FEDE E PANDEMIA

Puglia, i buddisti ora pregano su «Zoom». La comunità Bahai si converte all’online

Michele de Feudis

L’Ebraismo resta fuori dalla sinagoga di Trani, rispettando i precetti che vietano l’uso delle tecnologie nei giorni delle feste religiose

BARI - La fede corre sul web, ma non per tutte le confessioni. In Puglia la comunità Bahai ha addirittura tenuto elezioni interne in maniera digitale, i buddisti hanno fatto meditazioni su Zoom, la comunità ebraica di contro ha rispettato i precetti che vietano l’uso delle tecnologie nei giorni delle feste religiose. Tutti i centri spirituali sono stati chiusi nella regione, in attesa delle nuove disposizioni del governo.

Fedele Depalma, esponente della comunità Bahai del Barese, racconta così il disagio nelle settimane della pandemia: «Nella fede Bahai non c’è l’equivalente di una chiesa ma abbiamo un centro in Via Fanelli, a Bari, dove ci incontriamo per pregare insieme. Ora le funzioni sono annullate. Abbiamo sopperito attraverso le piattaforme online, come Zoom o Meet, dove si organizzano incontri di preghiera giornalieri». La vita comunitaria è proseguita grazie alle nuove tecnologie: «Noi non abbiamo clero ma istituzioni elette democraticamente: con votazione segreta abbiamo rinnovato in maniera digitale l’assemblea spirituale locale, che amministra la fede sul territorio». «Riunioni con il distanziamento? Con cautela si potrebbero tenere, ma aspettiamo le direttive nazionali», conclude Depalma.

Il maestro Francesco Lotoro, già riferimento della sinagoga Scola Nova di Trani, descrive le privazioni vissute dalla comunità ebraica pugliese: «In queste settimane di restrizioni, nelle quali è caduta anche la Pasqua ebraica, ha prevalso una dimensione più casalinga dell’ebraismo. La nostra religione si sviluppa soprattutto in famiglia. Non c’è stata una mancanza della preghiera. Siamo stati privati della bellezza estetica di certe feste. La prossima festa è la Pentecoste ebraica, che cade a fine maggio: allora le sinagoghe saranno riaperte con tutti gli accorgimenti». «Fare le ultime feste in casa da soli è stato struggente. Il coronavirus - spiega Lotoro - ha messo a dura prova le autorità rabbiniche . In Israele il rabbino capo sefardita aveva autorizzato l’accensione dei cellulari di Shabbat, il nostro giorno del riposo, per favorire il tracciamento anti-contagi. Si era ipotizzato di riunire virtualmente le famiglie con il web per la Pasqua ebraica, per il “Seder”, uno dei momenti più forti. La piattaforme social potevano aiutarci a stare insieme, ma si è preferito rispettare la regole di non accedere agli strumenti elettronici in queste giornate». «Abbiamo rinunciato anche alla festa per il ricordo dei caduti delle guerre israeliane e per il giorno dell’indipendenza di Israele, momenti fondamentali della vita israeliana e della Diaspora», conclude Lotoro. Stefano Davide Bettera, responsabile della comunicazione dell’Unione Buddista italiana: «Abbiamo deciso di rispettare le indicazioni del governo. Sono chiusi tutti i centri buddisti in Italia, Puglia compresa». «Ogni atto - argomenta Lettera - ha bisogno di una dimensione collettiva, anche nella tradizione buddista. Poi c’è una dimensione meditativa che si può anche vivere in maniera individuale. La parte liturgica è fondamentale: questo è un periodo di privazioni della nostra via comunitaria, uno dei tre gioielli dell’insegnamento buddista. Molti insegnamenti adesso avvengono sui social, ma è chiaramente una dimensione temporanea. Non si può andare avanti su Zoom, anche se è meglio di niente...».

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