l'inchiesta

Le mani della Società Foggiana sullo smercio di cocaina: slitta ancora la sentenza per il processo d’appello «Game over»

54 imputati già condannati in primo grado a oltre 5 secoli di carcere. La sentenza della seconda sezione della corte d’appello di Bari slitterà a dopo la pausa feriale per il protrarsi delle arringhe

L’accusa: le mani della “Società” sullo smercio di cocaina a Foggia, imponendo a grossisti e pusher di approvvigionarsi solo dai clan secondo quantitativi e prezzi preordinati, con un guadagno di 200mila euro al mese grazie a 10 chili spacciati pari a 50mila dosi. La difesa: il “sistema” non esisteva più all’epoca dei fatti contestati per stessa ammissione dei pentiti perché l’ennesima guerra di mafia cittadina pose fine all’accordo tra batterie, per cui gli imputati vanno condannati per singoli episodi di spaccio, non certo per traffico di droga aggravato dalla mafiosità. Scorre su questi binari il processo d’appello “Game over” iniziato lo scorso 17 marzo a 54 imputati quasi tutti del capoluogo, condannati in primo grado a oltre 5 secoli di carcere. La sentenza della seconda sezione della corte d’appello di Bari attesa per lunedì 7 luglio slitterà a dopo la pausa feriale dei processi, per il protrarsi delle arringhe.

L’inchiesta sfociò nel blitz del 24 luglio 2023 con 82 arresti. Il processo a 85 imputati per 100 capi d’accusa - traffico di droga, 98 episodi di spaccio, 1 estorsione, reati aggravati dalla mafiosità per metodi usati e per aver agevolato la “Società” - si è diviso in 4 tronconi: 21 persone rinviate a giudizio, sotto processo in Tribunale a Foggia in due distinte tranche di 19 e 2 indiziati; 1 patteggiamento; 63 foggiani giudicati con rito abbreviato dal gup di Bari che il 12 luglio 2024 ne assolse 5 e condannò gli altri 58 a 560 anni e 10 mesi. Dei 58 condannati, in 54 hanno appellato il verdetto: la Procura generale il 7 maggio ha chiesto di confermare tutte le condanne, con pene da 4 a 20 anni.

A gennaio 2017, alla fine della guerra del 2015/2016 tra i Sinesi/Francavilla e i Moretti/Pellegrino/Lanza con 10 sparatorie, 3 morti e 11 feriti, i due clan in lotta si misero d’accordo per superare rivalità e fare soldi con la cocaina acquistata, soprattutto a Cerignola, a meno di 40 euro al grammo e rivenduta a grossisti e spacciatori a 55/60 euro. Nessuno poteva rifiutare il diktat, pena rappresaglie: da qui l’aggravante mafiosa. A siglare l’accordo il boss Rocco Moretti (imputato a Foggia) per il suo clan che cooptò nell’affare anche gli alleati della batteria Trisciuoglio/Tolonese; e Alessandro Aprile (20 anni in abbreviato) per il gruppo Sinesi/Francavilla. La Dda fissa l’esistenza del sistema tra gennaio 2017 e fine 2019. Il gup di Bari pur accogliendo l’impostazione accusatoria invece ha ritenuto che l’accordo tra mafiosi cominciò il 10 gennaio 2018 e proseguì sino al 2019.

Le date oggetto di contestazione sono importanti perché il nutrito collegio difensivo offre alla valutazione della corte d’appello un’altra narrazione. I vari pentiti - dicono in arringa i legali - sono pressochè concordi nel fissare l’alleanza tra clan e la nascita del sistema o consorzio nel 2013, e la sua fine a settembre 2016 in seguito alla guerra tra clan. Per i difensori si è quindi… fuori tempo massimo nella contestazione di traffico di droga. E per confutare la sentenza del gup, i legali aggiungono - come rimarcato in arringa tra gli altri dall’avv. Ettore Censano che pur a prendere per buona la data di nascita del sistema il 10 gennaio 2018, si deve poi prendere atto che in base alle intercettazioni già dopo 2 settimane l’accordo era andato in frantumi: nelle captazioni di colloqui tra mafiosi si dice che “si sono rotti”, che “ci siamo divisi perché non possiamo stare insieme”. E comunque le captazioni, che insieme alle dichiarazioni dei collaboratori di Giustizia rappresentano l’elemento d’accusa principale, cessarono a marzo 2018. Per cui - argomenta la difesa - ci si troverebbe di fronte a un’associazione per delinquere aggravata dalla mafiosità finalizzata al traffico di droga che ebbe vita per pochissimi giorni o al massimo settimane. Ammesso poi ma non concesso che il reato di traffico di droga (pene sino a 30 anni per i capi, ridotte a 20 per la scelta del giudizio abbreviato) possa sussistere per gli elementi di vertice della “Società”, come si può ritenere che fossero associati anche “semplici” pusher? L’accusa li ritiene tali quali stabili acquirenti della cocaina smerciata e imposta dalle batterie mafiose; per la difesa se tutto durò soltanto pochi giorni, non si può certo ritenerli “stabili acquirenti”.

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