IL COMMERCIO

Puglia, florovivaisti in ginocchio: «Il caro bollette ci sta uccidendo»

Redazione online

L'allarme lanciato da Coldiretti: «In questo momento di crisi bisogna tutelare il Made in Italy»

BARI - Il caro bollette fa appassire le speranze di ripresa dei florovivaisti pugliesi. Dal Barese al Salento, dove sono attivi i principali distretti produttivi della regione e tra i più importanti d’Italia, si alza il grido di dolore degli operatori del settore. L’impennata dei costi per il riscaldamento delle serre li sta mettendo in ginocchio. Anche perché si somma ai rincari del carburante per i trasporti e all’aumento dei prodotti necessari alle coltivazioni.
In provincia di Bari e della Bat soffrono le aziende di Terlizzi, Canosa, Bisceglie, Molfetta, Ruvo di Puglia, Giovinazzo. In provincia di Lecce sono colpiti i centri di produzione di Taviano e Leverano con i comuni limitrofi. Imprese già messe a dura prova dal periodo più duro della pandemia, con i lockdown italiani ed esteri che hanno fatto finire al macero fiori e piante rimasti invenduti.

L’allarme è rilanciato da Coldiretti Puglia, che ricorda quanto il settore incida sulla produzione agricola e fa le stime dell’escalation dei costi e dei problemi che ne conseguono. «In provincia di Lecce - puntualizza l’associazione - il settore florovivaistico rappresenta ben il 12,4% della produzione agricola mentre in provincia di Bari costituisce il 5,8% del valore della produzione agricola. Confrontando la distribuzione delle aziende per classi di superficie, si denota che, in termini di dotazione in fattore “terra”, le aziende pugliesi sono mediamente più grandi della media nazionale. Delle 853 aziende floricole, il 65% si colloca tra 1 e 5 ha mentre a livello nazionale la stragrande maggioranza delle aziende (58,2%) ha una superficie inferiore a un ettaro».

I numeri impongono di non sottovalutare la crisi del settore. Coldiretti fa un esempio emblematico. «Servono 14 ore di energia per illuminare le orchidee in serra in Puglia, una realtà da primato made in Italy unica del Centro-Sud, messa a rischio dal boom dei costi energetici e del carburante con rincari fino al 50%, proprio a ridosso di un periodo in cui per molte aziende si realizza oltre il 75% del fatturato annuale. A Ruvo di Puglia si producono in serra oltre 500mila orchidee Phalaenopsis - sottolinea Coldiretti - e ora il rischio è di dover cambiare l’orientamento produttivo delle serre, favorendo le importazioni da Paesi stranieri che nel 2021 hanno già fatto registrare un aumento del 20% in valore». Insostenibile pure l’aumento dei costi dei fertilizzanti con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), le torbe con un +20%. «Mentre per gli imballaggi gli incrementi colpiscono dalla plastica per i vasetti (+72%) dei fiori al vetro (+40%) fino alla carta (+31%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati».
Il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, ricorda che «il settore florovivaistico è stato già fra quelli più duramente dalla pandemia, ma si stava riprendendo più rapidamente di altri. Il valore della produzione di fiori e piante in Puglia arriva a 300 milioni di euro». E lancia un appello: «Bisogna preferire in un momento difficile per l’economia nazionale le produzioni Made in Italy, scegliendo l’acquisto di fiori tricolori, direttamente dai produttori o da punti vendita che ne garantiscano l’origine, per sostenere le imprese, l’occupazione e il territorio».

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