La notizia
Mafia, imprese e contatti pericolosi: la storia a lieto fine di Fratianni e del clan Francavilla
Evitati tre morti ed un suicidio. In questa vicenda spunta Pettinicchio, boss del clan dei Montanari
Questa è una storia di mafia… a lieto fine, con 3 morti ammazzati evitati e un suicidio sventato. Questa è una storia di mafia borghese, terra di mezzo dove interessi di capi-clan e di imprenditori coincidono, ma talvolta poi collidono. Questa è una storia di agguati e vendette, soldi e supremazia, negazioni e ammissioni. C’è tutto in questo racconto mafioso: imputati e vittima che diventa imputata, supertestimone, pentito, intercettazioni. Questa è la storia di due fratelli - Antonello e Emiliano Francavilla - orfani di mafia, diventati boss come il papà ucciso nel ‘98; e di un costruttore - Antonio Fratianni - che si sarebbe messo al soldo del clan per poi cercar di tirarsi fuori a pistolettate da un mondo che rischiava di soffocarlo. Questa è la storia emblematica della “Società foggiana”, non a caso quarta mafia di Italia per capacità di abbinare ferocia a senso degli affari.
3 capitoli, 4° in arrivo - Il capitolo 1 lo scrivono la mattina del 2 marzo 2022 a Nettuno il sangue del boss Antonello Francavilla, ai domiciliari per estorsione nella cittadina laziale, e del figlio quindicenne. Un uomo bussa, entra, spara a raffica, ferisce gravemente padre e figlio, vivi per miracolo. Quell’uomo - dicono prima il clan Sinesi/Francavilla, poi la Dda di Roma - è Antonio Fratianni, costruttore foggiano. Il 26 giugno 2022, capitolo 2, un commando armato guidato da Emiliano Francavilla è pronto a uccidere Fratianni al ritorno in città da Brindisi; squadra mobile e Dda di Bari sventano l’agguato, mettono in salvo l’imprenditore, un mese dopo fermano 6 persone per tentato omicidio. Il capitolo 3 l’ha redatto 48 ore fa la corte d’appello di Bari condannando 5 imputati a 30 anni a fronte dei 47 di primo grado, certificandone la colpevolezza viste le confessioni rese, a cominciare da Emiliano Francavilla che vede ridotta la pena da 12 a 8 anni e 8 mesi. Il capitolo 4 lo sta compilando il Tribunale di Velletri dov’è sotto processo Fratianni - finito in cella il 2 agosto 2022, da qualche mese ai domiciliari lontano da Foggia – per il duplice omicidio di Nettuno aggravato dalla mafiosità. Secondo l’accusa cercò d’uccidere Antonello Francavilla per non restituire 600 milion ricevuti dal clan per reinvestirli. No, replica l’imputato: “sono vittima di estorsione da parte di Antonello che ho denunciato il 3 marzo 2022” (giorno dopo il duplice ferimento) “perchè voleva un milione, un appartamento e un locale commerciale”.
Il boss, prima e dopo – C’è un Emiliano Francavilla atto primo e atto secondo in questa storia. Scarcerato a fine marzo 2022 dopo 11 anni in cella, medita di vendicare fratello e nipote. Non sa d’essere intercettato quando progetta d’assassinare Fratianni e spiega il movente. “Domenica sera sparo; da togliersi il pensiero, poi mi rilasso col cervello. Spariamo al birillo. Ha voluto fare il furbo” (riferito a Fratianni) “lui e il suocero” (cioè Antonello Francavilla e il boss Roberto Sinesi) “gli hanno dato i soldi in mano e l’hanno presa in culo”. Arrestato, il capo-clan nega, si dice innocente. Il 21 febbraio scorso nel processo d’appello svolta e confessione: “Voglio ammettere il fatto storico: se ho pensato di agire in quel modo lì era semplicemente per mio nipote. Quando mio nipote ha subìto l’agguato, chi ha sparato l’ha colpito alla testa per dargli il colpo di grazia. Questa cosa mi ha colpito perché io il bambino l’ho cresciuto come fosse mio figlio. Per questo motivo io volevo agire in quel modo lì nei confronti di Fratianni, perché una persona che è padre di famiglia che agisce verso un bambino di 15 anni in quel modo lì, è una persona cattiva dentro”.
