L'attrice e regista
Bari, Valeria e il respiro del Mediterraneo: Golino premiata al Bifest. E saluta col pugno
Sul set di alcuni film girati nella regione, fra i quali L’uomo nero di Sergio Rubini, con lo stesso Scamarcio nel 2009, nonché protagonista del Festival del cinema europeo di Lecce
Valeria Golino è «di casa» in Puglia e al Bif&st, dove è tornata più volte, dall’edizione zero («Per il cinema italiano», gennaio 2009) fino all’anno scorso quando vinse il premio «Mariangela Melato» in coppia con Alba Rohrwacher per Figlia mia di Laura Bispuri. Oggi sarà di scena in mattinata al Petruzzelli con una master class subito dopo la proiezione di Il colore nascosto delle cose di Silvio Soldini (2017, co-sceneggiato dalla barese Doriana Leondeff), in cui interpreta una non vedente; poi alle 21 riceverà in teatro il «Federico Fellini Platinum Award».
Un nuovo riconoscimento per l’unica attrice a essersi aggiudicata due volte la Coppa Volpi della Mostra di Venezia. Nel 2015 l’ottenne con Per amor vostro di Giuseppe M. Gaudino, a quasi trent’anni di distanza dalla prima, nel 1986 grazie al ruolo di una borgatara in Storia d’amore di Citto Maselli. Aveva vent’anni, Valeria, e quel premio prestigioso la proiettò verso una carriera Oltreoceano culminata in Rain man - L’uomo della pioggia (1988), al fianco di Dustin Hoffman e Tom Cruise.
Per amor vostro, onirico e visionario, sebbene realistico, è la storia di una donna che ha rinunciato alle passioni e alla stessa voglia di vivere, pronta però finalmente a «perdere l’equilibrio» pur di rinascere. È una riscoperta della luce, ovvero, parafrasando un celebre titolo di Anna Maria Ortese, vale come un ritorno «al mare che bagna Napoli», città «porosa» e sulfurea, mistica e sensuale.
Del resto, l’attrice ha origini paterne napoletane e materne greche, e nel corso del tempo ha assunto i caratteri dell’icona mediterranea postmoderna. Ed è costante, dicevamo, la sua frequentazione della Puglia, buen retiro campestre e marittimo, per oltre un decennio al fianco dell’ex compagno Riccardo Scamarcio.
Golino è stata sul set di alcuni film girati nella regione, fra i quali L’uomo nero di Sergio Rubini, con lo stesso Scamarcio nel 2009, nonché protagonista del Festival del cinema europeo di Lecce, che qualche anno fa le dedicò una rassegna e un volume monografico a cura di Massimo Causo (Besa ed.). In quel libro è tratteggiata una sorta di «fenomenologia» del fascino e del talento della Golino. È la più mediterranea e al contempo la più «americana» fra le nostre interpreti. A Hollywood ha vissuto alcuni anni e lavorato tra gli altri con Sean Penn e Quentin Tarantino.
Golino tornò consapevolmente in Italia, preferendo il cinema europeo di qualità, anche in Francia, a una carriera fatta di mega-produzioni «senz’anima». In Costa Azzura, l’anno scorso, era con Scamarcio nel cast del delizioso Les Estivants - I villeggianti dell’«altra» Valeria, la Bruni Tedeschi. Ed è attesa in due nuovi film francesi: una vita di Casanova di Benoît Jacquot e Portrait de la jeune fille en feu di Céline Sciamma, quest’ultimo fra un paio di settimane in concorso a Cannes.
Valeria Golino si rivelò nell’85 grazie a Piccoli fuochi di Peter Del Monte, mentore e regista ingiustamente sottovalutato con cui girò in seguito Tracce di vita amorosa (1990). Da allora è stata la ragazza dei ruoli difficili, la donna delle sfide, la protagonista del corpo a corpo con personaggi complessi e insoliti. E ha forse raggiunto il massimo in opere meridiane o «acquatiche». In ordine sparso, rammentiamo la meravigliosa popolana libertaria di Respiro di Emanuele Crialese (2002), la tarantina nelle Acrobate di Silvio Soldini (1997), l’enigmatica galeotta e istruttrice di nuoto di Giulia non esce la sera per la regia di Giuseppe Piccioni (2009), la madre adottiva partenopea di La guerra di Mario del vesuviano Antonio Capuano (2005)...
È tornata nei mesi scorsi a Napoli per girare 5 è il numero perfetto del fumettista Igort, mentre si è spostata a Trieste e in Slovenia per Se ti abbraccio non aver paura di Gabriele Salvatores, dal fortunato romanzo di Fulvio Ervas, con protagonista un ragazzo autistico (lei è la madre).
Lo scrittore Francesco Piccolo individua nella «involontarietà di sedurre» il tratto proprio della Golino. La quale, tra un film e l’altro, si è cimentata con la musica, cantando insieme ai Baustelle, e con la fotografia, sulle prime grazie alla passione per le ormai desuete Polaroid. L’esito? Una galleria di autoritratti o di soggetti bizzarri che vanno idealmente ad affiancarsi alle splendide immagini scattatele da fotografi d’arte o di scena.
Un impegno di largo respiro, coronato dalla regia. Dopo aver realizzato un corto, Golino nel 2013 ha debuttato dietro la macchina da presa con il lungometraggio Miele, opera ardua e delicata sul tema dell’eutanasia. E nel 2018 ha diretto e portato sulla Croisette Euforia, con Scamarcio e Mastandrea, due fratelli diversissimi che si avvicinano quando la malattia colpisce uno di loro. Un film sobrio e commovente, una perla.
"BUON PRIMO MAGGIO": E SALUTA CON IL PUGNO ALZATO -
È il pugno alzato, dopo la lezione di cinema sul palcoscenico del teatro Petruzzelli nella quinta giornata del Bif&st, il «buon Primo maggio» dell’attrice e regista Valeria Golino. «Spesso le donne sono pagate meno nello stesso posto e con gli stessi meriti. È talmente inconcepibile ormai - ha detto Golino durante la sua master class - che non se ne dovrebbe neanche parlare, ma se ne deve parlare perché il problema persiste. Quando non se ne parlerà più sarà una bella giornata».
«Il primo maggio è la festa dei lavoratori per tutti e per tutte, questo sicuro, - ha detto rispondendo a margine alle domande dei giornalisti - però continuiamo a parlare e prendere sul serio queste problematiche che sono sociali, che ci riguardano tutti, uomini a donne, e non solo nei rapporti interpersonali ma anche nella società e nel modo di portare avanti le cose. Ormai penso che vadano legiferate queste cose e che non se ne debba più parlare come ne stiamo parlando noi, bisogna che succedano e basta. Buon Primo maggio».
Parlando del ruolo della donna nel cinema, l’attrice ha detto che «è cambiato molto, lentamente e adesso un pò più velocemente le cose sono cambiate. Ci sono più ruoli, le attrici possono continuare a lavorare anche nella loro mezza età, cosa che prima succedeva molto meno, ci sono più registe, più ruoli femminili, più direttrice della fotografia, più tecniche, più montatrice, c'è tutto di più. Certo non è ancora abbastanza, non è ancora quello che dovrebbe essere, le cose devono ancora cambiare, però io sono speranzosa».