Il caso
Corruzione e voto di scambio: rinviato a giudizio l’ex sindaco di Manfredonia Rotice con esponenti dei Romito
Il processo parte il 6 maggio. Si sono costituiti parte civile Comune, Ase (l’azienda che gestisce il servizio rifiuti), un dipendente comunale, e un avvocato padre di un ex amministratore
MANFREDONIA - Rinviati a giudizio come chiesto dai pm tutti i 9 imputati dell’inchiesta “Giù le mani”. Si tratta di ex sindaco, ex assessore, ex segretario generale del Comune, 2 esponenti incensurati della famiglia Romito coinvolta nella guerra di mafia garganica, imprenditori, ex dipendenti Ase; sono accusati a vario titolo di 14 capi d’imputazione: 4 concussioni, di cui 1 tentata; 3 peculati; corruzione elettorale/voto di scambio; corruzione; stalking; falso; lesioni; e 2 episodi di violenza privata, di cui 1 tentata. Poco dopo le 16 è arrivata la decisione del gup Rita Benigno, al termine dell’udienza preliminare iniziata lo scorso 6 settembre. Il giudice ha poi accolto la richiesta dei difensori e dichiarato inutilizzabili le intercettazioni del filone dell’inchiesta che coinvolge Grazia Romito, Angelo Salvemini e Luigi Rotolo in quanto il reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico contestato inizialmente dalla Procura è stato derubricato nel meno grave falso in autorizzazioni amministrative, reato che né consentiva l’arresto né il ricorso alle captazioni.
Il processo davanti alla sezione collegiale del Tribunale dauno inizierà il 6 maggio. E sarà lungo vista la lista di testimoni che i pm Robereto Galli e Giuseppe Mongelli e i difensori depositeranno nelle prossime settimane; e la mole di intercettazioni da trascrivere. Gli imputati sono Gianni Rotice, 58 anni, imprenditore edile e il fratello Michele Rotice, 65 anni, anche lui costruttore, imputati di corruzione elettorale; Michele Romito, 62 anni, imprenditore, imputato sia di corruzione elettorale in concorso con i Rotice, sia di tentata concussione in concorso con l’ex assessore Salvemini; l’avvocato Angelo Salvemini, 44 anni, ex assessore comunale, imputato di tentata concussione in concorso con Michele Romito, di falso in concorso con Grazia Romito e Rotolo, e di corruzione in concorso con l’ex segretario comunale Giuliana Galantino; Grazia Romito, 54 anni, sorella di Michele, imputata di falso in concorso con Salvemini e Rotolo; Michele Fatone, 64 anni, ex dipendente Ase, che risponde di 3 concussioni, altrettanti peculati, lesioni, stalking, violenza privata e tentata violenza privata ai danni di colleghi e manager dell’azienda per la raccolta rifiuti; il figlio Raffaele Fatone, 34 anni, anche lui impiegato Ase, imputato di lesioni e violenza privata in concorso con il padre; Giuliana Maria Galantino, 67 anni, di Lucera, ex segretario comunale imputata di corruzione in concorso con Salvemini; Luigi Rotolo, 50 anni, di Foggia, imputato di falso in concorso con Grazia Romito e Salvemini. Tutti respingono le accuse.
Si sono costituiti parte civile Comune, Ase (l’azienda che gestisce il servizio rifiuti), un dipendente comunale, e un avvocato padre di un ex amministratore. I difensori avevano chiesto al gup il proscioglimento dei 9 accusati, rimarcando anche come in base alla riforma Cartabia i presupposti per mandare a processo sono cambiati e si sono fatti più stringenti: non basta più la sussistenza di elementi idonei a sostenere il giudizio in aula, ma adesso è necessaria una ragionevole previsione di condanna. E in questa inchiesta la difesa sostiene (ne riferiamo più diffusamente a fianco ndr) che manca tale presupposto. L’accusa poggia su testimonianze, intercettazioni, documentazione varia. Le indagini della Guardia di Finanza il 9 marzo 2024 portarono all’esecuzione di 7 ordinanze del gip: 2 in carcere, 3 ai domiciliari, 1 divieto di dimora, 1 sospensione dal servizio; da tempo gli accusati sono tornati liberi.
Cinque i filoni di indagine. Il presunto voto di scambio, con la richiesta dei Rotice a Romito di appoggio elettorale in occasione del ballottaggio per le elezioni amministrative del 2021. Le presunte pressioni e minacce rivolte sia da Romito - “fondate anche sulla fama criminale della sua famiglia” contesta la Procura - sia dall’ex assessore Salvemini a dirigenti e dipendenti comunali per evitare, inutilmente, lo smontaggio di parte di una struttura ritenuta abusiva del ristorante “Guarda che luna” di Romito sulla scorta di quanto deciso dalla magistratura amministrativa (Romito: “avete voluto la morte dei miei figli ora vi distruggo tutti”; Salvemini a un impiegato: “poi tiene ragione” riferito a Romito “ce tu ce l’hai con lui, poi non ti lamentare che quando ti incontra in mezzo alla strada ti deve mettere sotto i piedi, perché se ero io ti avrei spaccato la testa”). E ancora: il falso di cui con l’aiuto di Salvemini avrebbe beneficiato Grazia Romito sorella di Michele, per poter gestire tramite Rotolo un’agenzia di pompe funebri nonostante fosse destinataria di un’interdittiva antimafia. Michele Fatone, già vigilatore Ase, risponde invece del pestaggio di un collega; di atti persecutori (“qua comando io, te lo devi schiaffare in testa pezzo di m…, io ti sfascio la testa”) e di concussioni nei confronti di alcuni colleghi perché eseguissero lavori di disinfestazione e scavo in terreni di un familiare; degli avvertimenti a un manager dell’azienda (“questa te farò pagare”) perché l’aveva adibito a diverse mansioni, e a un altro dipendente (“se oggi non cambi il turno a mio figlio e non viene a lavorare lunedì tu muori”). Infine c’è la presunta corruzione contestata a Salvemini e Galantino: quest’ultima - a dire dei pm - per risolvere un conflitto di competenza tra due settori del municipio sollevato dalla società “Bar Centrale” di Romito, avrebbe accettato di seguire le prospettazioni di Salvemini che in cambio redasse gratuitamente una nota utile alla Galantino per contrastare le accuse di mobbing che le erano state rivolte da un dirigente comunale.