Verso il voto
Regionali Puglia, Bellanova: «Siamo per l'unità ma con un altro candidadto»
Italia viva caldeggia il passo indietro di Emiliano e una svolta riformista
BARI - Dovevano essere allo stesso tavolo, il governatore Michele Emiliano e il ministro Teresa Bellanova, i due punti estremi di una coalizione di centrosinistra che in Puglia non trova la quadra. L’incontro era previsto a Gioia del colle ed era sul futuro dell’industria lattiero-casearia, introdotto dai saluti del sindaco meloniano Johnny Mastrangelo: il leader dell’area progressista denominata “Coalizione dei pugliesi” e la fondatrice (con Matteo Renzi) del polo liberal-riformista sono invece rimasti insieme solo sul cartoncino dell’invito (il presidente non ha più partecipato per impegni personali). E così il ministro Bellanova di Italia viva ha potuto ribadire la posizione dell’area dissidente del centrosinistra, mentre dal fronte opposto prosegue la linea dei toni bassi e della mediazione (affidata ad Antonio Decaro e, come extrema ratio, al segretario nazionale Pd Nicola Zingaretti).
«Abbiamo detto al Pd come alle altre forze che in Puglia c’è bisogno di cambiamento, c’è da mettere in campo una nuova classe dirigente»: Teresa Bellanova ha rimarcato la distanza dal percorso instradato dalla coalizione con le primarie che il 12 gennaio scorso hanno lanciato Emiliano come candidato governatore alla ricerca della riconferma. In questo appello - che segue la disponibilità del presidente pugliese di incontrare Matteo Renzi - c’è il margine di manovra identificato dalla Bellanova: Italia viva è per l’unità purché si cambi il candidato governatore. La proposta è insieme provocatoria e pragmatica: in questa formulazione c’è tutta la complessità di una divaricazione che è programmatica ma anche personale. Non a caso la Bellanova, intervenuta venerdì in una affollata assemblea provinciale a Lecce, promossa da Ada Fiore e Salvatore Capone, ha rimarcato l’orgoglio del riformismo incarnato dalla stagione del premier fiorentino, aggiungendo il suo rammarico per non aver potuto condividere i successi di quel periodo (a partire dal Jobs act) con i compagni del tempo, ovvero i dirigenti del Pd, “da cui abbiamo ricevuto coltellate”. Da qui la scelta di fondare una nuova forza politica, di conio differente, e dall’ambizione macroniana: «Ora in Italia viva siamo tutti a nostro agio, siamo costruttori del nostro progetto», ha chiosato il ministro dell’Agricoltura. L’unica indiscrezione che emerge dall’area renziana pugliese è una certa attesa per una dichiarazione pubblica chiarificatrice di Dario Stefàno, vicepresidente dei senatori Pd, ma anche scettico sull’operazione primarie del 12 gennaio (non ha partecipato).
Dal fronte emilianista non c’è nessuna replica ma tanto lavoro per la costruzione delle liste e per finire nella maniera migliore il mandato di governo. Emiliano ieri mattina poi ha pubblicato un post sull’inaugurazione della mostra nel Teatro Margherita dedicata alla barese Chiara Fumai, straordinaria artista cosmopolita, scomparsa tragicamente due anni fa. Sulle bacheche del centrosinistra, infine, fioccano le citazioni dal film cult di Nanni Moretti, «Bianca». Il Lietmotiv è «Continuiamo così, facciamoci del male», argomentato dall’ex deputato dem Dario Ginefra senza fronzoli: «Un ministro della Repubblica di un governo partecipato dal centrosinistra (Pd incluso) contro un governatore sostenuto da una coalizione di centrosinistra a guida Pd, uno dei pochi a poter vincere in una regione del Mezzogiorno e in grado di fermare l’avanzata leghista. Il centrodestra ringrazia».