Lotta al virus
Covid Puglia, il mistero dei «caregiver»: vaccinate intere famiglie
Centri aperti anche sabato e domenica prossimi: impossibile verificare chi davvero assiste un disabile
L’apertura straordinaria degli ambulatori vaccinali pugliesi a Pasqua e Pasquetta ha consentito di somministrare circa 13mila dosi ai cosiddetti «caregiver» (badanti). Sono le persone che si prendono cura di un malato grave o di un disabile, e i familiari, conviventi, tutori e affidatari di disabili gravi minori di 16 anni. Un’iniziativa che la Regione considera un successo, tanto da riproporla anche per sabato e domenica con la stessa formula: niente prenotazione, ci si presenta con i documenti necessari e si ottiene la dose di AstraZeneca.
Nei giorni festivi di Pasqua sono stati attivati 37 punti di somministrazione, numero che nel prossimo weekend potrebbe anche crescere perché c’è la disponibilità delle fiale necessarie. Le code all’esterno dei centri, spiegano dal dipartimento Salute della Regione, non sono un sintomo di disorganizzazione ma anzi testimoniano il gradimento per la scelta, tanto che parecchie persone si sono presentate nei centri anche nei giorni successivi.
Per ottenere la vaccinazione come caregiver è sufficiente presentare una certificazione da cui emerge l’esistenza di una disabilità grave (cioè secondo l’articolo 3, comma 3, della legge 104) e dichiararsi «caregiver» di quella persona. Un figlio per un padre, ad esempio. Ma anche (per quanto la circolare della Regione utilizzi il termine al singolare) i figli per un padre. Non esiste nessuna possibilità di sottoporre a controllo questo tipo di dichiarazione e, d’altro canto, spiegano fonti dell’assessorato alla Salute, l’indicazione data alle Asl è di non fare discriminazione. Se un disabile grave vive con mamma e sorella, hanno entrambi diritto alla vaccinazione (se il disabile ha meno di 16 anni, non esistendo ancora vaccini autorizzati per i ragazzi la somministrazione copre solo i parenti). Ma è lo stesso anche se il «caregiver» non vive con il disabile grave? In teoria sì, e nei fatti - questo è accaduto nei centri vaccinali lo scorso fine settimana - anche in pratica: mamma anziana disabile (magari di norma affidata alla badante, che è a sua volta convivente del disabile ed ha dunque diritto al vaccino) ha consentito di vaccinare i due figli che usufruiscono entrambi della legge 104 e persino il nipote studente universitario che ha dichiarato di dormire a casa della nonna. Tutto grazie ad una semplice autodichiarazione.
Secondo la Regione va bene così. La logica applicata in questo caso è «purché si vaccini», visto che al momento esiste la disponibilità delle dosi, anche perché si tratta pur sempre di tutelare le persone più fragili. Anche se questo meccanismo a maglie larghe potrebbe consentire a qualcuno di utilizzare una scorciatoia per ottenere l’agognato vaccino.
Nell’ultima circolare vaccinale (quella di martedì) la Regione ha imposto alle Asl di organizzare in settimana sedute dedicate per la somministrazione contestuale del vaccino al caregiver/convivente insieme ai disabili gravi, sia nei centri vaccinali, sia nelle sedi messe a disposizione dai Comuni, sia a domicilio. L’indicazione è di non fare attendere nessuno, soprattutto tra le persone più fragili, e di procedere contestualmente (per i disabili ultraottantenni con il Pfizer nei centri vaccinali e con il Moderna a domicilio). Esiste però anche un problema di scetticismo: nello scorso fine settimana non pochi caregiver hanno rinunciato alla somministrazione quando hanno saputo che sarebbe stato utilizzato il vaccino AstraZeneca di cui, a ieri sera, la Puglia aveva quasi 130mila dosi nei frigoriferi a fronte di 110mila Pfizer e 43mila Moderna.