giustizia

Foggia, i Li Bergolis avevano preparato l’agguato al boss Rocco Moretti per l’alleanza con i Romito

REDAZIONE CAPITANATA

Antonio Salvatore, alias “Lascia Lascia”, esponente di spicco del clan Sinesi/Francavilla, avrebbe progettato insieme al gruppo Li Bergolis l’omicidio del boss rivale Rocco Moretti

FOGGIA - Antonio Salvatore, alias “Lascia Lascia”, esponente di spicco del clan Sinesi/Francavilla avrebbe progettato insieme al gruppo Li Bergolis l’omicidio del boss rivale Rocco Moretti, nome storico della “Società foggiana” quando in uno dei rari periodi di libertà (aprile 2016/ottobre 2017) andava a firmare in caserma a San Giovanni Rotondo in quanto sottoposto alla sorveglianza. Lo stesso Salvatore era nel mirino dei rivali - il clan Moretti alleato dei Romito - che pensarono di ammazzarlo quando si recava in una comunità per tossicodipendenti. Progetti di morte rimasti tali. E’ quanto raccontato da 3 pentiti della mafia garganica - i viestani Marco Raduano e Gianluigi Troiano alleati prima dei Li Bergolis e poi dei Romito, e il montanaro Matteo Pettinicchio, braccio destro di Enzino Miucci al vertice del clan Li Bergolis - al pm della Dda Bruna Manganelli che ha depositato quei verbali a disposizione di imputati e difensori nel processo “Game over” in corso a Foggia a 19 imputati accusati di traffico e spaccio di cocaina aggravati dalla mafiosità (vedi scheda a parte ndr). Salvatore, difeso dall’avv. Claudio Caira, è uno de gli imputati; come Rocco Moretti assistito dall’avv. Rosario Marino: si dicono innocenti.

Troiano - In un manoscritto e nell’interrogatorio del 28 febbraio scorso ha raccontato: “Andai a casa di Salvatore a Foggia insieme a Girolamo Perna” (rivale di Marco Raduano nella guerra di mafia viestana, ucciso nell’aprile 2019 a Vieste) “stavano organizzando l’omicidio di Rocco Moretti che era uscito in quel periodo, il 2016, per un breve periodo e andava a firmare in caserma a San Giovanni Rotondo accompagnato dalla figlia in auto. Perna era stato chiamato da Salvatore, ma a inviarlo era stato Miucci che gli disse: ‘vai là a parlare, vedi cosa ti dice, come stanno messi per l’omicidio’. Perna mi disse che i Sinesi/Francavilla volevano fare l’omicidio di Rocco Moretti. In quel periodo io ero del clan Li Bergolis-Miucci ma già facevo il doppiogioco con Raduano e avevo subito avvisato i Romito. Il clan Sinesi/Francavilla voleva una mano e Miucci si mise subito a disposizione e mandò me e Perna. Salvatore ci spiegò come doveva essere fatto l’omicidio, la strada che Moretti percorreva, l’auto che usava. Disse: ‘come siete pronti, noi vi facciamo sapere’. Poi Perna fu arrestato, ci furono una serie di problemi e non è andato più a fine questo agguato”. Troiano ha aggiunto che anche Salvatore doveva essere ucciso “mentre andava alla comunità con lo scooterone. Il progetto partì dai Moretti che si appoggiarono al gruppo Romito di Manfredonia, in particolare a Matteo Lombardi, Pasquale Ricucci e Pietro La Torre: volevano assassinarlo perché si stava occupando di uccidere Rocco Moretti. Non se ne fece niente perché ci furono arresti” sia sul Gargano sia su Foggia.

Raduano – “Fino al 2016 ero con i Li Bergolis, poi dopo l’omicidio di mio cognato Giampiero Vescera a Vieste del settembre di quell’anno passai con i Romito” il racconto dell’ex boss nei verbali del 20 giugno 2024 e 20 marzo scorso. “Quando transitai con i Romito, uno degli obiettivi di cui si parlava con i Moretti era questo Antonio ‘Lascia Lascia’ perché faceva parte del gruppo di fuoco dei Sinesi/Francavilla e doveva essere ammazzato. A ucciderlo dovevamo essere io, Francesco Scirpoli” (di Mattinata) “e Pietro La Torre, ma di concreto non siano mai entrati in azione, però so che avevano messo delle bacchette” (pedinatori) “perché si recava in una comunità semiresidenziale per tossicodipendenti. L’hanno monitorato. Io con Salvatore ce l’avevo proprio perché Troiano che faceva il doppio gioco mi aveva informato che era Salvatore a fornire le armi a Perna per uccidere me e supportare Miucci”.

Pettinicchio – “Ho saputo che il gruppo Raduano voleva uccidere Salvatore, se non sbaglio quando andava in comunità” la versione di Pettinicchio nei verbali del 5 e 28 marzo scorsi “me ne parlarono in carcere credo nel 2016. Lo dovevano ammazzare perché era vicino a noi del clan Li Bergolis. So che lo dovevano prendere vivo, uno dei motivi principali era perché era proprio vicino a Miucci”.

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