Il superteste – La vita di Domenico Solazzo, dipendente di Fratianni, cambia all’alba del 22 luglio 2022. La squadra mobile lo ferma con Emiliano Francavilla e altri 5 foggiani su decreto della Dda, accusandolo d’aver messo un gps sotto l’auto del datore di lavoro per monitorarne gli spostamenti. Solazzo in carcere non ci finisce perché in Questura, parla, da indagato diventa testimone protetto dalla Giustizia. “Emiliano Francavilla e il mio amico Michele Ragno” (assolto in primo grado, sentenza definitiva) “un mese dopo il tentato omicidio a Nettuno, minacciarono di morte me e mio figlio, ordinandomi di installare il gps. Ragno poi mi raccontò che Antonello Francavilla aveva prestato 600mila euro a Fratianni quando costruì un palazzo a viale Giotto, e i soldi non erano stati restituiti. Mi disse che Fratianni andò a volto scoperto a Nettuno da Antonello Francavilla e gli sparò, lo stesso fece col figlio uscito dal bagno”. Solazzo, il 12 agosto 2022 tre settimane dopo quelle dichiarazioni, impaurito e sotto stress tentò di suicidarsi, avvisando l’ispettore Angelo Sanna: “ho deciso di uccidermi, ricordate a tutti che sono innocente e la vera vittima di questa brutta vita”. Sanna, il poliziotto poi promosso sostituto commissario per meriti straordinari e la cui intuizione diede il via alle indagini sul tentato omicidio Fratianni, arrivò in tempo, salvò Solazzo che nell’auto sotto un ponte cercava di togliersi la vita inalando gas di scarico.
Il pentito - A raccontare cosa successe a Nettuno ai giudici di Velletri ci ha pensato Matteo Pettinicchio, 40 anni, di Monte Sant’Angelo, ex numero 2 del clan Li Bergolis, pentitosi a febbraio. “Emiliano Francavilla con cui siamo molto amici, in carcere a Benevento mi raccontò che il fratello Antonello a Nettuno aveva un appuntamento con Fratianni, costruttore loro amico di famiglia. Antonello aprì la porta e Fratianni gli avrebbe sparato in faccia; si protesse col braccio, scappò in camera da letto, chiuse la porta, Fratianni non riuscì a aprire, ad entrare per finirlo. Nel frattempo il figlio di Antonello uscì dal bagno e fu colpito pure lui anche in testa: era quasi morto. Fratianni aveva avuto anni prima da Antonello e dal suocero Sinesi un grande prestito: sparò perché non voleva restituire i soldi”.
Fratianni – Vittima e imputato, il costruttore la sua verità la raccontò alla Dia di Foggia il 3 marzo 2022 denunciando Antonello Francavilla per tentata estorsione con pretesa di un milione, un appartamento, un locale commerciale. Raccontò che la sua ditta era subentrata nella costruzione del palazzo di viale Giotto a un’impresa con cui il boss aveva rapporti; che il malavitoso avrebbe preteso che lui si accollasse gli accordi sottoscritti da un altro imprenditore. “Antonello mi ha convocato due volte a Nettuno a luglio 2021 e febbraio 2022, facendomi arrivare biglietti” che consegnò alla Dia: “Ciao amicone mio, ho urgenza di cash, mi servono almeno 50, urgenze non rinviabili” diceva il secondo pizzino. “A febbraio mi ha minacciato puntandomi il coltello alla gola, dandomi un ultimatum di 15 giorni che sarebbe scaduto qualche giorno dopo l’agguato da lui subito. Se non gli avessi portato i soldi, avrebbe dato ordini ai suoi complici di cosa farmi”. Da quando il 26 giugno 2022 la squadra mobile sventò l’agguato a Fratianni, la sua famiglia ha lasciato Foggia. “Dopo aver denunciato Francavilla, non è possibile vivere a Foggia” ha testimoniato a Velletri la moglie di Fratianni.