Costi della politica

Regione Puglia e vitalizi: «No al rasoio di Di Maio»

Michele De Feudis

In arrivo i tagli alle regioni. Il presidente del Consiglio pugliese Loizzo: «Aspettiamo la legge e vedremo il da farsi»

BARI - Il vicepremier del M5S, Luigi Di Maio, ha puntato le Regioni per i prossimi taglia alla Casta: «Dopo Camera e Senato, tocca alle Regioni. Non deve restare nemmeno un vitalizio in Italia». Sotto i riflettori finiranno così anche gli emolumenti già acquisiti dagli ex consiglieri regionali. Il tema riguarda dunque anche la Regione Puglia, dove nella scorsa legislatura si è già provveduto ad abolire i vitalizi, introducendo il contributivo.

Il presidente del Consiglio regionale, Mario Loizzo, attende di avere indicazioni sul da farsi: «Noi i vitalizi li abbiamo già cancellati. Di Maio sembra intenzionato ad arrivare al ricalcolo contributivo dei vitalizi già in corso di erogazione, sulla stessa linea del provvedimento approvato dalla Camera. Per ora abbiamo letto un annuncio. Non c’è un testo scritto. Quando arriverà il testo della legge vedremo come comportarci». Sul piano normativo, mentre l’ufficio di presidenza della Camera ha potuto deliberare autonomamente i taglio (ora oggetti di centinaia e centinaia di ricorsi), nella Regione l’ipotesi al vaglio passerebbe da una legge regionale che avrebbe il compito di rimodulare «retroattivamente» diritti considerati già acquisiti, con conseguente rischio di nuovi contenziosi in tribunale.

«Li abbiamo cancellati il 2013. Non ci sono vitalizi in Puglia, ma il sistema retributivo come quello della Camera»: così commenta la vicenda Onofrio Introna, esponente socialista, già presidente dell’assemblea di Via Capruzzi. «Dall’anno scorso c’è anche il contributo di solidarietà. Nessuna casta da combattere in Puglia? L’abbiamo “rimossa” cinque anni fa», puntualizza. Il tema dei costi legittimi della politica, però, non sfugge a Introna: «La funzione dei rappresentanti dei cittadini eletti nelle assemblee è stata massacrata per responsabilità collettive: errori della classe politica, errori dei media. La politica ed è diventata un terreno di scontro incomprensibile. Fatta questa premessa, noi ritenevamo che la funzione del pubblico amministratore o rappresentante dei territori dovesse essere svolta con l’eletto in possesso di una condizione economica che lo faccia vivere l’impegno pubblico in tranquillità e piena trasparenza. Non bisogna dimenticare del resto la difficoltà delle campagne elettorali e il lavoro quotidiano che svolge un rappresentante del popolo in Via Capruzzi. Poi noi abbiamo anche tagliato l’indennità di fine mandato e fissato il limite dell’indennità con il tetto, stabilito al tempo del governo Monti, tra 7500 e 13500 euro mensili».
Anche da Liberi e uguali arriva una risposta alla proposta del vicepremier: «Da Di Maio non accettiamo lezioni. Porti maggiore rispetto», tuona Ernesto Abaterusso, presidente del gruppo Leu. «Ho dato incarico al mio legale - ha conclude il politico progressista - che verificherà se sussistono gli estremi per una denuncia. Sono, infatti, un ex parlamentare. Ma non sono mai stato né disonorevole, né parassita. Sono orgogliosamente figlio di un emigrante e di una bracciante agricola».

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