Le testimonianze
«Noi pronti a partire per Kiev anche senza esperienza militare», il grande cuore della Puglia
Storie di aspiranti volontari pronti per arruolarsi
TARANTO - «Non ho nessuna esperienza militare, ma sono pronto a partire subito». Moris Marzia ha 21 anni è di Taranto, ma vive a Statte con suo padre. Nella vita fa il cameriere, tanti progetti nella testa, ma ancora tutti da scrivere. La sua voce, timida e tenace allo stesso tempo, è quella tipica dei giovani che sentono di avere il mondo tra le mani, ma che in questo momento non possono sopportare di assistere a una tale ingiustizia.
«Se posso rendermi utile lo faccio - dice - per me è una questione personale, perché non riesco a sopportare di vedere morire donne e bambini innocenti». Moris non sa fare molto, ma ha due braccia che intende mettere a disposizione. «Non so tenere in mano un fucile e non so neppure se sarei in grado di tenerlo, ma voglio mettermi a disposizione per un sostegno umanitario e sanitario», dice Moris che qualche mese fa - ci tiene a dirlo - aveva inviato una richiesta di iscrizione a uno dei corsi organizzati dalla Croce Rossa locale. «La guerra non è un gioco, ma sono pronto a stare fuori casa per il periodo necessario, mi sto informando in tutti i modi per capire chi si occupa di far arrivare i volontari in Ucraina. Voglio dare il mio aiuto a quella gente, sono convinto che sarebbe un’esperienza formativa importante anche per me e credo che mi possa tornare utile nella vita. Se c’è da fare qualche corso per imparare sono pronto a farlo. Sono sicuro che in questo momento ci sia un grande bisogno di persone disposte ad aiutare questa gente». Moris non si sente un eroe, né tantomeno ambisce a diventarlo, ma sulle sue spalle sente tutto il peso di una guerra terribile, che vede persone disposte a difendere il proprio Paese e la propria nazione. «La mia famiglia? I miei sono contenti delle scelte che faccio, perché conoscono il mio carattere».
«E se fosse successo a me? Che valore avrebbe un sorriso, una carezza, una mano tesa e uno sguardo di speranza?» Sono le domande di Daniela Schiavone, 30 anni originaria di Martina Franca. «Sono pronta a partire perché queste sono le domande che fanno parte della mia vita, sin da quando sono partita la prima volta a 20 anni, incontrando il dolore e le ferite di tanta gente». Oggi Daniela è un’assistente sociale e, come volontaria, ha conosciuto tante realtà ai margini, dove gli ultimi hanno spesso le sembianze di bambini che sono dovuti diventare adulti troppo in fretta. Mozambico, poi due anni in Albania, e ancora Uganda, India e Zambia: Daniela sa cosa sono le periferie.
«Non sono mai stata in contesti di guerra, ma credo che il mio contributo sarebbe molto utile ai confini, là dove c’è aiutare i profughi e la popolazione che fugge. Sarei pronta a partire subito». Daniela lo ha già fatto, come durante l’operazione Mare nostrum, perché - dice - «non tutti hanno gli strumenti e le risorse per difendersi, a volte non sono nelle condizioni di poterlo fare. E noi tutti siamo chiamati, come uomini e fratelli, a farci carico di chi non ce la fa».
Nel frattempo si fa quel che si può: «c’è l’urgenza di rimboccarsi le maniche, fare lo zaino e partire, ma anche quella di restare nella nostra terra per dare una mano alla popolazione ucraina che vive nei nostri territori. Sto collaborando con diverse realtà del territorio che stanno lavorando in questo senso. Poi ci saranno tanti profughi da gestire e da accogliere, spero che l’Italia si dimostri capace di farsi trovare preparata, perché allora non potremo dire “non eravamo pronti”».