la sentenza
Polizia giudiziaria, cade l'obbligo di informare i superiori, Volpe: «È un successo»
Il commento del procuratore di Bari alla sentenza della Consulta che ha accolto il suo ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato con riferimento alla trasmissione per via gerarchica delle informative di reato
BARI - «Notizie riservate potevano arrivare dove non dovevano con il rischio di compromissione delle indagini», cioè vere e proprie «fughe di notizie legittimate». È il commento del procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, alla sentenza della Consulta che ha accolto il suo ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato con riferimento alla norma approvata nel 2016 che disciplinava la trasmissione per via gerarchica delle informative di reato. «Un grandissimo successo», «una sentenza storica», l’ha definita il procuratore.
Volpe ha spiegato che la legge rischiava di «compromettere il segreto istruttorio e la stessa obbligatorietà dell’azione penale».
La norma, infatti, stabiliva che la Polizia giudiziaria dovesse riferire alla propria gerarchia, «questo vuol dire - spiega Volpe - anche a organi che non sono di pg, fino ai vertici nazionali che sono di nomina politica, in dipendenza diretta dal Governo».
«Tutte le Procure, che oggi si stanno complimentando con me, avevano storto il naso di fronte a quella legge - dice Volpe - ma solo io ho ritenuto che si dovesse sollevare un conflitto di attribuzione di poteri. A dicembre scorso c'è stata una prima pronuncia della Corte che ha ritenuto ammissibile il conflitto, ieri la sentenza che ha accolto il mio ricorso».
L’atto è stato scritto personalmente dal procuratore di Bari, rappresentato nel giudizio dai professori Giorgio Costantino e Alfonso Celotto.