Il caso

Borgo Mezzanone, nel 2019 l’annuncio dello smantellamento: ma da 4 anni 52 milioni di euro inutilizzati

Filippo Santigliano

Durante la seconda guerra mondiale l’area estesa su 165 ettari era una pista militare dove far decollare e atterrare aerei.

Ancora tu? Ma non dovevamo vederlo più? Non avrebbero dovuto essere ormai un ricordo lontano invece che cronache sempre attuali, gli omicidi tra disperati; i morti in serie tra quelli carbonizzati, gli asfissiati dal monossido di carbonio, e quelli stroncati da sole e fatica; le rapine; i pestaggi; lo spaccio di droga; il caporalato; la prostituzione con tanto di case a luci rosse; il racket per un posto letto, perché diventa un affare persino imporre il pizzo ai derelitti in cerca di un tugurio? Non era forse qui che la Procura accese un faro che si spense però dopo cinque mesi, lanciando il 20 febbraio 2019 l’operazione “Law and humanity” perché “dignità, regole, diritti sono quotidianamente calpestati: questa operazione ha come obiettivo il ripristino della legalità nel rispetto dei diritti e della dignità delle persone”?

5mila residenti Sì, è proprio qui a 11 chilometri da Foggia sulla via per Trinitapoli che il ghetto di borgo Mezzanone con 5mila “residenti” in case tirate su con lamiere e legname, continua a essere una vergogna su cui periodicamente riaccendere i riflettori per denunciare condizioni di degrado, miseria, disperazione, sfruttamento; annunciare interventi che verranno; proclamare che “caporalato e ghetti sono una battaglia da vincere; promettere un “mai più” sempre futuribile e mai attuale. “Non c’è ombra, non c’è acqua, fa caldissimo, siamo 5 in una baracca, si soffoca” raccontano ora gli abitanti, quasi tutti africani in cerca di un ingaggio come braccianti, di una delle più grandi bidonville d’Europa.

Sempre più grande Durante la seconda guerra mondiale l’area estesa su 165 ettari era una pista militare dove far decollare e atterrare aerei. Divenne poi sede di base militare e deposito di munizioni: si spiegano così i tanti manufatti in cemento abbattuti nel 2019 nel piano poi abortito “Law and humanity”. La zona venne progressivamente abbandonata e invasa da stranieri. Da marzo 2017 è la baraccopoli più grande di Capitanata. Lo sviluppo è figlio dello smantellamento del “grande ghetto” tra Foggia, Rignano e San Severo smantellato il primo marzo 2017 quando 250 immigrati furono evacuati e 300 baracche rase al suolo dalle ruspe.

Omicidi e tragedie Nel ghetto di Mezzanone la morte tragica è di casa. Quattro gli omicidi: 25 luglio 2016 (litigio tra africani, un arresto); 10 dicembre 2016 (prostituta nigeriana bruciata viva, delitto impunito); 27 ottobre 2000 (nuovo litigio finito nel sangue, un arresto con l’omicida salvato dalla polizia da chi voleva linciarlo); 30 luglio 2021 (mai individuato il responsabile). Quattro i morti carbonizzati (1 novembre 2018; 26 aprile 2019; 4 febbraio 2020; 12 giugno 2020) nei roghi quasi all’ordine del giorno causati da stufette accese o corti circuiti di chi si allaccia abusivamente alla rete Enel, incendi così frequenti (sono un centinaio negli anni) da convincere prefettura e comando provinciale vigili del fuoco a installare a settembre 2019 nel vicino “cara” un presidio di pronto intervento dei pompieri. E per aggiungere disperazione a disperazione non vanno dimenticati il gambiano e la nigeriana morti il 23 gennaio 2023. asfissiati nel sonno dalle esalazioni di monossido di carbonio sprigionate da un braciere di fortuna (si fa per dire) acceso per difendersi dal freddo.

L’ex cara Adiacente alla bidonville sorge il cara, chiuso da qualche anno. Il centro accoglienza richiedenti asilo pur avendo una disponibilità di 600 posti ne arrivò a ospitarne 1600, facendone il secondo più grande d’Italia dopo quello di Mineo vicino Catania. Per fronteggiare l’emergenza profughi, vi furono installati 18 moduli abitativi per 6/8 persone e 13 bagni. Quando i prefabbricati si svuotarono, gli abusivi del vicino ghetto “sfondarono” nel cara e ne presero possesso. Dovevano essere evacuati e i prefabbricati rimossi a marzo 2020, il piano saltò perché scoppiò la pandemia Covid.

Pnrr, pioggia di milioni Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza previsti 103 milioni destinati alla Capitanata per “cancellare” le baraccopoli: 24 quelle censite nel 2023. Di questa pioggia di soldi, 53 milioni è destinata al Comune di Manfredonia per smantellare Mezzanone. Il 5 febbraio 2021 la prefettura annunciò che nel ghetto sarebbe nata una cittadella dell’accoglienza, con 3 milioni e mezzo messi a disposizione dal Cis (contratto di sviluppo) per bonificare l’ex pista. Progetto che prevede, prevederebbe, come primo passo quello di sgomberare l’area.

“Law and humanity” Che era proprio l’obiettivo annunciato dall’operazione voluta dalla Procura a febbraio 2019 con una duplice azione congiunta: sequestro penale disposto dal gip dei manufatti in cemento preesistenti e delle baracche; contestuale abbattimento con ruspe su ordinanza del prefetto. Mobilitate centinaia di persone tra forze dell’ordine, soldati, tecnici. In 4 tappe - 20 febbraio, 27 marzo, 27 aprile, 11 luglio 2019 - i caterpillar abbatterono 74 manufatti in cemento tra cui case a luci rosse, empori, parrucchiere, varie officine; e evacuarono 120 africani ai quali fu offerto d’andare a vivere in strutture dignitose messe a disposizione da Regione e Comuni. Proposta chiaramente rivolta ai soli stranieri in regola con i permessi di soggiorno, e la maggior parte dei residenti non lo è: solo in 3 accettarono, gli altri 117 si dispersero nei campi della zona. Dopo luglio 2019 non ci furono altre evacuazione e abbattimenti: l’operazione “Law and humanity” si fermò a un quarto del cammino, dopo aver sostenuto spesi ingenti.

Il caporalato Perché mai una persona dice “no” a un tetto dignitoso sulla testa e pasti caldi tre volte al giorno, preferendo vivere in tuguri, baracche che sono frigoriferi d’inverno e forni d’estate? Perché i ghetti sono i punti di rifornimento e riferimento dei caporali. Che certo non vanno a reclutare mano d’opera da sfruttare per 3 euro all’ora, quando va bene, davanti a strutture istituzionali di Regione e Comune. Tutte le operazioni anticaporalato degli ultimi anni - 13 blitz da giugno 2019 a settembre 2023 con 49 arresti, 123 denunciati, 52 aziende agricole sottoposte a controllo giudiziario - hanno un minimo comun denominatore: i caporali cui i datori di lavoro della provincia di Foggia chiedono manodopera, sono stranieri e “pescavano” nel ghetto di Mezzanone, dove peraltro gran parti di loro stessi abitava. Questa è la storia scritta dalla disperazione, dalla fame, dalla dignità di migliaia di migranti che i soldi guadagnati spaccandosi la schiena sotto il sole a 40 gradi li mandano a casa per sfamare le famiglie. La storia di un ghetto che a fronte di evacuazioni e abbattimenti voluti e non voluti (centinaia le baracche incendiate, subito ricostruite) risorge sulle proprie ceneri. Ma non dovevamo vederlo più?

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