la nostra intervista
«Due dosi di vaccino proteggono dalla Delta»
A Bari il noto epidemiologo napoletano Donato Greco lancia un appello: «Immunizzare i giovani»
Bari - «Dal covid abbiamo avuto una delle peggiori aggressioni del mondo, ma abbiamo anche dato una delle risposte peggiori. Quello che è accaduto in Italia non ha spiegazioni. Eravamo totalmente impreparati rispetto alla pandemia». Donato Greco, napoletano, epidemiologo di fama internazionale, voluto nel Comitato tecnico scientifico dal premier Mario Draghi, non è uno che le manda a dire: «Il piano pandemico nazionale l’ho scritto io nel 2006, e cosa abbiamo fatto in 14 anni? Per fortuna abbiamo reagito come italiani e siamo diventati tra i migliori».
Ma ora non è più il tempo delle polemiche. Pier Luigi Lopalco considera Greco il suo maestro («Se non fosse per lui non mi sarei appassionato all’epidemiologia»): i due, non a caso, condividono la stessa fiducia nei vaccini. E la stessa allergia nei confronti di quella classe politica che ne sminuisce l’efficacia. Ma la risposta è scientifica, non politica. Prima per esorcizzare le varianti («Appartengono alla vita del virus, senza di loro il virus non campa. Le mutazioni sono continue e quasi sempre non danno alcuna conseguenza, ma quando si sommano possono costruire anche salti di specie»), poi per spiegare perché certi appelli delle ultime settimane possono fare danni: «L’unica barriera vera alle varianti - dice Greco - è la vaccinazione che impedisce al virus di propagarsi. Anche se i ragazzini hanno rischio Covid vicino allo zero, sono loro i più grandi diffusori. Per questo se non li vacciniamo, e non li vacciniamo subito, consentiamo al virus di continuare a espandersi».
Il vaccino, dunque, è la soluzione. «Lo studio pubblicato sul New England dimostra che Pfizer e AstraZeneca proteggono anche dalla variante Delta, arrivando ad un efficacia dell’88% con due dosi e di circa il 40% con una. Dunque la difesa contro il covid è sempre la stessa: due dosi di uno degli ottimi vaccini che abbiamo a disposizione, con fiducia». Ma il problema va visto in una ottica globale, perché esiste un problema di «iniquità vaccinale». «Oggi - ha spiegato Greco rispondendo a una domanda di Antonio Sanguedolce, igienista e direttore generale della Asl di Bari che lo ha invitato al convegno tenuto ieri in Fiera del Levante - muoiono ogni anno due milioni di bambini nel mondo povero perché non sono raggiunti da vaccinazioni contro malattie banali come tetano e difterite. Se non vacciniamo l’intero globo non abbiamo nessuna possibilità di stare tranquilli. Per ogni vaccinato in Italia dovremmo farne uno a chi non se lo può permettere, sennò stiamo solo perdendo tempo».
E le prospettive? «Dobbiamo tornare alla vita normale - dice Greco - ma dobbiamo anche tornare ad applicare le normali regole di attenzione e di convivenza. Perché negli autobus devono entrare 40 persone se i posti a sedere sono 25? O perché in aula devono esserci 30 ragazzi se il rapporto ottimale è uno a 25. Non è solo questione di rischio covid. Servono azioni di mitigazione che valgono per tutte le epidemie e che ci devono consentire di ripartire». Ad esempio il green pass? «È una grande soluzione che protegge se stessi e la comunità, e come Cts ne siamo convinti. L’obbligo di renderlo obbligatorio è una questione politica e non tecnica, ma per noi deve essere usato nel modo più massiccio possibile e che sia concesso solo a vaccinati con due dosi o a guariti e vaccinati». Bisogna, però, guardare avanti. «Cominciamo a chiederci cosa succederà a gennaio 2022, e se siamo pronti per un’altra pandemia. Andiamo verso un futuro fatto di guarigioni, sempre più vaccinazioni e sempre meno tamponi. Quando lavoro per il presidente Draghi, lui ci chiede sempre chi pagherà questi debiti che stiamo accumulando per figli e nipoti. I ristori sono sacrosanti ma non sono a costo zero e non potranno andare avanti per sempre».