Giudiziaria
Omicidio Fabbiano a Vieste: confermato l’ergastolo per il boss Giovanni Iannoli
In Appello niente sconti: la vittima fu assassinata in concorso con altri soggetti, il 25 aprile 2018, nell’ambito della guerra di mafia tra i clan Raduano e Perna
Condannato anche in appello il 38enne viestano Giovanni Iannoli, reo confesso dell'omicidio di Antonio Fabbiano, assassinato in concorso con altri soggetti, il 25 aprile 2018, nell’ambito della guerra di mafia tra i clan Raduano e Perna, per il predominio degli affari criminali di Vieste tutti controllati dalla mafia garganica. La Corte d’Assise di Appello di Bari ha confermato per Iannoli la pena all’ergastolo con 12 mesi di isolamento diurno, così come già stabilito a febbraio scorso dalla Corte d’Assise di Foggia.
Nel corso dell’udienza Iannoli ha chiesto la parola per rilasciare dichiarazioni spontanee, nelle quali ha ribadito il proprio coinvolgimento nel fatto di sangue e il contesto nel quale è stato maturato l’omicidio accennando anche alle dinamiche tra clan mafiosi di Vieste, tra le batterie più pericolose della mafia garganica. L’omicidio di Antonio Fabbiano fu già confessato nel corso del processo di primo grado a Foggia davanti ai pm della direzione distrettuale antimafia di Bari.
Va ricordato che Giovanni Iannoli è stato condannato dalla corte d’assise di Foggia a 30 anni anche per l’omicidio del compaesano Marino Solitro, cinquantottenne assassinato sotto casa alla periferia del centro garganico la sera del 29 aprile 2015; agguato di mafia compiuto insieme a Danilo Pietro Della Malva pentitosi nel 2021.
Iannoli è ritenuto al vertice del clan Perna/Iannoli insieme al cugino Claudio Iannoli e al defunto Girolamo Perna ucciso nell’aprile 2019; è detenuto da agosto 2018 e sconta l’ergastolo inflitto in primo grado (confermato proprio ieri dalla Corte d’assise d’appello di Bari) per l’omicidio di Antonio Fabbiano e il tentato omicidio di Michele Notarangelo avvenuto il 25 aprile 2018 collegato alla guerra con il clan rivale Raduano; 20 anni (condanna definitiva) per traffico di droga nel processo “Agosto di fuoco”; 14 anni e 6 mesi (pure definitivi) per il tentato omicidio del boss rivale Marco Raduano, pentitosi a marzo 2024, avvenuto il 21 marzo 2017.
Il nome di Giovanni Iannoli figura nelle lunghe deposizioni del pentito matteo Pettinicchio, numero due del clan dei montanari, che parlò ai magistrati della Dda di Bari delle alleanze con i pericolosi clan viestani: “Con noi c’era il viestano Girolamo Perna ucciso” (dal clan Raduano a aprile 2019) “perchè faceva parte del nostro gruppo. Fu Perna a includere nel gruppo i cugini Claudio e Giovanni Iannoli: inizialmente si occuparono di droga, poi anche di azioni di fuoco soprattutto Giovanni, ma gli ordini arrivavano sempre da Miucci”. Anche Giuseppe Silvestri ammazzato a Monte il 21 marzo 2017 (condannati per l’agguato i capi clan Matteo Lombardi e Marco Raduano) morì “proprio perché era molto vicino a me e Miucci. Fummo io e Enzo a acquistargli il vestito per il funerale, pagandolo più di mille euro”.
Al processo anche in Corte d’appello a Bari, come in quello di primo grado in corte d’assisse a Foggia, si è costituito parte civile il Comune di Vieste.