emergenza Covid
Chiusura scuole in Puglia, si torna al Tar: genitori contro genitori
Un gruppo di famiglie si schiera con la Regione: «Giusto chiudere tutto»
BARI - La battaglia sulla chiusura dell’attività didattica in presenza torna nelle aule della giustizia amministrativa. Stamattina il Tar di Bari deciderà se confermare o meno la sospensione dell’ordinanza con cui, il 28 ottobre, la Regione impose la Dad in tutte le scuole, scatenando la reazione di una parte dei docenti e del ministero dell’Istruzione.
La novità è che nel procedimento davanti alla Terza sezione, nato dal ricorso di un gruppo di genitori e di una associazione di consumatori di Lecce, si sono costituiti - oltre che ministero e Regione - anche altri due soggetti. Da un lato c’è un gruppo di genitori di Taranto favorevoli all’ordinanza di Emiliano, dall’altro un’associazione sindacale di insegnanti che si oppone. Lo stesso Emiliano ha chiesto di poter parlare in camera di consiglio, procedura inusuale nelle aule della giustizia amministrativa. Ma lo scontro tra famiglie (quelle che hanno presentato il ricorso e quelle che si sono costituite con l’avvocato Anna Chiara Vimborsati) è rappresentativo del clima che si respira intorno a questa storia, una decisione che ha spaccato la Puglia.
La Regione (con l’avvocatura guidata da Rossana Lanza) valorizzerà il diverso metro di valutazione utilizzato, in una situazione analoga, sia dal Tar di Lecce che da quello della Campania secondo cui i provvedimenti di chiusura delle scuole sono giustificati dalle situazioni epidemiologiche. E farà valere i dati raccolti dalle Asl, in particolare da quella di Bari che con il suo «intelligence center» (una cabina di regia che si occupa solo di monitoraggio covid) stima nell’area metropolitana 30 contagi diretti al giorno (20 di studenti e 10 di insegnanti) che a loro volta creano almeno altri 120 contagi secondari, con il relativo carico sui Dipartimenti di prevenzione per i tamponi e le quarantene.
Ma, anche se la Regione dovesse ottenere la revoca del decreto cautelare che ha sospeso l’ordinanza del 28 ottobre, la chiusura dell’attività didattica in presenza durerebbe solo fino a martedì (è la data di scadenza originaria). E dunque, a quel punto, sarebbe inevitabile un nuovo provvedimento. A meno che non arrivi l’intervento da parte del governo, con l’inclusione della Puglia in «zona rossa»: questo comporterebbe anche la chiusura totale delle scuole.
Contrari sono i presidi pugliesi, che puntano il dito anche contro la seconda ordinanza di Emiliano (tuttora vigente) in base a cui le famiglie, se vogliono, possono non mandare i figli a scuola e chiedere la Dad sincrona. «Il fatto di avere scaricato la responsabilità su famiglie e dirigenti scolastici generando la piu' volte lamentata situazione di disorientamento e disuniformita' del servizio», secondo il presidente regionale dell’Anp, Roberto Romito. Ieri sul punto è intervenuto anche l’assessore in pectore alla Sanità, Pier Luigi Lopalco: «Fosse stato per me, le scuole non le avrei aperte a settembre. Io avrei tenuto le scuole chiuse un altro po’ e magari le avrei tenute aperte a luglio e agosto». Lopalco, però, al momento non è favorevole alla chiusura totale della Puglia: «Tutte le categorie di medici stanno spingendo per restringere la morsa, per cercare di limitare le attività sociali e rallentare l’andamento del virus». Il parametro Rt della Puglia è 1,44, ed è - ha spiegato Lopalco - «un Rt da zona arancione. Il problema è in termini comunicativi: significa che ogni 2 casi, dopo una settimana ce ne abbiamo 3. Noi stiamo facendo un grosso sforzo per ripulire i dati, per fare in modo che i dati siano trasparenti e corretti».