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A Foggia scorrono prostitute, trans e clienti italiani nei video della casa a luci rosse
Decine di testimonianze di prostitute e clienti riempiono l’indagine di Procura e carabinieri a carico di 3 foggiani sulla casa d’appuntamento chiusa e sequestrata nei giorni scorsi in via Mogadiscio.
Ah, l’amore. La bella brasiliana: “Nell’appartamento di via Mogadiscio inizialmente mi sono prostituita, ma la mia priorità era stare vicino al mio fidanzato italiano: quando la nostra relazione è diventata più serie, ho smesso di incontrare clienti a pagamento”. Ah, la paura; l’affascinante colombiana: “Federica sfrutta la mia attività di meretricio, è la maitresse. Quando viene a riscuotere l’affitto è molto violenta, cerca i soldi: io pago 50 euro al giorno per la mia stanza. Lei mi ha minacciato che avrebbe mandato un familiare a farmi del male, sostenendo che è un delinquente che conosce tutti i malavitosi di Foggia; se decidessi di non prostituirmi succederebbe la fine del mondo perché se non pago Federica si arrabbia tantissimo. Talvolta ho pagato anche rinunciando a fare la spesa per mangiare pur di stare tranquilla”. Ah, la fretta legata agli affari. Il cliente foggiano: “mi sono recato in quell’appartamento al quinto piano per rapporti a pagamento. Il posto l’ho conosciuto tramite un sito dove escono queste ragazze, che cambiano continuamente: ogni 15 giorni vanno via, è raro trovare le stesse, devi essere fortunato. Vai, fai uno squillo al portone, ti aprono; la casa è grande, con varie stanze. Le ragazze sono tutte sudamericane, italiane non ne trovi. C’è ricambio di prostitute e di clienti: quando c’è da aspettare lo fai in un’altra stanza perché cercano di garantirti la privacy. Cominciano alle 7 e vanno avanti fino a mezzanotte. Tendono a essere veloci per prendere più gente possibile; 20 minuti e te ne devi andare, altrimenti paghi il supplemento. I prezzi: 50/100 euro dipende dal tempo, se vuoi stare la notte 350/400 euro”.
Decine di testimonianze di prostitute e clienti riempiono l’indagine di Procura e carabinieri a carico di 3 foggiani sulla casa d’appuntamento chiusa e sequestrata nei giorni scorsi in via Mogadiscio. La proprietaria dell’appartamento, una cinquantasettenne, è sottoposta alla libertà vigilata; chi avrebbe affittato la casa per subaffittarla a sua volta alle squillo è stato invece posto ai domiciliari: si tratta di C.E., 50 anni, conosciuta dalle prostitute come Federica; e del ventiquattrenne D.A. che le ragazze indicano come Fragolino. Rispondono di violazione della legge 75/1958, la legge Merlin, perché accusati a vario titolo di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e esercizio di casa di prostituzione.
Alle dichiarazioni di prostitute, trans e clienti si aggiungono le riprese video della telecamera nascosta dai carabinieri davanti all’ingresso dell’appartamento al quinto piano. Dai filmati emergerebbe che i due arrestati “in alcune occasioni si recarono nell’abitazione intrattenendosi anche tutta la notte, mentre in altre circostanze si sono occupati di accompagnare le nuove ragazze e di garantire il rifornimento di biancheria” annota il gip Odette Eronia che ha firmato l’ordinanza cautelare.
Per il gip Federica e Fragolino “si alternavano nell’accoglienza delle prostitute, provvedendo alla loro sistemazione in casa e alla riscossione dei canoni locativi, oltreché al controllo dell’attività delle prostitute anche di notte”, il che dimostrerebbe la sussistenza dell’accusa di esercizio di una casa di prostituzione. Quanto alle ipotesi di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione “i due indagati hanno approfittato a fini locupletativi” (arricchimento) “della condizione delle prostitute, percependo per l’affitto delle stanze canoni oggettivamente sproporzionati rispetto al valore di mercato del servizio reso, pretendendo in particolare da ciascuna prostituta il versamento di 50 euro per ogni giorno di locazione, senza stipulare un formale contratto e nella piena consapevolezza che nell’immobile si sarebbe svolta l’attività di meretricio”. A dire del giudice quindi i due arrestati “esercendo la casa di prostituzione con l’accompagnamento delle prostitute nell’appartamento, il controllo dell’ambiente domestico anche per garantire la sicurezze delle stesse ragazze, oltreché la fornitura di lenzuola, cuscini, profilattici hanno favorito senz’altro il meretricio”. Perché arrestarli e mandarli ai domiciliari? Per il gip sussistono sia il pericolo di inquinamento delle prove (“le accuse si fondano per lo più sulle dichiarazioni di prostitute esposte al pericolo si ritorsioni, in considerazione della condizione di debolezza in cui versano essendo straniere e prive di stabile occupazione e fissa dimora in Italia e in rapporto di dipendenza economica rispetto ai loro sfruttatori affittuari e titolari degli appartamenti”); sia quello di reiterazione del reato “vista la scaltrezza e organizzazione con cui i due indagati hanno gestito la casa sfruttando numerose straniere: una attività redditizia che costituisce una fondamentale fonte di reddito e non rappresenta quindi un fatto occasionale, episodico”.
Più sfumata la posizione della proprietaria dell’alloggio sottoposta alla libertà vigilata. Ai carabinieri disse d’averlo affittato a Federica senza sapere che subaffittasse le stanze da letto; pm e gip la ritengono invece coinvolta perché avrebbe incassato l’affitto da una delle prostitute, “nella piena consapevolezza della destinazione del locale a casa di prostituzione”.