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«Riapriamo gli stadi della serie C: le Regioni c’aiutino a non morire»

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

«Riapriamo gli stadi della  serie C: le Regioni c’aiutino  a non morire»

Ghirelli: «Gironi e calendari? Li faremo ai primi di settembre»

Lunedì 10 Agosto 2020, 13:41

Una ripresa tutta da verificare. La serie C prova a rialzarsi dopo essersi fermata lo scorso marzo. Incognite, problemi economici, l’enigma degli stadi saranno le difficoltà da superare. Eppure, i presupposti rilevati dalle domande di iscrizione inducono alla speranza. Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, ci guida nel nuovo viaggio della C. Date, progetti, auspici per la stagione 2020-21.

Presidente Ghirelli, il primo passo per il nuovo campionato è compiuto con la pratica delle iscrizioni C?

«Cinquantadue compagini hanno aderito: tre non si sono iscritte, di cui due riammissioni dalla C ed una Campodarsego sostituita dalla seconda nel girone di Serie D. Entro il 12 agosto si deve iscrivere la Juventus Under 23 ed entro il 24 agosto le retrocesse dalla Serie B. È un segnale positivo che va colto senza perdere il riferimento della pericolosità dell’autunno per i club. Da qui l’insistenza sul Governo per il credito di imposta che abbiamo ottenuto con il decreto di venerdì notte, grazie al lavoro senza sosta del Comitato 4.0 con le leghe di pallavolo, basket e l’atletica. Abbiamo affermato che noi stiamo nella faglia tra professionismo e dilettanti, da qui l’insistenza per evitare in autunno la restituzione intera di tasse e tributi, sarebbe stata la fine di tanti club. Ora studieremo il decreto per applicarlo».

Protocolli anti contagio: ci sarà un modo per alleggerirli in sicurezza?

«Non abbiamo mai sottovalutato la situazione epidemiologica del Paese, anzi qualcuno ci ha detto che abbiamo esagerato. Quel protocollo nasce nel pieno dell’epidemia ed ora bisognerebbe tararlo all’attuale situazione. Non mi sembra una proposta avventata, ma solo di buon senso».

Stadi: come potranno i club di C fare a meno del pubblico?

«Senza pubblico il calcio è un gioco completamente diverso da quello vero. In più senza incassi da botteghino i club si trovano in una situazione non sostenibile. Il presidente Bonaccini in Emilia riapre a mille presenze, nei palazzetti a 200. Parliamo dell’Emilia Romagna, spero che i governatori delle regioni del Sud, sempre tenendo conto della situazione epidemiologica, si muovano nella stessa direzione».

Gironi e calendari?

«Ultimate le iscrizioni, le riammissioni, e questo è un provvedimento chiave per rimarcare che passano i club virtuosi e non i banditi o i furbetti, procederemo alla definizione dei gironi e, nella prima decade di settembre, al varo dei calendari».

Pensa ad una rimodulazione del criterio di composizione dei gruppi?

«Il mio sogno è quello di gironi nazionali. Oggi, impraticabile il sogno per la situazione economico-finanziaria dei club: siamo obbligati al contenimento dei costi».

Data la concentrazione di piazze meridionali molto grandi, il rischio è di un girone C molto più competitivo degli altri due.Uno squilibrio, non trova?

«Soltanto sulla carta. Si veda questo campionato: su quattro semifinaliste dei play due erano del girone A e moltissimi hanno sostenuto che fosse il più facile dei tre gironi. Solo il campo è capace di dirci la verità».

I playoff torneranno alla formula originaria con gare di andata e ritorno dai quarti in poi o si studierà un format più agile?

«La formula dei playoff è spettacolare, fino a quando ci sarò non si cambierà. Nel campionato passato è successo di tutto: non lo auguro a nessuno di trovarsi a dirigere una fase terribile, incerta, precaria come quella che abbiamo attraversato. Ho cercato di dirigerla ascoltando, non alzando mai i toni, non pensando di avere la verità. Assumendomi le responsabilità, senza accondiscendenza ad alcuno. Di chi ha fatto il contrario ne ho, semplicemente, preso atto».

Come scongiurare un nuovo blocco a causa della pandemia?

«Semplicemente augurandoci che la situazione non diventi pericolosa. Sembra una ovvietà, ma purtroppo questa è la dura realtà. Per il resto, in questi mesi un poco di esperienza per agire l’abbiamo, purtroppo, maturata».

Il Bari riparte dopo la cocente sconfitta in finale: come rincuorare una città che soffre ormai da nove anni?

«Io ho vissuto quattro anni meravigliosi in Serie A con Vincenzo Matarrese, so la passione che si vive a Bari. Non è facile passare dalla Serie C alla Serie B, è più facile passare dalla B alla A. Progetto, programmazione, decisioni al momento giusto sono le armi vincenti. Bari può farcela, ci sono tutte le condizioni: al momento credo che manchi solo riaprire al pubblico lo stadio».

Durante lo stop del torneo ha avuto visioni differenti col presidente De Laurentiis: è tutto superato?

«La vita come il calcio è fatta di confronti. Non c’è stato, non c’è, non ci sarà alcun problema di visioni differenti».

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