo della Puglia e Basilicata jonica e comandante del Porto di Bari. E le occasioni per parlare del mare non mancheranno nei prossimi giorni con i tanti appuntamenti che la Guardia costiera, la Direzione marittima di Bari e l'Ufficio scolastico regionale per la Puglia hanno organizzato dal 4 all'11 aprile in occasione della «Settimana blu».

Ammiraglio perché è importante avvicinare i ragazzi alla cultura del mare?

«La scuola italiana non ha storicamente un programma basato sul mare. C'è un Istituto Nautico, dedicato a chi punta a fare una certa attività professionale, ma nella scuola non si parla del mare in maniera sistematica. Invece il mare è fonte non solo di vita ma di grande tradizione culturale. E' un ossimoro che lo studente italiano, appartenente ad una terra immersa nel suo mare Mediterraneo, non sia portatore di questa cultura. Invece sul terreno fertilissimo che sono i nostri ragazzi credo sia essenziale piantare la cultura del mare, inteso come grande padre e fonte di insegnamento».

Cultura, inclusività, rispetto. E' a questi valori che pensa quando definisce il mare «padre»?

«Assolutamente sì. Non può un Paese come l'Italia, immerso da sempre in una culla dell'inclusività e di civiltà, come è il Mediterraneo, non invertire una tendenza che ad oggi è solo: “quanto è bello il mare, speriamo che arrivi l'estate”.
Il mare educa al rispetto che è la base del vivere in società. Non perché ti intimorisce, ma perché ti impone di conoscerlo. Tu rispetti le cose perché le conosci. E ti impone di conoscerlo quando è arrabbiato e ti consiglia di non prenderlo, e ti affascina quando è calmo, anche se poi ti ricorda che si può sempre infuriare. Se si vuole navigare e raggiungere l'obiettivo, si deve imparare a farlo insieme, come un equipaggio affiatato. E far parte di un equipaggio ti insegna, sia a tenere il timone e fare il comandante, sia prendere il remo e remare insieme agli altri, sia occuparti delle vele, che gonfiandosi di vento permettono all'imbarcazione di muoversi».

Dalla tradizione delle Capitanerie di porto ai complessi ruoli della Guardia costiera oggi. Cosa cambia nel rapporto con i cittadini?

«Sono due concetti parti di una stessa visione. Per certi versi noi continuiamo a parlare di “Capitaneria”, perché fa parte della nostra storia; io spero si possa arrivare a parlare di Guardia costiera, perché è la trasformazione del nostro antico essere, senza perdere la tradizione degli antichi capitani di porto. Noi siamo sempre stati al servizio del mare e degli usi civili del mare. E questo non è una negazione della nostra militarità, che resta un valore da aggiungere alla tradizioni e servizi che sono utili alla gente di mare e alla collettività. In Italia non può non esserci una alleanza tra la Comunità costiera e noi, l'Istituzione deputata al governo del mare nell'ambito delle funzioni che le leggi ci chiedono di svolgere. I cittadini sanno che qui in Capitaneria possono trovare sempre una mano tesa per prendere il mare in sicurezza. Che tutto questo significa alimentare il rispetto alla risorsa mare, non solo come attenzione alla sicurezza della navigazione ed eventualmente il salvataggio se accade qualcosa, ma anche educazione ambientale».

Solo che oggi la risorsa mare è sempre più violata.

«Oggi più di ieri il mare è in sofferenza. Questo dato non si deve comunicare facendo terrorismo, ma spiegandone le ragioni e assumendo posizioni di tutela comune. Il mare è straordinario perché anche quando soffre è talmente buono che si fa vedere bello. Basta un attimo di calma e si fa vedere trasparente, ma se noi avessimo la possibilità di guardare al suo fondo, si potrebbe capire subito quanto sta soffrendo di un inquinamento permanente. Il mare sta respirando male e questo è pericolosissimo. Tutti noi dobbiamo intervenire subito».

E qui ecco uno dei ruoli della Guardia costiera, il monitoraggio della coste. Che progetti state portando avanti?

«Noi siamo storicamente affiancati all'Arpa per le attività di monitoraggio, li sosteniamo con i nostri mezzi. Al momento con il dottor Bruno, direttore Arpa Puglia, stiamo individuando tutta una serie di attività da svolgere insieme in una sorta di ulteriore alleanza. Abbiamo finito recentemente una attività di mappatura della costa pugliese che è uno strumento che servirà a noi per capire quali sono i problemi da affrontare. Sarà uno strumento che una volta completato offriremo a tutte le Istituzioni che vorranno condividere con noi la visione e gestione del mare. Il mare di questa regione è straordinario e lo dico da siciliano, questa è una penisola della penisola. Se noi sperimentiamo qualcosa di buono qui, una buona prassi, potremmo diventare regione pilota per un sistema di controllo nazionale. Anche per questo mi piacerebbe poter condividere questa mappa con tutti i 69 sindaci dei comuni costieri. E' un mio sogno.

Che sia chiaro questa mappatura non è la soluzione dei problemi, è uno mezzo che serve a vedere tutti insieme la stessa cosa e dalla quale partire per dare risposte. Si tratta di fotografie satellitari che evidenziano pregi e criticità: da dove sono gli stabilimenti e le spiagge libere per una loro corretta gestione; o le aree tutelate piuttosto che quelle che meriterebbero tutela. Sono aspetti che afferiscono i nostri compiti ma che poi riguardano responsabilità e interventi di altri che siano Comuni o Regione. La bellezza del mare è che non può essere confinato, non può essere preso per settori, deve essere affrontato nella sua globalità.
Infine non possiamo pensare all'inquinamento che c'è lungo la costa, senza capirne il perché e il perché è spesso a monte. Ecco perché dobbiamo avere una visione unica: le Istituzioni ed Enti locali e la Guardia costiera».

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