i voti

Sanremo 2025, ecco il super-pagellone di tutti i cantanti in gara

Bianca Chiriatti

Tra delusioni, sorprese, conferme, rivelazioni, e performance super

SANREMO - Archiviata la 75esima edizione del Festival, le critiche e polemiche varie, quello che rimane del Sanremo di Carlo Conti sono le canzoni. Se al primo ascolto ci eravamo riservati di posticipare il voto una volta che il brano fosse «assorbito», oggi ci sentiamo in grado di stilare una pagella, che racchiude il valore musicale e la resa dal vivo nelle cinque serate.

Achille Lauro - Incoscienti Giovani - voto 9: già corre in radio, la vena malinconica funziona. Il successo si spiega in un’immagine: ieri per tenere a bada i fan sono intervenuti carabinieri ed esercito. Artista.

Bresh - La tana del granchio - voto 8: cresce a ogni ascolto, suoni limpidi, cantata con cuore ed emozione. Un ottimo esordio all’Ariston.

Brunori Sas - L’albero delle noci - voto 8: le vibrazioni degregoriane creano magia, accompagnata da un video imperdibile con la figlia Fiammetta e tutta la famiglia. Poetico.

Clara - Febbre - voto 6: i nomi coinvolti nel brano, da Dardust a Madame, avevano alzato le aspettative. Lei preparata, la voce chiara è una sicurezza. Canzone non memorabile.

Coma_Cose - Cuoricini - voto 8: il tormentone di questo Festival porta la loro firma. La furbizia sta nel nascondere un tema fondamentale come quello della dipendenza dai social in un ritornello catchy e ballabile. Godibili.

Elodie - Dimenticarsi alle 7 - voto 6: sufficienza appena per un brano che anche dopo vari ascolti fatica a trovare una dimensione. Debole, la performance non valorizza tutte le capacità di Elodie, vocali e di tenuta di palco. Occasione sprecata.

Fedez - Battito - voto 7: al primo ascolto in versione studio non aveva colpito, ma - a prescindere da simpatie e antipatie per il personaggio - ha costruito un Festival incentrato sulla musica. Profilo basso, lenti nere per nascondere le reali espressioni degli occhi. Se si limitasse a fare musica, quelle rime sono mine. E lui sa vendersi in ogni fase della sua vita.

Francesca Michielin - Fango in Paradiso - voto 8: in un cast così affollato qualcosa è stata trascurata. È toccato a Francesca Michielin, si è parlato più della sua caviglia che della canzone. Che comunque resta cinematografica e intensa.

Francesco Gabbani - Viva la vita - voto 7: la resa sul palco fa crescere un brano che ai primi ascolti sembrava meno forte dei precedenti. E che invece acquisisce solidità.

Gaia - Chiamo io, chiami tu - voto 7: un festival in assoluta coerenza con il percorso, tropicale, senza sbavature. E canta da Dio. Hit che farà male per quanto la ascolteremo.

Giorgia - La cura per me - voto 9: la magia che fa con quella voce rende meraviglioso qualsiasi brano. E questo è senz’altro un diesel, cresciuto piano, ma esplosivo. Eccellenza.

Irama - Lentamente - voto 6: sarà il modo di cantare che sembra strozzato, ma questa canzone non arriva. Il suo pubblico, alla fine, la apprezza. E quello è l’importante.

Joan Thiele - Eco - voto 8: sofisticata, di classe, tocco western alla Bang Bang. Concreta, talento e sostanza senza fronzoli. Per questo, non è per tutti.

Lucio Corsi - Volevo essere un duro - voto 10: l’outsider di questo Festival è riuscito a conquistare il cuore di tutti. Non nasconde emozioni, siano anche di tristezza. Un’anima pura, da proteggere. Una canzone che è una carezza.

Marcella Bella - Pelle Diamante - voto 6: ci ha regalato un motivetto che difficilmente esce dalla testa, si è messa in gioco. La canzone, rispetto a quelle delle quote over degli ultimi Sanremo, non sfonderà.

Massimo Ranieri - Tra le mani un cuore - voto 6: difficile inquadrare la sua presenza in questo Festival. Una voce che è sempre una spada, teatrale, barocca. Forse più adatta a un one man show che al palco di Sanremo. Impalpabile.

Modà - Non ti dimentico - voto 6: fedeli al loro sound, alla loro storia, il brano sembra legato al panorama musicale di 10 anni fa. Immobili.

Noemi - Se ti innamori muori - voto 9: la vocalità finalmente trova spazio, il graffio squarcia l’anima. Non sappiamo se il pubblico non l’ha capita o non ha voluto darle una chance. Fatto sta che è un capolavoro incompreso.

Olly - Balorda Nostalgia - voto 9: il suo modo di raccontarsi è esemplare, ci ha messo cuore e intensità. Performance che, a prescindere da tutto, rimarranno memorabili. Con l’augurio per una carriera brillante, sperando non si bruci.

Rkomi - Il ritmo delle cose - voto 7: partito in sordina, alla fine il ritornello è arrivato, con un testo su cui bisogna soffermarsi.

Rocco Hunt - Mille vote ancora - voto 7: il suo Sanremo è passato da una narrazione importante contro la violenza, specie in certe zone del Paese. Un bel messaggio.

Rose Villain - Fuorilegge - voto 8: voce migliorata dallo scorso anno, canzone che sta già scalando le classifiche, sul palco si diverte e se la gode. Gli ingredienti per un ennesimo grande successo ci sono tutti.

Sarah Toscano - Amarcord - voto 8: una prima esperienza portata a casa con umiltà e onore. Il duetto con gli Ofenbach ci ha dato una nuova chiave di lettura, quella che la vedrebbe perfetta come voce (splendida) di producer e dj anche internazionali. Che sia solo l’inizio!

Serena Brancale - Anema e Core - voto 8 : il brano dimostrerà la sua viralità nelle prossime settimane. Serena non è solo «quella dei tormentoni». Ma noi lo sapevamo da tempo.

Shablo - La mia parola - voto 8: la street song più anni ‘90 di questo Festival. Quel sound hip hop ci riporta indietro nel tempo. E si sa, con l’effetto nostalgia si vince facile.

Simone Cristicchi - Quando sarai piccola - voto 9 : passa il testo, il messaggio, l’emozione che questa canzone ha trasmesso dal primo ascolto. La voce è l’unica nota più «dolente». Ma alla fine è stata secondaria.

The Kolors - Tu con chi fai l’amore - voto 6: si candida a tormentone, anche se meno forte dei loro precedenti. Perché ok i ritmi anni ‘80, fatti una, due, tre volte, ma se sul brano nuovo ci puoi cantare sopra anche quelli vecchi, allora c’è un problema.

Tony Effe - Damme ‘na mano - voto 5: il neomelodico romano non fa per lui. Prima con i tatuaggi coperti, poi il caso-collana. Si è parlato più di questo che del brano, che ieri sera ha anche platealmente stonato. Tony, la Effe sta per Festival confuso.

Willie Peyote - Grazie ma no grazie - voto 8 : trasforma l’atmosfera in quella di un club, gli anni ‘70 sono immortali, il contenuto è concreto. Ennesima prova di spessore.

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