lo studio
Il Covid abbatte le aspettative di vita: in Puglia il calo più consistente
L'Osservatorio Salute analizza l’impatto del virus sui decessi per altre patologie
Il contraccolpo non è soltanto sull’economia e sulle abitudini quotidiane. Catalizzando l’attenzione e gli sforzi del sistema sanitario, il Covid ha finito per favorire la mortalità a causa di altre patologie. Nel giro di un solo anno, inoltre, ha determinato il calo, anche in Puglia e in Basilicata, delle aspettative di vita.
È in estrema sintesi ciò che emerge dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla Salute nelle regioni italiane. L’impatto del virus non si è limitato ai decessi ad esso direttamente attribuibili: ad aumentare, infatti, sono stati anche i morti per cause non legate a patologie dell’apparato respiratorio, come le demenze (+49%), le cardiopatie ipertensive (+40,2%), il diabete (+40,7%), e sintomi, segni e malattie mal definite (+43,1%). Per avere un quadro più preciso l’Osservatorio ha quantificato le morti non da Covid nei mesi marzo-aprile 2020 e ha messo questi dati a confronto con la media 2015-2019. Al primo posto per cause di decessi le cardiopatie (in Puglia 765 a marzo-aprile 2020 contro una media 2015-2019 di 557; in Basilicata 124 contro 104); a seguire demenze e malattie Alzheimer (in Puglia 343 contro 308; in Basilicata 60 contro 46) e diabete mellitico (in Puglia 388 contro 326; in Basilicata 60 contro 54). Tale scenario – sostengono gli esperti dell’Osservatorio - può essere attribuito da un lato alle difficoltà a diagnosticare una nuova patologia con conseguente sottostima dei decessi effettivamente dovuti al Covid (in favore soprattutto delle polmoniti). Dall’altro, l’infezione stessa da Coronavirus, congiuntamente al sovraccarico in cui si sono trovati i sistemi sanitari regionali, ha potuto causare il peggioramento di pazienti con quadri clinici già compromessi.
La speranza di vita viene così aggiornata: in Puglia 84,5 anni per le donne (-1 anno e 4 mesi rispetto al 2019) e 80 per gli uomini (-8 mesi); in Basilicata 84,4 anni per le donne (-4 mesi) e 79,7 anni per gli uomini (-7 mesi).
A livello nazionale la variazione tra il 2019-2020 di questo indicatore è stato pari a -1,4 anni per gli uomini e -1,0 anni per le donne. A livello regionale le perdite di anni di vita media sono state differenti: per la componente maschile il record negativo va alla Lombardia con una perdita pari a 2,6 anni, seguita dal Piemonte con 1,8 anni e dalla Valle d’Aosta, Trento e Liguria con 1,7 anni persi.
Di fronte a questo quadro FederAnisap, la Federazione Nazionale delle Associazioni regionali o interregionali delle istituzioni sanitarie ambulatoriali private e/o accreditate, rinnova l’allarme «liste di attesa». Il vice presidente nazionale (con delega al Mezzogiorno), il lucano Antonio Flovilla ribadisce la piena disponibilità per una «pronta e fattiva collaborazione» con le istituzioni e chiede un incontro costruttivo ai Ministri Speranza (Salute) e Franco (Economia) «per delineare le azioni da adottare nel brevissimo periodo». «È urgente – dice Flovilla - coinvolgere le strutture sanitarie accreditate, alla luce dell’aumento vertiginoso dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie ambulatoriali. La nostra Federazione ha già rappresentato il ruolo che ha svolto e che svolge da decenni il comparto delle strutture sanitarie accreditate, ruolo che oggi, con l’attenuarsi dell’emergenza epidemiologica, rischia di subire un rallentamento insostenibile, soprattutto per gli utenti del Servizio sanitario nazionale. FederAnisap ricorda che in tutto il Paese moltissime strutture sanitarie accreditate operano in assenza di un contratto aggiornato e sono vincolate a sistemi di finanziamento del tutto insufficienti a garantire l’erogazione delle attività in modo omogeneo su base annuale, con l’aggravante scaturita dalla circostanza che la maggior affluenza dei pazienti non esenti, cui faceva capo la quota di compartecipazione oggi abolita, cagionerà a brevissimo, ed in taluni casi ha già cagionato, l’esaurimento dei budget, assegnati con gli accordi contrattuali, aggiornati o in proroga, con una conseguente ulteriore riduzione delle prestazioni erogabili nel corso dell’anno. «Appare indifferibile - conclude Flovilla - la previsione di interventi più incisivi e urgenti, per evitare che le strutture si trovino nelle condizioni di interrompere l’assistenza per gli ultimi mesi dell’anno, tra l’altro in un momento in cui appare essenziale l’ausilio della sanità privata ai cittadini, non solo per l’ordinaria gestione dell’attività sanitaria, ma soprattutto per tutelare la delicata situazione dei pazienti fragili quali i malati oncologici, per garantire le attività di prevenzione primaria, per monitorare le malattie croniche che necessitano un’osservazione costante».