Le testimonianze

Mafia Garganica, il vento dell’orrore nelle parole dei pentiti

Redazione Foggia

Oltre i video e le intercettazioni per il duplice omicidio di Apricena

Il vanto dell’orrore. “Scirpoli mi confidò: ‘Hai visto come li abbiamo combinati? Li abbiamo macellati’. E quando rimproverai La Torre perché nel video dell’agguato notai il suo gesto con la mano a ruotarla nel senso della morte, lui si mise a ridere: ‘purtroppo mi esce naturale; tu lo sai perché abbiamo fatto omicidi insieme, ma mica le altre persone sanno che faccio così’”. Così Francesco Scirpoli e Pietro La Torre parlando con Marco Raduano si sarebbero gloriati del duplice omicidio di Nicola Ferrelli e Antonio Petrelli, crivellati di colpi il 20 giugno 2017 alla periferia di Apricena. Sono le dichiarazioni di 8 pentiti la base su cui poggia l’accusa di duplice omicidio aggravato dalla mafiosità che ha portato 48 ore fa all’arresto di Scirpoli, 43 anni, mattinatese; e di Pietro La Torre, coetaneo manfredoniano, entrambi già detenuti per altre vicende. Ecco cos’hanno detto i collaboratori di Giustizia.

Raduano Marco Raduano, ex boss viestano, alleato del clan garganico Lombardi/Ricucci/Romito e dei foggiani Moretti/Pellegrino, si è pentito a marzo 2024. “Scirpoli mi informò nella primavera 2017 che avrebbero dovuto ammazzare delle persone su Apricena. Mi chiese un’auto rubata: gli fornii una Alfa Romeo Giulietta che però non utilizzarono per qualche problema di meccanica. Dell’omicidio da compiere mi parlarono Scirpoli e La Torre per dare una mano agli amici nostri su quella zona. Quando poi uscì la notizia c’era un po’ di preoccupazione tra noi del gruppo perché l’omicidio era avvenuto sotto le telecamere, e Scirpoli ha un fisico un po’ particolare. Poi lui alla presenza di La Torre mi confidò: ‘hai visto come li abbiamo combinati? Li abbiamo macellati’. Mi raccontò d’aver cambiato 2 caricatori di Kalashnikov. Quando vidi il video, mi accorsi che La Torre fece un gesto con la mano e glielo dissi: ‘mo’ fermati a fare questo gesto sotto gli omicidi’. Lo fece anche quando ammazzammo Giuseppe Silvestri”, assassinato a Monte Sant’Angelo il 21 marzo 2017 nella guerra tra i Lombardi/Ricucci/Romito e i Li Bergolis, omicidio che il boss Marco Raduano ha confessato venendo condannato a 20 anni, mentre La Torre non è indagato.

I Della Malva – Danilo Pietro Della Malva, viestano, già affiliato al clan Raduano, pentitosi a maggio 2021. “Nel carcere di Foggia Pasquale Ricucci” (ucciso dal clan Li Bergolis a novembre 2019) “mi disse di parlare con Mario Luciano Romito” (assassinato sempre dai Li Bergolis nella strage del 9 agosto 2017 con 4 morti) “per informarlo che l’omicidio di Apricena era roba nostra. Romito mi rispose: ‘speriamo che non si sono fatti riconoscere perché sono stati ripresi dalle telecamere; e si vede chiaramente chi sono’. Si riferiva a Scirpoli per altezza e stazza. Ricucci aveva saputo dell’omicidio dal cognato La Torre. Quando fui scarcerato parlai con Scirpoli che mi confessò d’essere stato lui a sparare con il Kalashnikov che si inceppò. Disse che l’azione di fuoco durò 10 minuti; e che il piccoletto che si vedeva sparare nel filmato era Matteo Lombardi che sbagliando si era messo di spalle dal lato guidatore, e per poco non veniva colpito dal fuoco incrociato. Scirpoli mi riferì della partecipazione al duplice omicidio di Lombardi e La Torre. Anche quest’ultimo mi disse quando insieme dovevano organizzare un omicidio a Vieste: ‘userò lo stesso fucile a pompa già usato per Apricena’, e si mise a ridere”. Il padre Giuseppe Della Malva pentitosi a agosto 2024 ha riferito quanto gli avrebbe confidato il figlio prima che si pentisse.

I Quitadamo – Antonio Quitadamo, mattinatese affiliato al clan Romito, pentitosi a aprile 2022. “Scirpoli mi venne a trovare con un tablet: ‘vedi qua, mi hanno fregato’, mostrandomi il filmato pubblicato in tv. Gli risposi: ‘vabbo, solo tu sei un salame di 2 metri?’. E lui: ‘No, ma si vede bene che sono io’. Mi raccontò d’essere lui era quello con il Kalashnikov, al suo fianco c’era La Torre. Dottore” rivolto al pubblico ministero Cardinali che lo interrogava “se tu vai in qualsiasi carcere d’Italia, tutti sanno che è stato Scirpoli a fare quell’omicidio, perché tutti coloro che lo conoscono l’hanno identificato. Ma non s perché abbiamo commesso questo omicidio; se per fare un piacere a Rocco Moretti o a Giuseppe La Piccirella” (boss di Foggia e San Severo estranei al delitto) “o se per il traffico di droga”. Il fratello minore Andrea Quitadamo, pentitosi a gennaio 2022. “Scirpoli mi disse che lui e La Torre avevano commesso il duplice omicidio per fare un favore a un gruppo di Apricena, per il potere di quelle zone, per favorire altri clan. Scirpoli era preoccupato: ‘sicuramente mi conoscono, speriamo di no: si vede che sono io’, raccontandomi la dinamica dell’agguato, ma non il motivo”.

Troiano/Verderosa – Gianluigi Troiano, viestano del clan Raduano, pentitosi nell’estate/autunno 2024. Ha raccontato delle presunte preoccupazioni di Scirpoli per il pentimento di Antonio Quitadamo “perché avrebbe potuto riconoscerlo nel video del duplice omicidio. Mi disse d’aver fatto fuoco con un Kalasnikov, e che i killer avevano rischiato di spararsi tra loro”. Carlo Verderosa, foggiano del clan Moretti, pentitosi a dicembre 2019. Ha riferito delle preoccupazioni di Giuseppe Albanese, foggiano e presunto killer del clan Moretti, “per aver consegnato su ordine di Rocco Moretti un mitra ai killer apricenesi, senza farmene i nomi. Quando poi si seppe del duplice omicidio, si preoccupò d’essere coinvolto se qualcuno si fosse pentito”.

Pettinicchio – Matteo Pettinicchio, montanaro, ex numero 2 del clan Li Bergolis, pentitosi a gennaio 2024. “Un compare di Antonio Quitadamo mi disse in carcere che autori del duplice omicidio erano Scirpoli e La Torre. Nel nostro ambiente tutti avevano riconosciuto Scirpoli nel filmato per la sua altezza. Il movente è legato al controllo del territorio su Apricena per droga e estorsioni; a questa zona ambivano Mario Romito e Luigi Ferro per dare spazio a Angelo Bonsanto” (sanseverese estraneo al delitto) “figlioccio di Rocco Moretti che diede il suo benestare. Ferrelli era stato ucciso anche per aver avuto uno screzio con un amico di Romito. Era uno che di quelli che dava fastidio, quindi andava eliminato”.

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