Il caso

Foggia, investì ed uccise un 13enne: patteggia un anno e 4 mesi

Redazione Foggia

“Patteggiare una pena così bassa dopo aver ucciso un ragazzino è un doloroso colpo al nostro cuore. La vita di nostro figlio non può valere così poco”. È l’amaro commento dei genitori di Emanuel Di Lella

“Patteggiare una pena così bassa dopo aver ucciso un ragazzino è un doloroso colpo al nostro cuore. La vita di nostro figlio non può valere così poco”. È l’amaro commento dei genitori di Emanuel Di Lella, il 13enne che nell’agosto 2024 morì a seguito di un incidente stradale avvenuto a San Nicandro, causato dal 21enne A.S.. Il giudice ha accolto il patteggiamento a 1 anno e 4 mesi di reclusione (pena sospesa), aggiungendo poi la sospensione della patente per un anno. La tragedia avvenne a San Nicandro Garganico, dove risiedevano sia la vittima che l’investitore. Emanuel Di Lella, in sella a uno scooter, stava procedendo lungo via San Cristoforo quando il 21enne, alla guida di una Alfa Romeo Mito, provenendo dalla direzione opposta invase totalmente la sua corsia, investendolo.

“Nei giorni successivi nostro figlio morì una seconda volta quando leggemmo sui giornali: Ragazzo senza patente perde il controllo e va ad impattare contro una macchina - raccontano i genitori di Emanuel che si sono affidati a Giesse, gruppo specializzato nella gestione di incidenti stradali - in pochi giorni tutta la comunità, a causa di questa falsità, fu indotta a pensare che Emanuel fosse finito sotto la macchina dopo aver impennato lo scooter”.

Tutti elementi prontamente smontati dalla ricostruzione eseguita dal consulente tecnico della Procura, l’ingegner Paolo Padalino. “La sua perizia, così come quella del nostro consulente, ha ribaltato tutto – spiegano i referenti di Giesse Gianni Di Marcoberardino e Andrea Monaco – In primis la velocità dell’auto: grazie alla scatola nera installata sulla Mito è stato appurato che l’autovettura investitrice non viaggiava a 40-50 chilometri orari come raccontato da imputato e passeggeri. È proprio a causa dell’eccesso di velocità che l’automobilista non riuscì a compiere la curva e invase la corsia opposta, travolgendo il povero Emanuel”. "Secondo il consulente della Procura – spiegano i tecnici di Giesse – il conducente avrebbe dovuto ridurre la velocità ben sotto il limite di 50 km/h, adeguandola alle caratteristiche del tratto (curva, zona urbana, marciapiedi e parcheggi) e restare nella propria corsia per evitare pericoli per gli altri automobilisti. È verosimile, infatti, che l’uscita dalla propria corsia sia stata causata dall’eccessiva velocità in curva”.

È vero che il 13enne non avrebbe potuto circolare sullo scooter, non avendo ancora conseguito il patentino, ma va aggiunto anche che l’imputato, essendo neopatentato, non avrebbe potuto guidare una macchina tanto potente fino a dicembre 2024. Inoltre, A.S.D.S., sottoposto subito dopo l’incidente ai controlli su alcol e droga, risultò positivo ai cannabinoidi. “Emanuel era un ragazzo d’oro e ci ha lasciato un vuoto incolmabile – dicono i genitori – Siamo fortemente amareggiati per la consapevolezza che una pena così lieve non potrà fungere da monito per gli altri automobilisti: su quella strada c’era Emanuel ma un domani potrebbe esserci una donna con il passeggino, un bambino che rincorre il pallone, un ragazzo in bici. Siamo esterrefatti».

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